Forse con qualche eccesso a monte, nell’inserimento dei colloqui nei fascicoli dell’inchiesta, e a valle, nella loro pubblicazione.
Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera riesce a far seguire a una discreta spiegazione di come circolino le intercettazioni, una timida ma benvenuta ammissione che magistrati e giornali non fanno proprio le cose per bene.
Io sottoscrivo parola per parola l’articolo di Bianconi. Che però sostiene che, in questo momento, mettersi a fare grandi dibattiti sugi abusi dei magistrati e dei giornali nel maneggiare le intercettazioni è un po’ come guardare la pagliuzza e non la trave.
Questa vecchia ed efficace metafora deve conoscere qualche limite, e qualcuno che dica, banalmente, che stiamo guardando – come si deve – sia la trave che la pagliuzza. Altrimenti ogni volta la si usa per non guardare mai niente.
@ stefano b: ok, dopo aver chiesto ad un giornalista se i giornali fanno schifo aspetto con trepidazione l’intervista del corriere ad un magistrato, per sapere cosa ne pensa della magistratura. Oste, è buono il vino?
Io ritengo legittimo che i giornalisti pubblichino tutto, ritengo illegittimo che quella roba esista e non sia stata distrutta come prevede la legge, in quanto irrilevante ai fini delle indagini e/o riguardante addirittura parlamentari. Anche io trovo interessanti alcune di quelle conversazioni, come troverei interessanti le chiacchiere ai margini dei consigli di amministrazione delle banche, o le telefonate tra il quirinale e i suoi interlocutori, giornalisti compresi. Tutto ciò che è interessante è anche legittimo? Pare di sì, e so di essere in minoranza.