L’avevo letto ieri scritto da Massimo Gramellini, oggi vedo che il cinema Lumière si è scusato: è una storia su cui le battute sono fin troppo scontate (lo dicono loro stessi), ma al tempo stesso è anche nella sua banalità affascinante e illuminante. La riracconto a chi non l’abbia ancora letta: la Cineteca di Bologna ha proiettato per nove giorni il film di Terence Malick, The tree of life, al contrario, prima il secondo tempo e poi il primo. Per nove giorni. Poi qualcuno se n’è accorto. Cento battute sceme che non faccio.
update: nei commenti leggo che l’inversione avrebbe riguardato solo due rulli da dieci minuti e non i tempi, come dicono molti giornali che ho visto (“il secondo tempo ha preceduto il primo”, per esempio dice il Giornale). Non ce la faccio a fare indagini anche su questo, prendetela col dubbio.
update: no, a quanto pare di capire qui la Cineteca conferma che hanno proprio invertito i tempi.
update: “sono stato tra gli spettatori di The Tree of Life alla Cineteca di Bologna in quei primi famigerati nove giorni di programmazione. Le confermo che l’inversione ha riguardato solo i primi due rulli della pellicola: dopo dieci minuti di scene in stile Koyaanisqatsi con un passaggio dalle immensità dell’universo alla nascita della vita sulla Terra è apparso per pochi secondi il logo della casa di produzione; subito dopo sono iniziate le scene della nascita del bambino protagonista, con Brad Pitt, il piedino della locandina e tutto il resto. Il tutto è sembrato ‘filare’ piuttosto liscio, e penso che nessuno degli spettatori, me compreso, si sia accorto di nulla per tutti i nove giorni di programmazione ‘falsata’ -anche se ovviamente, ma solo a posteriori, lo scambio di rulli giustifica alcune sconnessioni logiche.”
Son quelle cose che uno non ci crede a sentirsele raccontare, anche se bisogna ammettere che il film di Malick è il più adatto ad un errore del genere.
Per la precisione credo che non abbiano invertito primo e secondo tempo ma il rullo 1 col rullo 2.
Pare anche che i proiezionisti abbiano trovato strano che il logo del distributore apparisse così tardi nel film ed abbiano deciso di spostarlo all’inizio pensando ad un errore (solo che l’errore non era quello!).
A proposito di “Corazzata”… te l’ho mai detto che conduco una trasmissione radio dedicata al cinema che si chiama proprio La Corazzata Cotionkin?
http://on.fb.me/iwj5Qy
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Evitando le battute sceme, che pur sarebbero scontate, io mi chiedo: i bolognesi, questi che sono andati alla cineteca a vedere il film, non si sono accorti che – immagino – il marchio della produzione ed i titoli di coda apparivano a metà del film? Con che attenzione quindi gli italiani vanno al cinema? Per chi lavora nel cinema, o ne fa passione, devo dire, è una bella fregatura sta cosa qua.
“Le notizie che non lo erano”. Documentarsi no eh?
Hanno solo inverito i primi due rulli, che durano circa 10 minuti, non il primo e il secondo tempo.
In pratica tutta la sezione “documentaristica” appariva a prologo di tutto il film invece che dopo 10 minuti. Non una cosa così sconvolgente..
Non ho visto il film, ma aneddoti come questo – specie se riferiti a prodotti artistici contemporanei – mi ricordano sempre la fiaba dei vestiti nuovi dell’imperatore. Il che spiegherebbe probabilmente anche il dubbio di Lumoz (chissà forse mettere i titoli a metà film poteva essere considerato particolarmente avanguardistico…)
Sbebo, hai ragione, ma più che leggere le notizie su diversi giornali in questo caso non ho ritenuto di fare, in effetti.
No, guarda la pagina di FB che ho linkato, pare che si sia trattato proprio dell’inversione dei tempi.
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Il comunicato parla appunto di “rulli scambiati”, non di tempi invertiti.
Da wikipedia: “Un rullo ha una lunghezza di circa 11 minuti”, non ci vuole molto ad investigare.
Persone che hanno assistito ad una proiezione mi confermano che si trattava di inversione di un pezzo all’inizio, non di primo e secondo tempo (i titoli a metà non ci sono stati, come si legge ovunque).
(Che “Il Giornale” e Gramellini dicano il contrario la dice solo lunga ancora una volta sull’attendibilità di quello che si trova sui giornali)
il fatto che per nove giorni nessuno si sia accorto dell’errore depone a favore o a sfavore del film? mah.
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A quanto pare il danno era relativamente limitato. Però io sono convinto che l’abito fa il monaco, nell’arte.
Se una cosa ti viene presentata come arte, ti disponi in un certo modo, sennò no. E molti guardano all’arte con una certa sudditanza, accettando tutto quel che è etichettato come tale.
Tempo fa a Bari avevano allestito delle installazioni nel fossato del Castello Svevo, tra cui una grossa batteria di specchi tutti rotti. Ci hanno dovuto spiegare che era intenzionale, perché noi ci stavamo già lamentando del vandalismo dei ragazzini di Bari Vecchia.
E allora? Allora la vera arte (incluso il cinema) è quella che ha un codice chiaro, condiviso, e non si basa soltanto sulla diretta espressione dell’interiorità dell’autore che ritiene che, in quanto d’Autore, essa abbia significato per tutti. Questa è un’idea romantica portata all’estremo.
Per questo, se devo cercare l’arte, mi è più facile trovarla in quei fumetti che hanno piena consapevolezza di sé che in una galleria. Ovviamente sto generalizzando.
Un mio amico direttore della fotografia diceva sempre: il director’s cut è solo quello del proiezionista (mi sa che la stessa cosa era successa anche con Lawrence d’Arabia). Comunque è abbastanza frequente.
Mi pare evidente che il refuso giornalistico “tempi/rulli” risieda nel fatto che esistono proiettori recenti a rotazione orizzontale, che consentono l’uso di rulli talmente grandi da durare quanto un TEMPO. Gli indizi di quel che scrivete portano a pensare che il Lumiére non abbia quel tipo di attrezzatura.
chissà se in locandina hanno scritto «terrence» giusto, almeno loro.
Ma anche fossero stai solo due rulli o tre la cosa rimane sconvolgente perchè si tratta della Cineteca di Bologna non di un cinemino parrocchiale. Chi si candida ad essere struttura di eccellenza non può caderee in simili errori. Posso accettare che una trattoria da due soldi abbia un servizio scadente ma non lo accetto da un super ristorante stellato.