Cambiare il giro

Ho frequentato le manifestazioni di almeno quattro decenni, e tutto si somiglia sempre in modo deprimente. L’ultima di cui mi occupai – fuori tempo massimo – era ancora più di famiglia delle prime: era il 1997 e a Pisa arrivarono molti e molti per solidarietà con quello che era capitato a mio padre. E si fecero vivi, offrendo adesione, dei ragazzi di alcuni centri sociali del Nord, con cui organizzammo una riunione in questura, su richiesta della polizia. Furono tutti molto ragionevoli e disponibili a evitare casini, e noi che avevano promosso la manifestazione fummo molto attenti che nessuno si mettesse in testa stupidaggini. Finì che qualche ragazzotto scemo si aggirò per il corteo con la faccia bendata e provò a fare delle scritte sui muri nel centro di Pisa: gli dicemmo di piantarla, ci prendemmo dei vaffanculo, e non successe niente di peggio. E finì anche che un gruppetto di nostalgici in crisi di identità intonarono dei canti rivoluzionari sfigati e anacronistici, e i giornali del giorno dopo ci andarono a nozze. Ma la manifestazione e il concerto in piazza dei Cavalieri furono molto affollati e belli e ottennero il risultato cercato, ovvero di raccontare ancora un po’ l’ingiustizia subita (e tuttora in corso, così per promemoria).

Fatte le dovute, dovutissime, proporzioni, nessuna manifestazione è immune dal rischio di qualcuno che faccia delle cazzate pro domo sua e bisogna starci molto attenti. Una volta c’erano i servizi d’ordine che se ne occupavano efficacemente, ma coltivando attitudini altrettanti violente. La verità è che non bisognerebbe mai tollerare per un secondo la presenza di inclinazioni aggressive e violente, mai limitarsi a sperare che vada tutto liscio, entrare nell’ordine di idee che se ne deve occupare la polizia e che ogni stupido vada denunciato: le speculari e non rare violenze della polizia nell’Italia dell’ultimo mezzo secolo non aiutano a sentirsi sereni, ma qualcuno deve cominciare a interrompere questo giro.

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12 commenti su “Cambiare il giro

  1. Francesco

    Da quel che si legge oggi sul Post sembra che il primo tentativo sia andato maluccio. Forse si tratta solo di abituarsi.

  2. heilandstark

    Nessuna manifestazione è immune siam d’accordo, ma quando la stampa TUTTA, rivolge l’attenzione esclusivamente a questi fatti c’è da domandarsi da che parte stiano veramente i giornali.
    Anche il Post, ieri apriva quasi esclusivamente con le immagini delle violenze, i titoli erano impostati sui disordini e tutto questo faceva passare in secondo piano le manifestazioni e la loro ipocrisia congenita. (spiego meglio questo punto sul mio blog).
    Il vero cambio, la vera interruzione del circolo vizioso si avrà quando la gente smetterà di manifestare ed inizierà a darsi da fare nel proprio piccolo e cambiare i propri comportamenti.
    HS
    heilandstark.wordpress.com

  3. Pingback: 100 piccoli stronzi - manteblog

  4. gaetano martorano

    la questione è di come migliaia siano tenuti in scacco da decine, o al massimo centinaia.

    secondo me quattro operai della fiom avrebbero volentieri dato un paio di sberle ai mocciosetti incappucciati. ma c’è qualcosa che ci blocca e ci rende im-potenti.
    chiariamo, non sto cercando di mettere contro due parti in causa. sto dicendo che quando mi dimenticavo la buona educazione mia nonna me lo ricordava. raramente con qualche sberla, ma anche con qualche sberla. la nostra società non ha più adulti, e i figli son tutti orfani e smarriti. la polizia non basta.

  5. Pingback: Cambiare il giro | Wittgenstein | 15 ottobre 2011 | Scoop.it

  6. aristarco

    Vivo lontano dall’italia, di cui troppo spesso mi vergogno.La prima reazione alla notizia dei “riots” é stata: “fanno bene, se ti indigni veramente, non ti limiti a dire perbacco”. Lo dice un quasi cinquantenne che negli anni settanta-ottanta si é preso tanti vaffa nelle assemblee studentesche perchè sosteneva legalità e non violenza.
    Poi ho sentito la necessita di condividere questo sentimento con il figlio ventenne che vive a milano. Che mi ha dato del pirla. E’ la lontananza, il non aver visto immagini, o la vecchiaia che fa fare pensieri peccaminosi?

  7. alessandrotammaccaro

    ciao, non ho capito bene l’ultimo passaggio…

    …La verità è che non bisognerebbe mai tollerare per un secondo la presenza di inclinazioni aggressive e violente, mai limitarsi a sperare che vada tutto liscio, entrare nell’ordine di idee che se ne deve occupare la polizia e che ogni stupido vada denunciato:

    prima di “entrare nell’ordine di…”, manca per caso un MA ???

    Grazie

  8. maragines

    alessandrotammaccaro: il MA precisa il senso delle frasi ma non lo cambia. Quindi non è che manca, secondo me, ma che l’autore ha scelto di non metterlo.
    *
    Io sono d’accordo con l’articolo e anche con la sua conclusione. A patto però che si ricordi anche che, la gestione dell’ordine pubblico spetta alle forze di pubblica sicurezza, e anche, che sarebbe un diritto(non solo un legittimo interesse) aspettarsi che la polizia sappia reprimere i comportamenti eversivi e fermare sul nascere certi fenomeni, a maggior ragione quando la quasi totalità dei manifestanti cerca di espellerli dal proprio interno.
    **
    La pubblica sicurezza in questo intento può anche fallire miseramente con tragiche conseguenze per l’ordine pubblico e i manifestanti a tutto vantaggio dei criminali. Ma per quel che ho visto non ci sono stati tentativi e non è stato fatto un cambiamento minimo rispetto agli errori tragici di Genova 2001 (ad esempio). Difficile a questo punto non avere la tentazione di pensare che anche la gestione del “post” Genova (Ministero che non condanna i propri vertici e non li sconfessa) abbia influito.

  9. federico.caffe

    Tutto vero… però mi pare che la tutela – anche e soprattutto in chiave di PREVENZIONE – della SICUREZZA PUBBLICA rientri tra i compiti-doveri ISTITUZIONALI delle forze di Polizia e del MIN INTERNO,e non certo dei manifestanti. Va bene la SUSSIDIARIETA’, ma non sempre!

  10. pifo

    Le cose cambiano e i modelli interpretativi pure (se vogliono continuare ad avere la pretesa di essere validi).
    Bastava “esserci” e vedere” ieri all´angolo tra Emanuele Filiberto e Carlo Felice per rendersi conto che la dimensione violenta “espressa” prevaricava di gran lunga, nella sua forma organizzata e premeditata, ogni possibile via di protesta, ogni possibile forma espressiva di essa ed ogni suo possibile contenuto.
    Quanto e´accaduto, meglio, quanto e´ stato espresso da queste bande, ha in realta´ poco a che vedere con la protesta.
    Si tratta di puro, semplice, brutale istinto di contrapposizione violenta, banalmente ideoligizzato come puo´essere ideologica una fede calcistica, contro il quale ben poco possono le razionalizzazioni di qualsiasi forma di autodisciplina.
    Chi sceglie di essere contro e chi vuole essere contro per scelta ludica o per scelta esistenziale e` perennemente in cerca del bersaglio su cui abbattersi.
    Ed essere bersaglio di qualcuno non e´ piacevole per nessuno, neanche per il piu´motivato dei servizi d´ordine.
    Quoto Aristarco: forse e´ la lontananza che …

  11. cesca77

    Condivido pienamente il commento di heilandstark, darsi da fare nel proprio piccolo e cambiare i propri comportamenti.

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