Ove

Sul Corriere della Sera di oggi Luciano Canfora recensisce il “Manuale di scrittura giornalistica” di Ugo Cardinale, pubblicato da Utet. Il tema ovviamente interessante e attuale è l’implicita ed esplicita critica al modo consueto di scrivere dei giornalisti. Ma mi diverte l’esempio che fa Canfora di scrittura errata da correggere: “ad un bravo giornalista liberale è scappato un periodo agghiacciante”. Mi diverte che Canfora indichi che il giornalista è “liberale”, superfluamente: ma con il trasparente compiacimento di chi ha cercato di far capire di chi si tratti senza farne il nome, meccanismi tipici da baronati accademici o conventicole intellettuali (di questi tempi, basta invece Google). Mi diverte che Canfora scriva “ad un”, cosa che io non farei, ma senza per questo giudicare “agghiacciante” la sua prosa, che pure trovo un po’ paludosa e inutilmente faticosa. E a questo proposito, mi diverte soprattutto la sua correzione all’agghiaccio. Il giornalista liberale ha infatti scritto: «La speculazione non si arresterebbe neppure dopo aver adottato tali provvedimenti». Canfora è agghiacciato dalla potenziale confusione dei soggetti, dice: «La speculazione non adotta provvedimenti». Ma il rischio sembra davvero assai debole, ancor più leggendo il passaggio originale completo:

Se la crisi fosse dovuta (unicamente) alla speculazione – e non fosse, piuttosto, la speculazione ad essere l’indotto delle condizioni finanziarie degli Stati sotto il suo attacco – non avrebbe alcun senso chiedere sacrifici e sollecitare i governi ad adottare misure di contenimento dei costi per pervenire al pareggio di bilancio e alla riduzione del debito. La speculazione non si arresterebbe neppure dopo aver adottato tali provvedimenti.

Però, tornando a quello che mi ha fatto ridere, ecco comunque la correzione “di scrittura giornalistica” proposta da Canfora (che credo giornalista non sia, appunto):

La scrittura corretta sarebbe stata: «La speculazione non si arresterebbe neppure ove fossero adottati tali provvedimenti»

Ecco, l’idea del professor Canfora che la mattina legge Ostellino, resta agghiacciato dallo “svarione di sintassi”, e viene fulminato dall’immediata necessità di un “ove” – nel 2011 – per poi argomentare che la colpa di tali cataclismi va attribuita “all’ormai pervasivo, incontrollato uso del computer” (aggettivi generici a pacchi), e passare a raccontare che “mi è venuto tra le mani in questi giorni un curioso opuscolo confezionato da Piero Operti”, concludendo poi che il segreto del giornalismo sia “dire in breve, con efficacia, il proprio pensiero” (non senza averci messo lì un invero), dicevo, mi ha messo di buonumore.

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10 commenti su “Ove

  1. Nico

    Il fatto è che “ove” forse può apparire paludato, nel 2011, invece il periodare di Canfora non mi sembra paludoso (“involuto, stanco, privo di vivacità”), visto che è quasi sempre caratterizzato da indubbia vis polemica.

  2. Luca

    Indubbia vis polemica ce l’ha anche mio figlio di quattordici anni, e con linguaggi più efficaci e chiari.

  3. uqbal

    Quoto Nico.

    La sovrapposizione di paludoso e paludato secondo me ha un risvolto interessante: le nostre etimologie inconscie.

    Paludato dovrebbe essere qualcosa tra il pomposo, il solenne e l’affettato, ma siccome tutto questo difficilmente può anche essere agile, allora pensiamo a qualcuno che si dibatte in una palude.

    L’altro esempio che mi viene è inerme: etimologicamente vuol dire non-armato, cioé indifeso. In realtà penso a qualcosa o a qualcuno nudo come un verme.

    Ci sono altri esempi, ma ora non mi vengono in mente…

  4. braccale

    Personalmente, onde evitare insidiose paludi lessicali, gradisco maggiormente un più sobrio ‘laddove’.

  5. robbbberto

    Finchè non viene aggiunto un “nella misura in cui” io non entro nella discussione

  6. atlantropa

    Beh, che dire.
    Tutto molto divertente.
    Fatto sta che Ostellino ha davvero sbagliato soggetto, mentre lo sbeffeggiato ove di Canfora è corretto.

    PS: Qui gli ove su wittgenstein.it, qui quelli su il post.

  7. atlantropa

    Prevengo una possibilie obiezione, la lingua cambia nel tempo, e l’errore può diventare regola; per cui: Ostellino potrebbe davvero aver sbagliato soggetto, mentre lo sbeffeggiato ove di Canfora è sicuramente corretto.

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