Non sono un estimatore di Facebook: anzi. Mi pare che sia una grande rete con straordinarie opportunità declinata invece alla circolazione di contenuti mediocri o futili e all’investimento di molto tempo in attività poco fertili, a differenza di altri luoghi della rete. Un grande posto dove “sono tutti” e quindi vanno tutti, e poi quando sono lì non sanno cosa fare tranne commenti da macchinetta del caffè e opinionismo autoesauriente. Non è così per tutti, e il Post è il primo a cercare ancora malamente di sfruttare la grande estensione di quella rete per diffondere contenuti di qualità – a suo dire -, ma mi sembra che il mezzo di per sé inclini poco alla qualità e molto alla quantità: di utenti e tempo di assorbimento.
Mio padre ha un profilo su Facebook, come molte persone, e lo usa con alterne intensità: si trova tuttora agli arresti domiciliari e quindi è un’opportunità piuttosto attraente di avere relazioni con gli altri. Glielo aprii io un paio d’anni fa, pur con la mia scarsa dimestichezza, fornendo un indirizzo di mail creato da me, per occuparmi così io di eventuali complicazioni e per non far ricadere sul suo le cataste di comunicazioni inutili e ammorbanti con cui Facebook perseguita le mail degli utenti. Ne ha fatto abbastanza uso, in questi due anni (a occhio), raccogliendo migliaia di amici e quindi essendo costretto poi a far costruire una pagina per superare l’altra sciocchezza del tetto dei cinquemila.
La settimana scorsa mi ha chiesto di dare un’occhiata perché non riusciva più ad accedere al suo profilo, e conseguentemente alla pagina. E in effetti Facebook rifiutava il login, e con successivi link alludeva a qualche tipo di violazione nell’identità dell’utente. Ho seguito tutte le richieste e sono giunto a una pagina che diceva che in caso di disattivazione dell’account avrei dovuto eseguire alcune pratiche esoteriche online e allegare a una mail la copia di un documento. Ho fatto come richiesto, e nessuno mi ha risposto. Ho fatto come richiesto una seconda volta, e ho ricevuto questo.
Ciao,
Il tuo account è stato disabilitato poiché violava le Condizioni di Facebook. Abbiamo determinato che il tuo profilo non ti rappresenta in modo autentico, e ciò rappresenta una violazione delle nostre normative. In base alle nostre normative, il tuo profilo:
* deve contenere il tuo nome e la tua data di nascita reale.
* non può fare le veci di qualcuno o qualcosa (ad esempio, non è consentito creare profili per rappresentare personaggi famosi, animali domestici, idee od oggetti inanimati).
* non può essere usato per contattare stranieri al fine di concludere affari o combinare appuntamenti.
Facebook è una comunità in cui le persone si connettono con gli amici e condividono elementi con loro usando le proprie identità reali. Fare le veci di altri, creare più account o rappresentare in modo falso un’organizzazione sono azioni che compromettono la fiducia e la sicurezza della comunità.
Quando rileviamo violazioni sul sito o riceviamo segnalazioni di violazioni. mettiamo in atto le nostre normative. Se esistono altri account non autentici sul sito, è solo perché non sono stati ancora segnalati e rimossi.
Purtroppo non riattiveremo il tuo account per nessun motivo.
Per maggiori informazioni sulle nostre normative, leggi gli Standard della comunità di Facebook: https://www.facebook.com/communitystandards/
Grazie,
Laura
User Operations
Ci sono alcune cose che fanno molto ridere, a cominciare dal concetto che il profilo di mio padre non lo rappresenti in modo autentico (a differenza dei nostri). Ma anche “Purtroppo non riattiveremo il tuo account per nessun motivo” non è male, e invoglia a rigare la macchina a Laura con una chiave piuttosto che spiegarle che si sta sbagliando, lei e i suoi mandanti.
Invece, ho fatto la seconda cosa. E ho scritto di nuovo, insistendo sull’errore e spiegando che se l’account di mail li avesse indotti in errore era solo perché è intestato al figlio del titolare, ma come dimostrava il documento, tutto quanto lo rappresentava in modo molto autentico e i rapporti familiari sono sereni.
E così Laura mi ha mandato un’altra mail, uguale alla prima, in cui mi chiedeva di mandare una copia del documento di identità (la terza).
(Inciso: so benissimo che tutto questo capita a molti di voi, là fuori. Lo racconto per gli altri)
Ho mandato a Laura di nuovo la copia del documento di identità e ho pronunciato tutte le altre formule magiche richieste. Questo avveniva sei giorni fa e non ho più ottenuto risposta. A un certo punto ho chiesto informazioni, segnalando anche che il fatto che mio padre avesse raccontato l’avvenuto in una rubrica a sua firma sul Foglio e che Vittorio Zambardino lo avesse ripreso sul sito di Repubblica, erano circostanze che accreditavano abbastanza l’ipotesi che quel profilo lo rappresentasse in modo autentico.
Niente.
Stasera, parlandone con mio padre, lui mi ha ricordato che in quel profilo completamente estinto (non stiamo parlando infatti di bloccare l’accesso e la modifica, ma della totale rimozione di tutti i contenuti, resi irraggiungibili a chiunque) c’erano molte cose e contenuti che gli servono e gli sarebbero serviti come archivio per le cose che scrive, che vorrà scrivere, o per qualunque altra sua intenzione. e mi ha detto: “Ma non li posso denunciare?”.
Ho preso la domanda sul serio – invece di ridere alla battuta – e ho risposto di no.
1) Perché non cambio idea sul fatto che chi accetta un servizio privato gratuito alle condizioni di quel servizio non abbia titoli per lamentarsi quando quelle condizioni (in sostanza “faremo quello che ci pare”) vengono rispettate. Ci stiamo consegnando mani e piedi a Facebook e poi ci lamentiamo quando ci tagliano le unghie. Mi ricorda le proteste di chi pretendeva che Mediaset – impresa privata e di offerta gratuita e non obbligatoria – non mettesse la pubblicità in mezzo ai film.
2) Perché essere diventati dipendenti da Facebook è già stata una stupidaggine un po’ avventata, ma riconoscerlo e persino rivendicarlo implorando una dose mi pare indignitoso, se si può dire indignitoso. Ci si ribella per rompere le catene, non per chiedere di riaverle.
3) Perché credo che nei termini formali di accordo con Facebook ci sia davvero che loro fanno quello che gli pare, e quindi una causa la si perde.
Detto questo, l’aver cancellato una grande mole di contenuti e dati che non sono proprietà di Facebook ma di un suo utente va oltre, anche per me, qualunque condizione d’uso prepotente. Quindi continuerò a stressare Laura perché riapra quel benedetto profilo, e non le righerò la macchina con una chiave solo perché ha in ostaggio la mia famiglia. Perché se vogliono fare quelli rigorosi è bene che si premurino di avere sempre ragione e di non diventare invece quelli prepotenti. Che una volta o l’altra la domanda “Ma non li posso denunciare?” qualcun altro poi la prende sul serio.
Aggiornamento: qui gli sviluppi.
“perché credo che nei termini formali di accordo con Facebook ci sia davvero che loro fanno quello che gli pare, e quindi una causa la si perde”.
luca, sbagli. perché è vero che nei termini formali di accordo con feisbuuc c’è scritto ‘facciamo quello che ci pare’. ma trattasi di formula vessatoria, quindi non valida. se loro fanno qualcosa che non avrebbero potuto fare, come sbatterti fuori ingiustamente, la causa la vinci [in realtà, non ci arrivi alla causa, si tratta]. non contro feisbuuc, ma di denuncie cui è seguito un risarcimento ne ho portate a casa tre, soggetti analoghi, comportamenti analoghi. e non c’è nemmeno stato da discutere [una curiosità, in tutti i tre casi, oltre a risarcirmi i danni, mi hanno regalato una tazza, per scusarsi].
piesse. ovviamente ci deve essere stato un danno patrimoniale accertato e certificabile. il mancato guadagno o il lavoro ipotetico, in sé, non sono argomentazioni che danno diritto ad un risarcimento.
Però Luca, con questo discorso mi pare che avvalori soltanto la tesi e la pratica meramente ludica di FB. Se io so che da oggi a domani mi possono cancellare tutto, e lo so, di sicuro non userò mai quel mezzo per veicolare e immagazzinare (miei) contenuti che ritengo importanti. E quindi posterò solo gattini e videoclip (e link dl Post, che tanto stanno sul Post).. Non è che forse è proprio per la natura effimera del mezzo che il suo uso è superficiale? Per me lo è, se mi cancellano, non perdo proprio niente, per le cose serie -> blog su server con backup, come te. E comunque non penso che Laura abbia l’auto, secondo me le devi rigare l’iPad.
concordo con Jan Alexander.
Spesso salvo indirizzi email sul mio PC con la consapevolezza che prima o poi qualcosa del genere può succedere.
“non cambio idea sul fatto che chi accetta un servizio privato gratuito alle condizioni di quel servizio non abbia titoli per lamentarsi quando quelle condizioni (in sostanza “faremo quello che ci pare”) vengono rispettate.”
Ho molti dubbi che Facebook possa essere considerato gratuito, visto che in cambio del servizio accettiamo di ricevere pubblicità (e di rinunciare ad una parte della nostra privacy).
In ogni caso non è del tutto vero che Facebook può fare “tutto quello che gli pare”: nelle condizioni (http://www.facebook.com/terms.php)è chiaramente scritto che “L’utente è il proprietario di tutti i contenuti e le informazioni pubblicate”. Facebook può condividerli ed utilizzarli, ma non diventano suoi. Quindi, si può pretendere (ed anche fare causa, se necessario, e possibilmente vincerla) per riavere i PROPRI contenuti.
Pingback: Famiglia Sofri vs Facebook « Contropelo
Se tutti i gestori dei cinema italiani stabilissero che per entrare in un cinema fosse necessario consegnare alla cassa la carta di identità e poi essere registrati in uno speciale registro con il proprio nome, il titolo del film visto e l’ora, probabilmente molte persone si ribellerebbero. E forse nessuno direbbe che i cinema sono i loro e che se non si è d’accordo con le loro regole nessuno obbliga nessuno ad andarci.
Qui c’è un interessante articolo [lungo] sui molti buoni motivi per cui uno vorrebbe poter usare uno pseudonimo:
https://plus.google.com/117903011098040166012/posts/asuDWWmaFcq#117903011098040166012/posts/asuDWWmaFcq
Credo che imporre l’uso del proprio nome vero in una rete sociale sia un abuso. Al massimo potrebbero imporre di dichiarare se il nome che si usa è vero o è uno pseudonimo.
Non sono un esperto sulla questione ma mi pare che Facebook stia inasprendo l’applicazione della policy sull’identità per provare (ai futuri compratori delle azioni) che i quasi 700M di utenti non siano composti in buona parte da Nonno Puffo, Puffetta e Il Sig. Belardo (cane della vicina del 4°).
Google+ ha imposto d’accoppiare il proprio indirizzo personale a G+ cosa che trovo aberrante ma che Schmidt ha chiaramente spiegato in un’intervista: se non volete cedere la vostra identità e accettare le nostre condizioni potete anche andare altrove.
Mi pare poi che i termini siano un po’ troppo vaghi nell’email di Laura:
* non può essere usato per contattare stranieri al fine di concludere affari o combinare appuntamenti.
Questo cosa vuol dire? Che se ho un amico/conoscente Francese che vuole comprarmi il mio vecchio computer non posso usare il loro network per mettermi d’accordo, discutere del prezzo e trovarci in centro per finalizzare l’operazione?
Oppure potrei interpretarlo in senso più lato e decidere che mi è vietato cliccare sulle pubblicità che promuovono prodotti stranieri che magari vorrei comprare. Se Laura le volesse rispondere sarei interessato a conoscere la risposta.
HS
@heilandstark ehm… io temo che, semplicemente, qui ‘stranieri’ sia una traduzione fessa di ‘strangers’. non c’è altra spiegazione sensata.
http://www.abitare.it/it/diffuse-outtakes/facebook/
Potrebbe diventare la macchina più rigata d’Italia :-)
Purtroppo è vero che si sta su Facebook perché sono tutti lì, almeno i più tecnolesi e ogni giorno viene voglia di rimuovere l’account, cosa che FB non consente, mi pare.
Mi viene da ridere.
Che feisbuc sia un oceano di troiate gratuite è poco ma sicuro, così come è sicuro che una gran parte degli iscritti sia farlocco.
Da quando, dopo aver scoperto che un’azienda prima di assumermi aveva fatto ricerche in quel senso, ho fatto fuori il mio profilo originale rifiutandomi categoricamente di apparirvi coi miei veri dati anagrafici, ne ho aperti altri quattro con dei nomi che farebbero venire voglia di cambiare mestiere a un professionista dell’esperanto. E così fa un sacco di gente che conosco. Insomma: che non dicano stronzate.
Il core-business di Facebook e’ l’identita’ dei cittadini e, a quanto pare, lo persegue con ottusita’ e’ prepotenza.
Dal suo punto di vista ha ragione, dal “nostro” punto di vista abbiamo l’interesse ad offuscare le nostre identita’ in rete, a seconda delle conoscenze tecniche, piu’ che possibile.
Alla luce delle prime dieci righe, quanto segue mi pare decisamente (intenzionalmente!?) ridicolo.
FB è un giocattolo stupido. Mi stupisco che una persona intelligente, dopo che ne viene privata, sprechi la sua rubrica su un giornale lungo 4 pagine per parlarne.
Fatti un bel profilo G+ a fallo anche al babbo e molla FB. Un altro pianeta.
Confermo quanto detto da Cristiano Valli.
Io non sono su Facebook, ma suppongo che prima di iscriverti tu debba accettare delle condizioni generali, che, ad occhio e croce, devono essere quelle elencate nella mail di risposta.
Se è così, anche in ragione del fatto che è comprovato che non vi è stata alcuna violazione del regolamento, la chiusura del profilo appare illegittima.
Io credo che in realtà tuo padre non intendesse dire propriamente “denuncia”, ma piuttosto fare causa. Perché ovviamente non vi sono profili penali nella faccenda.
Se io avessi perso documenti che non sono in grado di reperire aliunde, allora potrei tentare certamente una azione civile, diretta al risarcimento del danno (il danno devo provarlo però).
E’ in salita, ma si può fare. Anche per vedere che effetto fa. Io la farei.
Adesso non volgio fare l’avvocato a tutti i costi, ma rifletti un attimo su questo.
Uno ha un profilo su Facebook con cui si attira un sacco di antipatie ma anche di ammiratori: lancia provocazioni ogni giorno, espone tesi deliranti che attirano l’attenzione generale.
Facebook vuole levarselo dai piedi, e cosa fa.
Gli chiude il profilo e gli manda esattamente l’e-mail che ha inviato a voi, affermando che c’è un problema di identità. Lui protesta, invia il documento ma Facebook è irremovibile:“Purtroppo non riattiveremo il tuo account per nessun motivo”.
Di fatto, Facebook avrebbe realizzato una vera e propria censura, senza alcun tipo di tutela giudiziaria per il cittadino. Mi sembra francamente inaccettabile e incostituzionale.
Credo che se un Social Network ti chiude il profilo deve spiegarti perché lo fa, e se il motivo è pretestuoso, tu devi pretendere che l’account venga riaperto. E qualcuno ti deve tutelare.
Ora, anche mettendo da parte scenari apocalittici, a mio parere questa cosa non deve essere per nulla sottovalutata.
Essendo concepito per persone “vere”, il limite delle 5mila amicizie mi sembra anche troppo di manica larga; si crea una pagina, e amen :)
Per la mania di “offuscare le nostre identità in rete”, ok non scrivere/pubblicare/raccontare qualsiasi cosa che si riguarda sulla rete, ma alcuni allarmismi mi sembrano quelli dei survivalisti del Kentucky
concordo con jan alexander: un blog personale e fb solo per rilanciare i contenuti, esattamente come fate sul post, punto; a ogni strumento il suo servizio per evitare spiacevoli imprevisti :)
Credo che facebook sia una cosa primariamente ludica, da tempo libero, e come tale vada trattata. Quindi gli amministratori di Fb pensano “se chiudo un profilo non succede nulla di grave”. Credo che sia tutto qui il nocciolo.
Poi che Fb sia utilizzato per iniziative politiche e civili e di lavoro è un altro paio di maniche, ma continuo a credere che tale uso sia una “degenerazione” (notare le virgolette). Come utilizzare un coscio di pollo congelato come martello.
Ciò detto, ogni volta che un profilo viene chiuso d’ufficio ci dovrebbe essere massima trasparenza e possibilità d’appello. Tanto più che, anche per uno che usa Fb come mezzo per restare in contatto con persone lontane (anche se non ha a che vedere col lavoro), la chiusura dell’account può essere un vero e proprio trauma.
Paolo Attivissimo, che l’unicorno petomane lo protegga, parlerebbe della clausola del Gatto Sitwoy.
http://attivissimo.blogspot.com/2008/12/attenti-alla-catsy-twoy-clause.html
e che per tutelarsi è meglio utilizzare il
Corollario di Aihava Bacap
Beh, per non farsi mancare nulla l’ho linkato sulla mia bacheca di fb :-D
Luca,
Il peccato originale è stato di non aver aperto un e-address intestato a tuo padre ed aver usato quello nella profilatura fb. Avresti potuto comunque gestire tu quell’indirizzo, scaricando comodamente le e-mail nella tua casella di posta (in gmail si fa molto semplicemente).
Francamente, mi pare giustificata la pretesa di fb di avere accounts legati manifestamente all’identità degli utenti in relezione biunivoca, e anche non vessatoria. Puoi sempre scegliere di non usare il servizio in favore di altro che permetta più opacità; Second Life ne è un esempio estremo.
Non è tollerabile, invece, l’ottusità ‘burocratica’ nel gestire profilature erronee solo da un punto di vista formale, come è in questo caso: si procedesse con le verifiche e le correzioni, ne trarrebbe vantaggio mediatico immediato anche fb penso, avvalorando una gestione rigorosa ma snella e corretta.
Quest’ultima considerazione se ne porta dietro una conseguente, paradossale: la prestesa contrapposizione tra le lungaggini e le viscosità dell’italica burocrazia cartacea tradizionale e la velocità e facilità della rete viene fragorosamente annullata. Quando dimensioni e complessità diventano importanti, non tutto è ‘easy’ nel mondo 2.0, in fin dei conti ad uno zelante funzionario statale gli puoi sempre regalare una bottiglia di barolo, ma questa Laura come la lisci? he he
Il mito della supremazia e della ineluttabilita’ di FB lo si costruisce anche con questo genere di articoli personalizzati e personalizzanti rimpallati tra rete e stampa.
Mi hanno chiuso l’accesso a FB?
E chi se frega! – commenterei semplicemente se fossi un intellettuale – con libri, giornali, internet blog e radio ancora totalmente liberi non ho davvero bisogno di andare a bussare tre volte con la carta d’identita’ in mano da una sconosciuta Laura User Operation per dire quello che penso a piu’ di 5000 persone.
I contenuti? Anche un ragazzo di 15 anni comprende dopo 2 settimane che FB non e’ tecnologicamente adatto ad essere utilizzanto come aggregatore di contenuti importanti. Adesso lo ha imparato anche A.S. Siamo contenti per lui!
La notizia più interessante mi pare quella che suo padre scrive sul Foglio. Come si faccia a scrivere su un giornale diretto da Ferrara, dopo tutto quello che hanno fatto a questo paese lui e il suo principale datore di lavoro, sarà per me sempre un grande mistero (e grosso motivo di rabbia).
Luca,
Facebook è come una banca per i nostri dati. Nel momento in cui chiudiamo il conto (o ce lo chiudono loro) ci devono restituire [i nostri soldi] i nostri dati.
Altrimenti è appropriazione indebita dei nostri dati.
“Una grande rete con straordinarie opportunità declinata invece alla circolazione di contenuti mediocri o futili e all’investimento di molto tempo in attività poco fertili”.
Bella questa definizione di Internet.
L’IMPERATORE FACEBOOK E IL DELEGATO ALL’ANAGRAFE
L’imperatore Facebook ha avuto un sogno dove ha visto un’identità più grande che invece dell’altra identità pagava metà dell’affitto che paga lui. Oltrepassando la soglia della prima pagina, Facebook trova che il corpo dell’identità diventa di nuovo giovane, anche se la testa rimane tra sessantacinque e settantacinque anni circa. Aprendo una finestra, o una porta trova un’altra finestra, o un’altra porta, che conduce a un’altra finestra, ammesso che non sia un’altra porta:subito capisce di essere Facebook e che ora si trova nel giardino retrostante, che potrebbe essere benissimo anche un orto. Proprio quando è sull’orlo della disperazione, una lucertola con 400 occhi, duecento per vedere da lontano e duecento per leggere, gli si appollaia sulla spalla e canta la più bella canzone che Youtube abbia mai sentito e poi gli morde il naso.
Umiliato, Facebook guarda nello specchio e invece di vedere il proprio riflesso, vede un’altra identità come registrata all’anagrafe di uno dei duemila piccoli comuni da interconnettere ad altri comuni, così almeno, per fare le carte d’identità valide per l’espatrio, abbiamo un solo delegato all’anagrafe, solo che questo lavora presso l’Azienda del gas e le bollette-lo abbiamo saputo- le stampa tutte quello della P4 e pare che nonostante tutto lui continui a fatturare anche le addizionali locali Enel deliberate anche dai piccoli comuni non solo in Calabria, dove c’è tutto-vedi dove sto io-meno che la luce dei lampioni esterni. Così Facebook impara il segreto della vita:”Non fidarsi mai delle identità di un piccolo comune, fosse pure in Calabria.”
Quando Facebook si sveglia si trova bagnato di sudore freddo e non si ricorda se ha disattivato il sogno o se si trova in un sogno sognato dal suo fiscalista, che, se vai a vedere, è connesso all’e-mail che quello della P4 mandava per trasformare il pc destinatario in una ricetrasmittente.
(da: “Se fosse il Bestiario del Woody…”)
«[…] c’erano molte cose e contenuti che gli servono e gli sarebbero serviti come archivio per le cose che scrive, che vorrà scrivere, o per qualunque altra sua intenzione. e mi ha detto: “Ma non li posso denunciare?”»
Facebook, menù Account > Impostazioni Account. Nella sezione “Generale”, clicca in basso su “Scarica una copia dei tuoi dati di Facebook.” Et voilà, il gioco è fatto.
Trovo condivisibile tutto l’articolo tranne la parte finale: mi sembra che il ragionamento (giusto) parta dal presupposto sbagliato. O forse non sapevate che esisteva questa possibilità?
Pingback: Adriano Sofri e il profilo Facebook cancellato: questione di identità? | Bonsai TV
Maurizio Lotito: quella funzione è relativamente recente (c’è da quest’anno); io personalmente il primo anno (un paio di anni fa) archiviavo FB con un plugin di Firefox, che lo archiviava tale e quale a come appare quando lo usi (non in un unico file), ma l’ho trovato inutile per l’uso che ne faccio e ho lasciato perdere. Quella di FB è un’azione volontaria che fai quando ti viene in mente, non una procedura automatizzata che raccoglie tutto fino all’ultimo post che hai scritto. Se ti chiudono, qualcosa perdi di sicuro. Ammesso che tu sappia che puoi usare quella nascostissima funzione. E già questo traccia una bella riga netta tra FB e i mezzi di comunicazione seri.
Buonasera. Trovo inaccettabile, e molto spiegabile, il comportamento di Facebook. Prima di venire a conoscenza di questa vicenda, mi ero occupata sul blog di un altro caso: un utente che era su FB dal 2008 con un nickname. Come molti. L’account è stato disabilitato senza alcun preavviso. In questo caso, non c’è stata neanche risposta alle mail che sono state inviate, anche se il rigaggio della macchina è idealmente condivisibile per i toni usati da “Laura”. Quel che spaventa me è che due soggetti potentissimi, Google+ e Facebook, stiano ridisegnando il modo di essere su Internet così come lo conoscevamo. Identità reali, identificazione immediata. Comprendo l’idea di denunciare. Però penso che qualcosa vada comunque fatta. Penso che una protesta pubblica di chi non fa coincidere web e anagrafe sia, a questo punto, importante.
@Lara Manni: io sono sempre stato contrario all’anonimato sulla rete. O meglio, sono sempre stato contrario all’anonimato. Nascondersi dietro ad uno pseudonimo è un modo per non prendersi le proprie responsabilità. L’anonimato è tipico del terrorista o del delinquente (oppure, caso limite moralmente lecito, del dissidente ad un regime). Detto questo, resta il diritto dell’individuo di decidere se essere anonimo o invece usare la propria identità reale. Ma un’azienda che fornisce un servizio ha il diritto di conoscere l’identità di chi usa detto servizio (e probabilmente il dovere di accertarlo). Inoltre l’anonimato in rete è in gran parte un’illusione: è sempre possibile associare, con l’aiuto degli Internet Service Provider, l’indirizzo internet (IP) con l’utente reale, a meno di non usare strumenti di anonimizzazione (per esempio Tor) o di usare una connessione aperta che non richieda registrazione.
Pingback: Links for 21/09/2011 | Giordani.org
Luca a tal proposito di consiglio di leggere questo paper dell’Hardward University “Account Deactivation and Content Removal: Guiding Principles and Practices for Companies and Users”
http://cyber.law.harvard.edu/publications/2011/account_deactivation
wiz.loz: Sei bene informato sull’anonimato in rete per essere uno che lo avversa, e naturalmente tu ti chiami veramente “wiz.loz”, vero? L’anonimato non è tipico di niente, le persone non camminano per strada con il nome scritto in fronte, eventualmente te lo dicono se vogliono, altrimenti sono e restano anonimi, anche se stanno parlando con te senza essersi presentati. E stai tranquillo che non sono né terroristi, né delinquenti. Beh ok, alcuni sì, ma non penso che amino parlare con gli sconosciuti. :)
Diosanto come ho scritto male, sono troppo abituato ai forum in cui si può correggere. :P
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“Ci si ribella per rompere le catene, non per chiedere di riaverle.”
Esatto. Quindi lamentarsi non serve tanto a rivendicare condizioni diverse da quelle che abbiamo accettato (ancorché vessatorie e quindi forse impugnabili) ma a crearne di nuove, più rispettose per il singolo, per il futuro. Perché no, anche per legge, perché l’identità digitale ormai è una realtà che non può più essere nascosta sotto al tappeto delle “condizioni contrattuali”.
In questo senso avevo scritto: http://www.byoblu.com/post/2010/11/11/il-futuro-dei-social-networks.aspx
Perché non puoi fare un servizio che raccoglie ormai oltre 20 milioni di cittadini e poi pretendere di fare come ti pare, compresa la totale mancanza di trasparenza nei confronti delle informazioni raggiungibili, censurabili, censurate etc. Certo, aspettiamo Diaspora, ma nel frattempo, quelle decine di milioni di italiani meritano pur qualcosa, e non è detto che se questo qualcosa non c’è mai stato, allora non ci debba mai essere. Se dobbiamo essere i primi al mondo, può pure essere che siamo i più avanti, e non quelli “strani”.
Qui gli sviluppi: http://www.wittgenstein.it/2011/09/22/per-sbaglio/
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Solo per la cronaca: quando cinque giorni fa ho risposto a Maurizio Lotito sulla funzione di archiviazione di FB, l’ho anche attivata, tanto per curiosità. Ad oggi non mi è ancora arrivata alcuna notifica di archivio pronto da scaricare… Aggiungo un’altra cosa: quando ti cancellano l’account, se non hai l’archivio, sono fatti tuoi -> un servizio serio non funziona così.