Nicola Porro è spesso bravo, ma a volte imbroglia, e oggi non c’è bisogno di spiegarlo, basta fare copia e incolla (neretti miei).
Dobbiamo metterci una volta per tutte nella zucca l’idea che la speculazione che sta colpendo l’Italia nulla ha a che vedere con la condotta della politica economica di questo governo. Lo abbiamo scritto prima dell’approvazione della manovra finanziaria e lo ribadiamo oggi con le Borse scese a capofitto e i titoli di Stato sulla via greca.L’attacco è all’euro e al suo fianco più debole. Ma siccome il pregiudizio del nostro ombelico ( cioè riportare al nostro misero dibattito politico, i grandi movimenti della storia) fa premio sulla ragione, conviene prendere a prestito qualche straniero. Al di sopra dei sospetti. Eccovi serviti. L’Economist di questa settimana, pur criticando come sempre la politica del Cav, scrive: «Dopo tutto l’Italia, con tutti i suoi difetti, non è una grande Grecia. Il suo debito pubblico è alto ma è stato stabile per anni. Il suo bilancio è in avanzo primario. L’Italia ha un record nel tagliare le spese e aumentare le tasse quando è necessario farlo. Per gli standard europei le sue banche sono decentemente capitalizzate. Il suo ricco risparmio privato, comporta che molto del suo debito sia finanziato in casa».
Ecco l’articolo dell’Economist di cui Porro ha selezionato poche parole, nella traduzione da lui ripresa (neretti miei).
La causa prossima della paura di questa settimana sta nella politica italiana, e nel conflitto tra Silvio Berlusconi, il Primo Ministro, e Giulio Tremonti, il Ministro delle Finanze, su una nuova manovra di bilancio di austerità. Se aggiungiamo le preoccupazioni di fondo sul debole tasso di crescita dell’economia italiana, gli investitori sono comprensibilmente preoccupati circa la capacità del governo italiano di gestire il suo enorme debito.
In teoria, queste preoccupazioni dovrebbero essere facili da affrontare per un governo serio. Dopo tutto, l’Italia, con tutti i suoi difetti, non è una grande Grecia. Il suo debito è stato alto ma stabile per anni. Il suo bilancio primario (cioè, al netto degli interessi) è in attivo. Ha un record di tagli alla spesa e aumenti delle imposte quando necessario: nel 1997, quando stava cercando di entrare nell’euro, il suo avanzo primario era pari al 6% del PIL. Per gli standard europei le sue banche sono decentemente capitalizzate. Alto risparmio privato significa che molto indebitamento sovrano è finanziata all’interno del paese.
http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Dagli_all%27untore!#body
Anche le affermazioni che fa sul Minnesota sono sbagliate. Lo stato non è fallito, ha “spento” le attività per 2 settimane, fino al varo di un nuovo bilancio, il 14 Luglio, e i 22 mila dipendenti stanno tornando al lavoro.
Porro “bravo”? Questo è davvero un Paese senza memoria se pure tu hai dimenticato l’affaire Marcegaglia.
“Nicola Porro è spesso bravo…”
colpetto al cerchio.
Ragazzi, Porro è un bravo giornalista economico di destra. L’affare Marcegaglia è una puttanata scaturita da intercettazioni. Se intercettassero il cellulare di Giannini o di D’Avanzo sentiremmo cose simili ogni giorno. La stampa è (per fortuna) un potere e come tale viene, da sempre, esercitato. Ah, salutatemi il bianconiglio quando lo incontrate.
@Massimo: L’affaire Marcegaglia è una puttanata, non m’interessa da dov’è scaturita, e siano benedette le intercettazioni che svelano le porcate di quest’Italia malfamata. E i responsabili dell’affaire Marcegaglia non sono definibili bravi giornalisti, ma servi delle cricche.
Sorvoliamo sullo “spesso bravo” (capisco il polically correct, ma qui i limiti del ridicolo sono sorpassati).
Sorvoliamo anche su chi dice che Porro è un bravo giornalista economico di destra (non è bravo, non è un giornalista – non nel senso semantico del termine -, non capisce nulla di economia, ma, soprattutto, è di destra quanto Madre Teresa era una brava porno star).
Ma in definitiva: anche fingendo di ignorare gli “involontari” tagli di Porro nell’incollare, in che modo la sua citazione dimostrerebbe la sua tesi? In che modo il fatto che l’Italia ha banche decentemente capitalizzate spiegherebbe come la crisi attuale non sia colpa del governo? Come correlare il ricco risparmio privato con le politiche di questo governo e con la relativa assoluzione? Mistero.
Io segnalo una minuzia: record in inglese è “attestazione” o “traccia”, tanto che il “criminal record” altro non è che la fedina penale.
Così pare che l’Economist voglia dire che l’Italia ha stracciato tutti gli altri Paesi nel risparmio (detenendone il “record”).
“registrazione”…ecco non mi veniva.
Bravo a far che?
Pingback: L
altra minuzia :
e poi qualcuno ha tradotto di corsa un probabile “decently”, che è un “falso amico”, nel senso che quasi sempre non corrisponde al ns “decentemente” (con le banche poi non c’entra granché), ma piuttosto ad un “abbastanza”.
“a bada’ ar capello” si è pignoli ma ci si azzecca, e non mi riferisco al solo lessico.
Ma no, è l’Economist che copia Porro, anzi, siccome i pezzi dell’Economist non sono firmati, Porro può scrivere per quel fogliaccio inattendibile e comunista dell’Economist e farsi tradurre da qualche morto di fame (etichetta mia).