Tra le tante esperienze notevolissime dei quattro giorni che passai alla Singularity University tre anni fa, ci fu la conoscenza con un uomo che mi parve straordinario, per quel che può valere l’esperienza di una serata. Si chiama Peter Bloom, non lo avevo mai sentito nominare, era stato invitato – nella creativa e spesso improvvisata gestione dei corsi estivi – a passare una serata con la quarantina di studenti a cui mi ero aggregato per scrivere della Singularity per Wired. Tra le sue eclettiche e ricche esperienze di cui ci raccontò quella sera la più spettacolare fu quella di prestigiatore e truffatore delle tre carte, la più rilevante e assidua quella di venture capitalist in aziende tecnologiche, la più affascinante per me quella di coautore e promotore di un sito che si chiama DonorsChoose e che serve a gestire le necessità delle scuole americane e a metterle in relazione con le disponibilità private ad aiutarle. Il sistema è spiegato brevemente: le scuole scrivono sul sito cosa serve loro – una lavagna, un campo da calcio, un pulmino, dei pastelli colorati, un mappamondo – e chi vuole contribuire all’acquisto lo fa attraverso il sito.
Il sito è molto ben fatto, e Bloom ce lo spiegò con grande passione – come tutte le cose che ci spiegò quella sera, a cominciare da una lezione intitolata “3 sbagli che ho fatto nella vita” – e io, che avevo da poco intrapreso un’attività di padre di bambina in età scolastica con allegate esperienze di carenze di ogni genere, ne fui in particolare incuriosito. Tornai in Italia e ne parlai spesso in giro, ma forse non sono stato bravo abbastanza, forse siamo tutti disincantati, e non convinsi nessuno a fare una cosa del genere (avessi detto “lo faccio io” forse sarebbe andata meglio, ma c’era già il Post in ballo).
Mi è capitato poi di imbattermi in storie e notizie su DonorsChoose, ma oggi sono stato particolarmente contento di scoprire che tra gli sponsor dell’iniziativa è arrivata anche una striscia di Doonesbury, venerdì. Tutto per dire ancora che se questo paese cambierà sarà perché avremo lavorato meglio sulle sue scuole, e se non lo fa chi deve, lo faccia chi può. Con idee come questa, o diverse da questa.
In Italia, una start up che sta muovendo i primi passi nel campo è School Raising.
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E’ un’iniziativa lodevole.
Sarebbe importante però che le istituzioni scolastiche riescano a cogliere delle possibilità concrete che esistono.
Basti pensare ai progetti promossi da LLP(Lifelong Learning Programme) grazie ai fondi europei.
In momenti come questi (vale soprattutto per chi lavora nell’ambito dell’istruzione e della formazione), bisogna stare all’occhio, sentirsi coinvolti e FARE.
Lo faccio io!!!! dite che riesco a trovare fondi per il mio progetto universitario? noi delle materie umanistiche dal Ministero non riusciamo mai ad ottenere niente… in fondo archeologia in Italia non sarà mica una disciplina utile, scemi noi che ci siamo iscritti!!!!
Idea interessante e lodevole, personalmente non credo sia attuabile nel nostro Paese, il rischio é che l’idea venga “inquinata” con la peggior mentalità’ italiana.
@Eilan – prova a guardare i bandi proposti da LLP o a contattare direttamente gli operatori. Loro si concentrano sulla mobilità degli alunni e degli operatori della “scuola” e sui partenariati. Se riuscite a trovare la quadra con scuole/università estere potete presentare dei progetti che riguardano anche le materie umanistiche perché no?i bandi scadono a fine febbraio per quel che ne so però se ne parla per l’anno prossimo.
Puoi scrivermi su http://www.bethmarch.wordpress.com così ci sentiamo.
Saluti!
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