Al posto dell’AgCom

Ho seguito le discussioni sulla delibera dell’AgCom sulla pirateria online e accolto con attenzione le moltissime riserve che ho visto espresse da persone che conoscono la rete e i suoi funzionamenti. Mentre mi hanno deluso quasi tutte le opinioni che ho visto a favore della delibera, perché vi ho letto una grande incompetenza sulle nuove tecnologie e sul contesto in cui la questione si sviluppa (ho visto peraltro simili incompetenze e superficialità demagogiche anche in alcuni titoli e interventi contro la delibera).
A questo punto la mia impressione è che la materia sia senz’altro molto incasinata e che molte sue variabili vadano valutate separatamente, ma che la delibera pubblicata sia comunque uno strumento incompleto, inadeguato, pericoloso, superficiale. Rimando ai molti più esperti di me che ne hanno scritto.
Quello che volevo dire qui, invece, è che forse però le persone che studiano le cose della rete e cercano di difenderne il buon funzionamento distinguendo le regole – che ci sono, eccome – dalle repressioni o dalle burocrazie, dovrebbero in questo caso come in molti altri farsi carico di soluzioni alternative ai problemi che vengono così malamente affrontati. O almeno di creare una discussione proficua e sensata su questi problemi, e non produrre solo severe analisi critiche ogni volta che vengono prospettate soluzioni sbagliate. Perché se no si lascia il campo al gregge del “ci vogliono regole” che non sa di cosa parla.

Perché molti sostenitori della delibera AgCom o di altri sistemi per arginare la pirateria online, hanno invece dalla loro una ragione di una certa solidità: ovvero che la pirateria – in qualunque misura la frequentiamo – è un reato. Non è uguale a un furto, né è solo roba di mafie, come la dipingono certe sventate campagne terroristiche, ma allo stato è un reato. E allo stato, fa perdere soldi per esempio a chi lavora col cinema, e mette a rischio produzioni, film e mestieri. Che non necessariamente devono essere protetti in quanto tali, o non a ogni costo – le cose cambiano – ma chi chiede interventi parte dall’assunto di voler proteggere il cinema, sia esso un’arte o un’attività commerciale o entrambe. Noi possiamo anche dire che l’innovazione e il mercato fanno il loro corso e che se i benefici che portano hanno come prezzo una quota di illegalità, è un prezzo che riteniamo si debba pagare. O possiamo dire che siamo disposti a sacrificare – come nella storia facemmo con il teatro, o altre cose che ci erano importanti – un pezzo della presenza del cinema nelle nostre società. E possiamo senz’altro ridere degli annunci a pagamento della SIAE a base di citazioni di Martin Luther King e apocalissi annunciate, e spiegare che molte ricerche dicono che il download illegale di film e serie tv è anche una grande promozione per molti di quei prodotti: ma che generi soprattutto cospicue perdite è un dato abbastanza inoppugnabile, persone esperte che lavorano in questi settori – che non sono fatti solo di “Signori del copyright”, come li chiama Guido Scorza – ci mostreranno pacatamente. E trovare modelli di business o sopravvivenza a prodotti che hanno costi molto alti non è per niente facile, ancora più difficile che con la musica o i giornali, per fare altri esempi di settori travolti dalle rivoluzioni tecnologiche. È un problema, che si allarga a una discussione più generale ed epocale sul diritto d’autore, su cui mi pare ci sia una grande rimozione. Ce l’abbiamo, un’opinione? La vogliamo costruire?

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43 commenti su “Al posto dell’AgCom

  1. Narno

    Riflessione molto interessante, ma che cosa ne pensano le redazioni e i giornalisti i cui testi sono sistematicamente ripresi, ad es. sul sito del Post? Che un articolo sia perlopiù riprodotto solo in parte, in modo che chi lo vuol leggere debba poi proseguire sul sito originale, a cui porta in tal modo clic e pubblicità, è soluzione sufficiente? Non mi pare, perché a volte i link rimandano ad altri blog e aggregatori e rassegne stampa.

  2. Hytok

    Un discorso che puzza di vecchio, come l’intervista in cui Tom Hanks rifiuta l’esistenza di ebook ed ereader.

    Il copyright è morto nei fatti, la giurisprudenza commerciale deve adeguarsi ai tempi.

    Se io ho la possibilità di guardare tre serie tv in onda negli USA, coi sub italiani, poi delle tre me ne piace una e mi comrpo i cofanetti dvd quando escono; se non posso guardare le tre serie suddette, di cofanetti ne compro zero.

    E no, non posso aspettare la trasmissione di quelle serie tv sulle reti italiane, perchè:
    -non tutte arrivano qui, vedi ad esempio la canadese Endgame;
    -quand’anche arrivassero, molte di esse ci mettono mesi o anni di ritardo, solo poche vengono trasmesse in quasi contemporanea con gli USA.
    -non voglio guardare le serie doppiate e talvolta tagliate e stravolte dalle tv nostrane, voglio le voci originali coi sottotitoli;
    -ecc.

  3. unespressoprego

    Credo che quello che dovrebbe essere riformato è il concetto stesso di copyright. A oggi è troppo protettivo. E non dimetichiamo che, inasprendo le leggi contro la “pirateria” si colpiscono prima di tutto i semplici cittadini che, come scrive Hytok, prima di spendere qualche decina di euro in musica/film et similia ci pensano due volte, e soprattutto non comprano a scatola chiusa. Eppoi l’anacronismo: non si può chiedere a una persona di spendere 20€ per un cd quando oggi può scaricare gratis le canzoni, la copertina e i testi, masterizzare, stampare, e avere lo stesso prodotto spendendo 18€ in meno. E’ una evidente forzatura. E’ tempo di cambiare, e mi associo a Luca Sofri nel chiedere se qualcuno più esperto di me ha delle idee.

  4. Hytok

    @unespressoprego: negli USA esistono degli strumenti.
    C’è Hulu, che consente di “provare il prodotto prima di comprare”, perchè non si fa in modo di estendere Hulu stesso o un’iniziativa del genere, anche in Europa?
    In UK la BBC manda sul suo sito lo streaming di tutto quello che manda in tv, perchè non si può usufruire di quei contenuti anche fuori dal regno?

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  6. sbobba caustica

    A me fa un pò ridere che ci siano persone che ancora credono che la pirateria danneggi il mercato audiovisuale in generale. E queste sono le stesse persone che si lamentano del fatto che artisti del calibro dei Dari non sfondino il tetto delle dieci milioni di copie vendute col loro ultimo singolo o capolavori cinematografici come il remake di “Notte Prima Degli Esami” con Vaporidis che reinterpreta il ruolo di un allora giovane e imberbe Vaporidis non siano al top delle chart italiane. “E’ la pirateria che ha danneggiato il cinema itagliano, ecco perchè dopo trent’anni di “Vacanze di Natale” l’ultimo film della saga ha visto scemare le vendite dei biglietti al botteghino!!”
    Come no!
    Al di là della facile lollata, e del fatto che imporre il marchio di opera protetta da copyright su una canzone fino a settanta anni dopo la morte del musicista che l’ha prodotta sia un concetto che da un punto di vista culturale rasenta l’aberrazione, (che senso ha mantenere a suon di royalties i pronipoti fannulloni di Robbie Williams perchè il loro bisnonno ha scritto “Angel”) credo si debba sottolineare al contrario che il download ingenera un enorme meccanismo promozionale tale per cui si espande la conoscenza e dell’artista e del suo prodotto.
    Fermo restando che non ci si rende conto che molto spesso la gente scarica quello che comunque non potrebbe mai comperarsi. E dico questo perchè con quello che costa l’intrattenimento digitale e quello che è lo stipendio dell’itagliano medio, se una persona decidesse di comperarsi un cd, un libro e un film al mese non gli resterebbe la grana per pagare l’affitto. Crediamo davvero che la gente spenderebbe venti euro a cuor leggero per il nuovo cd di Vattelappesca? Oppure che azzerando il fenomeno pirateria il cd Vattelappesca venderebbe come il pane? O tutti correrebbero a gettare una quarantina di euro nelle casse degli stores che vendono il cofanetto della prima stagione di “Big Bang Theory”? Io ho dei dubbi.

  7. mczamp

    …(ho visto peraltro simili incompetenze e superficialità demagogiche anche in alcuni titoli e interventi contro la delibera). Appunto.

  8. Francesco

    Butto i miei due cent nel calderone dell’opinione da costruire: accorciare nel tempo il copyright, magari con delle fasi.

    Ad esempio per un evento in diretta (tipo partita di calcio) si potrebbe far si che dopo una settimana aquisisca d’ufficio la licenza CC “attribution – share alike – non commercial” dopo un mese se ne possano fare anche delle versioni modificate (con il proprio commento o senza pubblicità, ad esempio) e dopo 3 anni anche usi “commercial”.
    Per musica, video, libri e altro proporrei lo stesso schema, ma ovviamente con tempi decisamente più lunghi (magari lasciando quelli attuali prima di permettere un uso commerciale senza pagarne le royalties).

  9. fulgenzio

    La cosa che personalmente mi fa morir dal ridere e incazzare al tempo stesso è che le stesse persone che vorrebbero più denaro, non danno poi effettivamente all’utente la possibilità di pagarlo. Un esempio? Spotify, il servizio di musica in streaming che A-è una figata assurda B-costa il giusto C-ovviamente in Italia non è disponibile, idem dicasi per Netflix. Io per questi servizi sono disposto a pagare, certo che se poi mi vedo il classico Disney in BluRay prezzato a 27 euro vado di torrent e vaffanzum alle care Major…

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  12. alexmeia

    Sottoscrivo quello che ha detto fulgenzio.
    La strada giusta è quella già indicata da Netflix e Spotify. Ormai anche qui in Italia saremmo pronti a seguirla. Perché aspettiamo?

  13. carlo

    gli aspetti sono tanti, ed estremamente diversi tra loro.
    ovviamente lo sfruttamento abusivo di opere coperte da diritto d’autore (i.e. “pirateria”) non può essere assimilata al furto. chi lo fa (e lo fanno per primi i detentori di quei diritti) fa un clamoroso autogol.

    la lotta alla pirateria si fa, anzitutto, con proposte *commerciali* proporzionate ed adeguate ai tempi.

    l’esempio di itunes dovrebbe essere codificato e fatto imparare a memoria a chiunque si lamenti della pirateria: metti in vendita una raccolta degli stones (pezzi che hanno macinato profitti per 40 anni) a 40 euro e la gente scaricherà il torrent della discografia completa per poi sentire le solite dieci canzoni. metti le canzoni a 90c l’una, con un sistema semplice e intuitivo come itunes e sicuramente qualcuna la vendi.

    per come la vedo io sono *loro* (quelli che ci guadagnano, e si lamentano di non farci più i fantastiliardi come un tempo) a dover cercare e proporre soluzioni valide…

  14. conciencia

    Mi trovo in sintonia con il post di fulgenzio, e aggiungo anche che oltre alla infinità voracità delle case discografiche produttori mayor ecc. cè anche un problema di egoismo di molti utenti che scaricano scaricano e continuano a scaricare senza mai comprare nulla (faccio il consulente informatico e vedo continuamente questa abitudine).
    Ci sono poi i genitori 50/60enni che non si rendono nemmeno conto di che cosa i loro figli scaricano e sopratutto che ogni tanto qualcosa sarebbe bene pagarla. Mi chiedo però: non sarebbe sufficiente mettere il prezzo di un CD nuvo a 8/10 euro?? Credo che nessuno ci rimetterebbe e molte persone lo acquisterebbero anzichè scaricare/masterizzare copertina ecc perdendo un sacco di tempo per avere un prodotto di scarsa qualità audio……

  15. Francesca

    Il problema è lo stesso per qualunque bene per il quale il costo di produzione del primo esemplare sia molto maggiore di quello delle successive copie (quest’ultimo praticamente zero nel caso delle copie di beni digitali). Il copyright retribuisce il costo della PRIMA copia. Potete mandare a vaffanzum la Major quando volete: quella se ne va a vaffanzum e dunque non comprerà l’opera di Pinco Pallino, dopodiché vi chiederete perché Pinco Pallino non produca un’opera. “Pico Pallino la venderà a Netflix o a Spotify” – direte – e quelli vi faranno pagare la sottoscrizione, o vi venderanno agli inserzionisti di pubblicità, come lo fa una rivista o un giornale; e pagherete royalties sui brevetti dei dispositivi per leggere i files.

    Nessuno si fa mai LA domanda: a quali condizioni ci SONO delle cose? Come funziona la PRODUZIONE?

  16. conciencia

    e, riflettendo con calma, stiamo qui discutere se è meglio un modo oppure quello opposto e non ci rendiamo conto che siamo prigionieri di un sistema basato sul denaro che è solo carta e debiti.

    Quando ci risveglieremo e manderemo a vaffanzum i soldi le banche e tutto il resto che si basa su quello, allora potremo scegliere opportunità alternative e sociali

  17. paoloda

    Scusate la lunghezza.

    Prima di tutto mi sbarazzerei del termine “pirateria” quando si parla di utenti che condividono cose in rete (@conciencia: pur con alcune eccezioni di piattaforma, grosso modo chi scarica senza autorizzazione condivide quello che scarica). Condividere, passarsi materiali, segnalarsi cose di interesse, impacchettare 10 o 100 film su un tema e spedirli in rete non sono atti di pirateria, sono comportamenti di utenti e consumatori, è l’agire di milioni di persone in tutto il mondo. Non rubano né *in nessun modo è dimostrato che tolgano denari alle major*. Non ci sono studi convincenti, a meno che davvero non si voglia credere che chi fruisce di un’opera illecitamente avrebbe comprato quell’opera “in negozio”.
    Le major vogliono farlo credere, su quello confezionano comunicati stampa da anni, ma non è così, e lo sa chiunque abbia mai scaricato e comprato la stessa cosa.

    C’è poi una questione di approccio della norma al comportamento. Se milioni di individui condividono qualsiasi cosa in rete è lecito – nel senso di “giusto”, ossia senza impatto sull’evoluzione dei rapporti umani – dichiarare che sbagliano? O non è forse chi produce a dover adeguare le sue modalità alle nuove modalità di comportamento?

    Il terzo problema è il futuro del cinema. Ok. Di quale cinema parliamo? Dell’industria che mantiene molti posti di lavoro o di arte? Perché nel primo caso capisco tutto, anche le sovvenzioni statali ad emerite porcate. Nel secondo, invece, mi basta pensare ai tanti film d’autore realizzati con mille lire.

    Non è vietando la condivisione o scagliandosi contro chi vive in rete che si risolve il problema. La soluzione, l’unica percorribile dall’industria a mio avviso, è commerciale.
    Date all’utenza una piattaforma di qualità per accedere rapidamente e in modo efficiente all’intera produzione cinematografica. L’utente sarà ben felice di pagare poco, pochissimo, per godere di un bel film in streaming.
    Via le barriere di mercato, via le finestre di controllo tra release e release, via lo sfruttamento di piattaforme obsolete di condivisione.
    Dessero all’utenza qualsiasi film ad un euro a distanza di mouse o telecomando, pioveranno bei soldini, e venderanno anche a chi non avrebbe mai comprato.

    ps. ho saltato di proposito tutto un ragionamento sul concetto di “reato” applicato al download, che magari meriterebbe.

  18. Giordano

    La diatriba sul prezzo di musica e CD è pari pari a quella che si sente spesso per le tasse (se tutti pagassero sarebbe possibile abbassarle) quindi questo è un punto a sfavore per la pirateria. Forse (forse) un CD non costerebbe 20€ se avesse aspettative di vendita diverse e potesse spalmare il recupero dei costi fissi su più copie vendute.

    Detto questo la pirateria è un fenomeno che ha varie cause: io acquisto spesso musica originale per motivi “tecnici”: sono un appassionato audiofilo e nel mio impianto la differenza tra CD/Vinile ed Mp3 si sente eccome!) ma non nego che qualcosa scarico per più di un motivo.

    1)Ho tutta la discografia di Springsteen: perchè devo pagare 20€ l’ennesimo best off con 2 brani nuovi e 18 che ho già in almeno altre 5 versioni?
    2)Certi artisti vengono “pompati” commercialmente ma all’atto pratico si scopre che a stento riescono a riempire i 60 min di un CD..io con 20€ voglio acquistare un bene, non una scommessa. Se poi il prodotto è valido, me lo compro.

    3)Beata Internet: Come può Amazon (per citare il più famoso) sopravvivere con tutti quei CD venduti sottocosto a 3-4 o 5€? Anche alcune novità, aspettando qualche settimana dall’uscita, si possono trovare per cifre sotto i 15€! Forse che quello è un prezzo commerciale più equo rispetto ai 20-25€ del negozio?
    E se ho 14 anni, 20€ sono tanti e non ho la carta di credito comprerò su amazon o scaricherò secondo voi?

    4) la qualità del prodotto!…è scaduta!tecnici del suono spesso approssimativi (leggeti qulacosa sulla Loudness war sul web), musicisti improvvisati, strategie commerciali dubbie (ascoltando la radio da mattina a sera si sentono gli stessi 10 pezzi in loop su tutte le stazioni!. La gente mangia tutti i giorni ma 50€ al ristorante li lascia solo per l’aragosta, non per la pasta al pomodoro…quella se la può fare con pochi soldi a casa..ed è quello che fa!

  19. Francesca

    Naturalmente ho le risposte.

    Scegliete “opportunità alternative e sociali” di PRODUZIONE di musica e giornali e films, o se è per questo anche acqua potabile, fatelo PRIMA, e ALLORA liberatevi del “sistema bsato su denaro che è carta&debiti” godendovi socialmente quel che avete PRODOTTO socialmente.

  20. Jan Alexander

    Innanzitutto TUTTI gli studenti e i minorenni devono poter andare al cinema a 1 euro (magari in orari in cui ci vanno solo loro e starnazzano tra di loro se hanno deficit dell’attenzione o l’iCoso in fibrillazione). Non 4 o 5 euro, solo 1, e magari bonus di 2 film gratis con un abbonamento di 10. Altrimenti si scaricheranno sempre il camerarip/telesynch di m**** “gratis”. Tutto il resto viene a cascata.

  21. nicolacolella

    piuttosto grottesco il tentativo di molti di sostenere che la pirateria non incida sulle vendite: limitandoci alla musica, confrontate quanto si vende oggi (tra supporto fisico e digitale) e quanto si vendeva venti anni fa; la differenza o dipende dalla pirateria o dal fatto che – in proporzione – non si ascolta più musica; io una mia idea ce l’ho. Come mediare tra le diverse posizioni? io dico di dare uno sguardo al mondo dei videogiochi, nato con la pirateria, e che comunque sopravvive (e ingrassa anche): 1. differenziare il prodotto in scatola il più possibile: oggi un videogioco esce quasi sempre anche nella collector’s edition, che contiene materiali (fisici e digitali) in abbondanza, ad un costo superiore; 2. se preferisco risparmiare e non me ne frega del supporto fisico, devo consentire un servizio di digital downloading attraente (con community e piacevole anche da guardare e navigare) semplice, accessibile, e con sconti quotidiani sui prodotti a rotazione: esempio Steam della Valve, ormai lo standard, ora imitato, vedremo con quali risultati, da altri colossi (Origin della Electronic Arts); 3. ridurre progressivamente il prezzo dei beni con il passare del tempo (20 euro all’uscita, 15 euro dopo sei mesi, 10 euro dopo 19 mesi, 5 euro dopo un anno..).

  22. heilandstark

    Soluzioni come Netflix e Spotify mostrano la via.
    Personalmente non guardo la TV e trovo aberrante che tali servizi non siano disponibili “senza” frontiere.
    Servizi come iTunes che si rivolgono all’utente medio che guarda versioni doppiate non rispondono alle mie esigenze. Non trovando un prodotto adeguato scarico. Ma è una bella seccatura. Perché la qualità a volte è pessima (quindi ho perso tempo e non guardo un film in tali condizioni) e nessuno ci guadagna.
    Altro esempio: in Francia per 20 euro al mese si puo’ andare al cinema TUTTI I GIORNI, senza alcuna limitazione, a vedere anche 5 volte lo stesso film. Questo mi pare già un ottimo deterrente a qualisiasi forma di pirateria. Posso vedere praticamente a costo zero ogni film, legalmente e nelle migliori condizioni.
    Un’implementazione del servizio potrebbe essere che io che ho già visto il film al cinema, ho diritto ad una tariffa privilegiata per rivederlo a casa o affittarlo on demand.
    Ma le mastodontiche case di produzione non riescono a pensare, ne a vedere al di là del loro ventre grasso alla ricerca di soluzioni intelligenti e la sola cosa che sanno fare è spendere miliardi in DRM e leggi insensate.
    heilandstark.wordpress.com

  23. ghghgh

    Reputo quantomeno curioso che dal un lato le applicazioni sociali ci spingano a condividere, dall’altro si voglia porre un freno alla condivisione.
    Si, certo, non si tratta spesso di prodotti nostri.
    Ma condividerli = farli conoscere = fare marketing.
    E chi non compra musica, non la comprerebbe nemmeno se in rete non si trovasse più nulla.
    Quando ero studente, compravo le musicassette dal ‘cassettaro’ alla mensa studentesca (si parla di qualche annetto fa :D ). A mala pena arrivavo a fine mese mangiando nelle ultime settimane pasta in bianco e uovo fritto.
    Quando inizia a lavorare, iniziai a comprare CD e DVD.
    Ora sinceramente compro pochi CD, perché non ho tempo per la musica. E non compro DVD/BRAY perché spendere non ha senso (per me) cifre folli per un film da tenere in uno scaffale. A meno che non si tratti del signore degli anelli, ovviamente, o poco altro ;)
    Che senso ha forzare milioni di persone dicendo loro NON SI FA?
    Il vero problema è che NON SI FACEVA, perché non c’erano i mezzi. Le cose cambiano. Ora si può fare.
    Muovetevi e cogliete l’occasione per darci quello che chiediamo.
    Prima che sia troppo tardi.
    Per voi, ovviamente.

  24. Jan Alexander

    Heilandstark e tutti quelli di Netflix: sì, ok, ma dimenticate che l’italiano medio è terrorizzato dall’usare la carta di credito online E non sa l’inglese E quasi certamente non è coperto da banda larga (che per lo streaming è necessaria).

    Non sapevo la storia dei 20 euro al mese in Francia, bello (benché poi anche lì ci provino in continuazione con leggi parimenti demenziali alle nostre).

  25. Francesca

    Cosa vi impedisce di aprire un cinema con ingressi a 1 euro per minorenni, con abbonamento di 20 euro al mese senza limiti di séances, o di sviluppare un software iTunes, Spotify o Netflix? Se le mastodontiche non sanno che spendere miliardi in DRM e leggi insensate senza vedere l’opportunità (strano modo di dominare il mercato, quello di non vedrlo) il modo migliore di vaffanzipparle non sarebbe quello di coglierla voi, questa opportunità?

  26. heilandstark

    L’italiano medio che è descritto non avrebbe nemmeno diritto alla corrente elettrica per quanto mi riguarda poiché se dobbiamo sempre stare ad abbassare il livello per aspettare tutti non si va da nessuna parte.
    Se in Italia l’utente non vuole utilizzare la carta di credito, cosa dobbiam fare commercio elettronico via fax?
    @Francesca: tecnologie e servizi ci sono già e li uso già non vivendo in Italia. Se tali servizi non sono attivi in Italia è perché le leggi (becere) non li permettono. Non è questione di prendere opportunità quindi, ma di rendere disponibili quelle già esistenti.
    E per fortuna non faccio ne il politico ne l’avvocato. :)

  27. Jan Alexander

    heilandstark: ma chi ha detto di abbassare quale livello? Ho descritto un fatto. Sull’eliminazione delle frontiere digitali sfondi una porta aperta, ma in senso commerciale, a “me Netflix” chi me lo fa fare di investire se di là dalla frontiera mi comprano in quattro gatti (che poi ci sono anche tutti i problemi legali legati ai doppiaggi)? Voglio dire che prima va ammodernato tutto l’apparato tecnologico (compresa l’alfabetizzazione informatica) e poi i servizi arrivano eccome.

  28. maxvader

    La teconologia sta cambiando la società e cercare di tenerla ferma non ha senso.
    I cantanti che prima potevano per pura fortuna registrare una canzone e poi con quella campare tutta la vita saranno sempre più una specie in via di estinzione, essere retribuiti all’infinito perché si è fatto qualcosa di “geniale” non era giusto prima e sta per finire adesso.
    Chi è stato abbastanza saggio da capirlo adesso fa molti più concerti, chi si ostina finanzia la RIA e quant’altro per bloccare le onde del mare…
    Il discorso è diverso per i film, dove ci sono moltissime voci di spesa e le sale vuote sono un vero flagello. Però guardando i dati SIAE dei biglietti venduti degli ultimi anni io non vedo drammi, anzi, poi dovremmo tenere conto del fatto che per stessa ammissione delle major siamo in periodo di crisi di “produzione”. Ovvero non vi sono più buone idee di cinema…. E se lo dicono gli addetti ai lavori non credo si possa pretendere che la gente corra a vedere dei brutti film.

  29. heilandstark

    Immagino che lei non stia difendendo la mediocrità, ma purtroppo il mercato si basa e si nutre sulla mediocrità!
    E la risposta se la dà da solo. Se gli utenti italiani non sentono bisogno di prodotti innovativi ma preferiscono scaricare illegalmente piuttosto che cercare alternative come Netflix cosa possiamo dire? Perché imprenditori ed idee ci sono, ma se manca la domanda, non possiamo nemmeno passare i prossimi 15 anni a spiegare che comprare con la carta di credito è più sicuro che scaricar usando programmi contenenti trojans che poi fan quello che vogliono con la carta di credito.
    Come al solito l’Italia ha l’Internet che merita. Esattamente come la politica.
    HS

  30. maxvader

    Bha, la paura della carta di credito l’ha fatta passare ITunes, le App per IPhone e Ebay.
    Chi ancora non la usa fa parte della percentuale fisiologica….

  31. Jan Alexander

    heilandstark: no, ovviamente non difendo alcuna mediocrità. Se si consente ai giovani di andare al cinema a 1 euro, intanto apprezzeranno la qualità dell’esperienza cinematografica per come è pensata rispetto a quello schifo che sono i camerarip e simili; se gli si spiega in un’oretta (non 15 anni) a scuola come funziona la carta di credito online, quando ne possiederanno una, non avranno superstizioni in merito; se gli si insegna l’inglese/il francese/qualunque lingua (chiaro che se non ne hanno voglia, si arrangiano), aumenteranno i propri orizzonti, anche commerciali. E poi ci vuole la banda larga, perchè se io ho imparato tutte le cose di cui sopra e vivo dove si viaggia a 3 Kb/s e non c’è nessun hotspot wifi, non compro proprio niente. L’Italia ha l’Internet che i politici e i monopoli degli ultimi 17 anni le hanno dato/consentito di avere.

    Poi vabbè, dire genericamente che i “programmi per scaricare” contengono trojans che fanno quello che vogliono con la carta di credito è esattamente il tipo di frase faziosa che genera superstizione informatica.

  32. Jan Alexander

    maxvader: Allora: se rimaniamo entro il 5 Million Club, ok, probabilmente hai ragione, ma se ne usciamo, io credo proprio di no.

  33. heilandstark

    Lavorando nel mondo delle installazioni mi permetto di dire che non si tratta per nulla di una frase buttata li con distrazione, ma di un business che farebbe invidia a più di qualche PMI.
    Per chiudere e non monopolizzare lo spazio dei commenti rispondo solo all’ultima parte del suo commento: se sono sempre i politici ed i monopoli che danno o tolgono come buon gli sembra mi chiedo allora a cosa serva protestare o d’altra parte a cosa serva rimanere.
    HS

  34. Jan Alexander

    heilandstark: Invece sì. I trojan possono essere dappertutto, e dipende da quanto è tonto/informato chi usa un computer, non che automaticamente chi scarica film si ritrova con un trojan. Le due cose non sono affatto legate. Sony rootkit docet.

    Più che protestare, io ho proposto suggerimenti in un luogo pubblico che magari verrà letto anche da quei pochi che sono in politica con buone intenzioni e reali capacità attuative. E’ una goccia nel mare, ma fino a qualche anno fa, questo tipo di cose non si poteva fare in modo così semplice.

  35. alexmeia

    @Jan Alexander

    Heilandstark e tutti quelli di Netflix: sì, ok, ma dimenticate che l’italiano medio è terrorizzato dall’usare la carta di credito online E non sa l’inglese E quasi certamente non è coperto da banda larga (che per lo streaming è necessaria).

    Questo era vero fino a un paio di anni fa. Ora l’italiano medio è fisso su facebook.

  36. Jan Alexander

    @alexmeia: Intendi dire che usa la carte di credito su FB? Sicuro? Cioè un conto è essere su FB, un altro è comprare. Però forse avete ragione, sommando tutti i servizi citati, probabilmente più gente usa la CC online. Se così fosse, un problema in meno rispetto a quanto ho detto fin’ora.

  37. marco borg

    avevo fatto un commento in cui citavo cory doctorow e il suo little brother ma mi è stato cancellato.

    l’ho visto comparire e POI è stato cancellato.

    sono molto deluso, pensavo sinceramente che sul post si potesse parlare liberamente

    addio

  38. paoloda

    Dopo aver letto tutti i commenti mi sembra utile sottolineare, come fa Slate stamattina, che fino a quando la fruizione del cinema (ma anche della fiction tv) è più comoda illegalmente, molti continueranno a ricorrere all’illegalità.
    Ci sono voluti molti anni perché l’industria della musica lo comprendesse, lo accettasse. Ora rimane da vedere quanto ci metterà quella del cinema.

  39. Cippo1987

    Premessa informatica. Tranquillizzo, il rischio trojan scaricando non è maggiore che facendo altro. l’unico problema con trojan e affini è l’utente. Se c’è un problema è l’utente non altro. Poi se violano la Sony, voglio dire, complimenti a loro, ma nessuno comincia a dire che le banche sono poco sicure perchè ogni tanto rapinano qualche sede.

    Detto ciò: nonostante la dose estrema di banalità dei primi commenti, che saranno 10 anni che li leggo, il discorso s’è ampliato in maniera interessante. Con un bel wall of text cercherò di tornare IT.
    Non esiste una soluzione sola e semplice per tutti i media. Vi espongo qualche soluzione fattibile secondo il mio punto di vista.
    Premetto che il CR andrebbe, a mio avviso abolito, e sostituito con qualche forma più moderna come i Creative Commons. Fatta questa premessa, come tutelo gli autori? Così come per l’economia reale vs finanziaria, credo si debba tornare a produrre qualcosa di fisico e non duplicabile. Mi scuso se alcune proposte sembreranno folli, ma non è il mio lavoro del resto.

    VIDEOGIOCHI

    Qualcuno ha citato Steam e le edizioni Delux.
    Non ho mai comprato un videogioco in vita mia (se non il duka a 9000£ nel cesto dei giochi, Worms2 con l’Slunga e poco altro). Nell’ultimo anno, vuoi per disponibilità ed età diverse ho speso circa 50 euro su steam. 15\20 giochi. La media fa circa 3 euro a copia, molti di questi però sono gratuiti o a prezzi simbolici, e potrei dire che la moda del costo è sui 6\7 euro. Ai meno esperti in matematica faccio notare che 6 ( ma anche 1) > 0 .
    Perchè quindi non rivolgersi alla pirateria? Perchè steam offre delle cose in più: tra le altre la possibilità di giocare online. E per questa semplice opzioni aggiuntiva rinuncio a 2 birre per poter giocare mesi(= fino alla noia).
    Il gioco della pirateria si rompe perchè non si riesce a duplicare questa cosa. ( si , si riesce, ma è molto sbatta e per 6\7 euro sono disposto a spenderli per risparmiarmi la fatica di trovare server illegali e update vari).
    Del resto i videogiochi nascono e muoiono col pc, e quindi non mi stupisce che si siano adeguati prima degli altri al mercato, rinunciando peraltro a quella follia di creare standard sempre più sofisticati anticopia, sempre facilmente aggirati.

    MUSICA 1

    (Questa parte mi è venuta molto male, se non avete tempo, saltete tutto fino a MUSICA 2 che è la versione concisa e in italiano rivisto del paragrafo successivo).
    Inanzitutto non tutta la musica è uguale. Esiste la musica commerciale, bassa qualità e strasfruttata (tra l’altro recentemente ho sentito 2 coppie di canzoni alla radio, che ascolto rimpiangendo Condor, le quali mi parevano semplici riarrangiamenti dell’altra. Non ricordo i titoli al momento, una era però la penultima di Lady Gaga, qualche musicofilo notò questa cosa?) ed esiste la musica un po’ più di nicchia e underground.
    Alcuni vivono di musica altri artisti lo fanno nel tempo libero. La gran parte della musica “underground”\alternativa italiana ( cito li Offlaga Disco Pax per tutti) è fatta da artisti che si mantengono con un altro lavoro.

    Il fatto è che secondo me, chiunque decida di fare musica, lo fa per comunicare\creare, non per vendere dischi, specialmente oggi che i dischi sono disponibili gratis. Cosa si deve quindi fare? Quello che fanno un po’ tutti, lavorare ogni singolo giorno: parte dell’anno a creare e parte dell’anno a girare e fare concerti.
    Un concerto non si può masterizzare. Se un cantante dal vivo è un cane e sa solo produrre in studio con fior di tecnici, dopo un po’ nessuno andrà ai suoi concerti e giustamente gli verrà consigliato di fare altro.
    Epurazione del mercato della musica, meno competizione pià dividendi.
    Ovviamente molti gruppi già fanno molti concerti,anche gruppi che potrebbero vivere di rendita ( i 130 concerti annui di media dei Nomadi sono un’icona),ma ho l ‘impressione che molti artisti vogliano campare semplicemente dalle royalities.
    Certo non ci si alza un mattino e si dice, da oggi i cd sono gratis, viviamo solo di concerti.
    Si devono educare i giovani, ad esempio, ma soprattutto, si deve creare una rete, renderla produttiva ( pensate all’arci che fa concerti sempre più grandi), si deve convincere la gente a uscire di casa, si devono avere spazi idonei ( e non teatri giganti semi-vuoti o scantinati trascurati e piccini). Si deve spostare la musica dalle grandi città anche alla provincia. I giovani già escono, ma pensate che la generazione 50\60 non possa essere altrettanto coinvolta?

    MUSICA 2

    Aboliamo il Diritto d’autore, si regalino i cd e si comincino a fare molti più concerti.
    Perchè la crisi non colpisce i piccoli gruppi d’elite italiani, gran parte di questi vive di un proprio lavoro e con la musica nutre solo una passione e al massimo arrotonda, ma non sempre.
    La crisi colpisce appunto i big che fanno 3 concerti all’anno, ( o una tournèè ogni 2\3 anni ) a 70 euro, solo nelle grandi città.
    Io non sono del partito che se un gruppo mi piace, non scarico, ma compro l’album.
    Sono del partito che se un gruppo mi piace, pago x euro per poterli vedere dal vivo, per poterci parlare, e intanto ci lascio dei soldi anche per la benzina, per i locali. Mi compro il cd e me lo faccio autografare!
    Ma spesso i concerti sono pochi, sempre a Mi ( e io sono fortunato che vivo vicino a Milano) e implicitamente non sempre fruibili.

    SERIE TV

    Le serie tv si ripagano in un unico modo, con la pubblicità. La pubblicità ( e in parte, ma bisogna vedere quanta parte, dalla vendita ad altri network) la prendono in usa, punto e stop.
    E anche qui vale il discorso di prima. La diretta televisiva NON è masterizzabile.Magari un giorno i gusti cambieranno ma fino a quel momento no. Tramite la pubblicità si paga il privilegio di vedere una cosa in anteprima.

    CINEMA

    Adoro il cinema, se domani chiudessero tutti gli uci, tutti i multiplex, cineplex,vattelaplex non sarei minimamente turbato, sarei FELICE.
    Mi bastano i cinema dell’oratorio e Melzo.
    Invece oggi troviamo solo cinema giganteschi(come numero di sale, ma non come pantelle), con offerte ridicole, prezzi astronomici, qualità spesso scadente.
    I film ricercati mai proposti, altre volte “censurati” per motivi commerciali.
    Anche qui basterebbe poco, rendere l’esperienza più coinvolgente, 10 minuti di dibattito, un foglietto che spiega, un mini documentario.
    Qualcosa in pià insomma, qualcosa che non posso scaricare. Gli attori che ogni tanto vanno a fare delle serate nei cinema, che si facciano vedere, pensate quanta gente, anche solo appassionati.
    Capisco che un film di Olmi non riempia una sala come un cinepanettone, ma supponiamo che Olmi vada a presentare un film in una serie di cinema, scommettete che riempirebbero 10 sale? non è forse anche il pigro “pirata” andrebbe? quante volte si portano le scuole al cinema? e quante altre volte si danno dei film ” del cazzo ” non spiegati, cassette rovinate, spezzettati e ci si lamenta se i ragazzi non seguono?

    Se poi forse la gente non sopporta tutto questo, forse il Copyright l’ultimo dei nostri problemi.

    Salto deliberatamente i libri perchè ho pensato soluzioni troppo macchinose.
    Ma in breve riconducibili a fare molti più incontri ( aperti solo a chi ha comprato il libro magari o letture pubbliche etc. etc.) e manifestazioni.

    Sottointeso che tutto quanto sopra NON deve valere per il 5kk club of course, troppo facile altrimenti ribattermi che tutte ste cose esistono già. E voglio ricordare che nonostante tutto siamo il paese con un tasso di cultura medio invidiabile da chiunque!

    Mi scuso per il WoT ( che spero non diventi tl;dr) e lascio con
    UN RIASSUNTO.

    Si deve abolire il diritto d’autore, passare ai CC, e introdurre tutta una serie di BENI non duplicabili. Concerti, incontri, teatri, etc etc.

    Vi saluto .

  40. Cippo1987

    EDIT: ci sono degli errori tremendi, così come sintassi e formatazione. Mi appello al fatto che ho stupidamente scritto tutto nel riquadrino qui sotto senza visuale d’insieme.
    A un certo punto in preda al delirio ho scritto pantella, invece di schermo facendo pure un errore, visto che in spagnolo è pantalla.Non chiedete perchè ho scritto così, sto già pagando no psicanalista.

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