I commenti di Facebook

C’è molta attenzione in rete per il nuovo sistema per appaltare a Facebook i commenti di blog e siti editoriali. TechCrunch elenca i suoi pro e contro.

On the other hand, it also has some real advantages. Primary among these is that it requires commenters to use their real identities. In the past few hours, most of the anonymous trolls who have come to call TechCrunch comments a second home are gone. Of course, some people don’t want to comment with their real names for good reason (they want to speak freely without fear of reprisals), but for the most part in practice anonymity was abused. It was used mostly as a shield to hide behind and throw out invective. Have the trolls really vanished or will they return? I certainly hope they are gone. We have fewer comments in general on most posts today, but the conversations are much more civil and interesting.

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9 commenti su “I commenti di Facebook

  1. Raffaele Birlini

    La privacy in futuro non esisterà più su una larga fetta di web e chi la chiederà verrà guardato con sospetto e invitato a rivolgersi altrove, nel web dei p2p, del dissenso, della protesta, dell’anarchia, della chatroulette, del porno e del gioco d’azzardo illegale, nell’underground dove si può incontrare di tutto, nelle periferie malfamate dove scorrazza chi non può permettersi il lusso di metterci la faccia.

    La parte di web senza privacy (un po’ come le fette di web attualmente sponsorizzate da singole multinazionali e accessibili solo tramite hardware specifico e fortemente brandizzato) sarà controllata, vincolata, orientata se non al profitto perlomeno al necessario pareggio dei conti, e chi vorrà nascondersi nell’anonimato verrà trattato a prescindere come se avesse qualcosa da nascondere, volesse approfittarne per fare qualcosa di illecito o di immorale.

  2. RicPol

    Ci stiamo facendo un pensierino, eh?
    Se è così, +1 (anche se non sono iscritto a fb e non mi iscriverò certo per commentare su wittgenstein!)

  3. TED©

    1) I commenti su blog e siti editoriali appoggiandosi a Facebook esistono già. Da una vita.

    2) Chi trolla, e trolla seriamente, non si fa certo impaurire dalla possibilità di mettere nome e cognome. Quanto pensi ci voglia a creare profili fake per commentare in giro? Con le nuove disposizioni della privacy su FB, chiunque può commentare in giro senza rivelare nulla del proprio profilo (per dire, può avere zero amici in tutta tranquillità). Chi si stanca per primo?

    3) La scusa dell’anonimato è vecchia, ripetuta, noiosa. La usa SEMPRE chi, di fronte a un troll, o presunto tale (chiunque faccia polemica, anche giustificata, viene definito troll in un amen), non sa più difendere dal contenuto e attacca il contenitore. Chi ha la forza della ragione non ha paura ad affrontare nessun anonimo. Quindi il problema degli anonimi è “bullshit” finché si tratta di troll. Quando si parla di reati penali, lì non è più trolling ma delinquenza. Sono cose ben distinte.

    4) Basta, basta, basta con questa definizione dei troll come sorte di psicomaniaci ossessivi compulsivi che si eccitano attaccando altri. Quello è bullismo comune, non trolling. Il troll è (diventato) un’altra cosa. Serve a scardinare, a sabotare, a disinnescare i sistemi. Anonymous è trolling. 4Chan, anche.

  4. TED©

    (chiedo scusa per l’italiano pessimo, ho scritto di getto e non ho riletto)

  5. Andrea Pusceddu

    Io qui posto con il mio nome e cognome, ma riterrei sbagliato imporlo in un blog o in un forum.
    Provo a spiegare perché la penso così:
    Lasciando perdere straw-man arguments come terrorismo, pedofilia on line, o cose tutto sommato marginali come il trolling, ma cosa succede se in un forum io dico che il prodotto XYZ funziona da schifo? Devo temere sempre un ufficio legale? E posso dirmi preoccupato dell’inquinamento ambientale se magari lavoro per una compagnia petrolifera? Siamo sicuri che una semplice ricerca su Google debba per forza riportare tutto i miei pareri per argomenti che variano dalla fotografia reflex alla politica?
    Che uso ne possono fare potenziali datori di lavoro, ad esempio?
    Il titolare del blog ha detto più volte che apprezza i nomi veri, e mi sono adeguato visto che sono “ospite a casa sua”, ma gli chiedo in maniera serena e non per fare polemiche: sul citofono di casa sua ha messo nome e cognome?
    E il suo numero di telefono sta sull’elenco abbonati?

    (Se mi risponde di sì dirò di essere stato frainteso e di essere vittima di una persecuzione)

  6. liczin

    Questa cosa per cui account = identità è sempre più diffusa ed è parallela alla convinzione che telefonino = persona, per cui la localizzazione del cellulare diventa prova della posizione del proprietario. Tutto ciò è distorto (non ho mai ben capito perché se muori nel Matrix muori davvero).
    E poi io vorrei poter esprimere le mie opinioni (civili e civilmente) senza dire al mio datore di lavoro cosa realmente penso di lui, senza dire ai ladri esattamente per quanti giorni sarò all’estero, senza dire a neonazisti dove abita uno che li odia, ecc.

  7. Gabriele Niola

    “…But the reality is that when it comes to improving blog comments, anonymity really isn’t the issue — the biggest single factor that determines the quality of comments is whether the authors of a blog take part in them
    […]
    Whether online or offline, people act out the most when they don’t see anyone in charge. Next time you see dreck being slung in the bowels of a news story comment thread, see if you can detect whether anyone from the news organization is jumping in and setting the tone”.

    http://gigaom.com/2011/03/07/why-facebook-is-not-the-cure-for-bad-comments

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