Sciolgo le trecce e i cavalli

Mi piacerebbe sapere se qualcuno ha mai battezzato un genere musicale nato alla fine degli anni Ottanta e divenuto immortale malgrado comprenda canzoni del tutto diverse tra loro e sia ascoltato in luoghi molto diversi. Fu un genere “revival” di fine millennio, che recuperò un mischione di cose tra lo stupido e il danzereccio dai decenni precedenti, tutte unite dall’effetto che quando la musica attacca gli ascoltatori si danno di gomito e si sentono spiritosi, e idem i compilatori. Avete capito di che parlo. “Sciolgo le trecce e i cavalli”, il Tuca Tuca, le sigle dei cartoni giapponesi, Le mille bolle blu, Disco duck e le cose più sceme o allegre della discomusic, Toto Cutugno, i Righeira, eccetera. E naturalmente Discosamba.
Cioè, all’inizio fu anche divertente reinvadere alcune zone del palinsesto dei locali colonizzate dalla house e dalla techno con quelle idee sdrammatizzanti e che buttavano in vacca il prendersi sul serio della cultura club. Poi però le scelte fecero la muffa, e finirono come il liscio per le generazioni prima: buone per i villaggi vacanze e le feste più deprimenti, con il geometra Calboni e la signorina Silvani contemporanei. E soprattutto, buone per le piste da sci: trasformate da anni da luoghi di bellezza a luoghi di caciara e mediocrità conformista. Dove Sciolgo le trecce e i cavalli impazza, alternato alla techno col moscone e a Baltimora.
Ha un nome, quel mischione di scemenze per sentirsi tutti molto scemi e contenti? E soprattutto, il governo Monti può far niente?

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20 commenti su “Sciolgo le trecce e i cavalli

  1. Ferro

    Un mio amico la chiama musica di quelli che fanno finta di divertirsi, anzi, di stra-divertirsi.
    Se non fossi estremamente democratico, direi “bruciare i dischi”.

  2. Silenzia

    Per dire, solo adesso, grazie a questo post, realizzo d’aver sempre capito “sciolgo le trecce ai cavalli”.
    Un mio ex credeva che la Bertè dicesse “crocifissa al burro” ed un altro “il carrozzone davanti alla siepe”. E soprattutto “che confusione, sarà perchè ti chiamo”.

  3. Silenzia

    Mi rendo conto che Il carrozzone non fa parte del mischione succitato. Però aggiungo un altro svarione di me bambina: “corri ragazzo laggiù, vola tra lapidi blù”.

  4. pbm

    La situazione è analoga negli Stati Uniti. Con un amico mezzo frusinate mezzo westchesterese avevamo fatto una playlist di cose da bandire, intitolata “C’avete rotto il cazzo”.

  5. Andrea P.

    Qui a Roma, una sorta di nome ce l’ha. C’erano queste feste, “Toretta Style”, si chiamavano (Toretta con una “ere” sola), i guru erano Luzy L. e Cory X, che arrivavano dai centri sociali ed avevano un veejay che metteva i video (youtube non c’era), si facevano nei centri sociali, con cadenze irregolari. Forse non furono i soli, ma certamente quelli che ebbero maggior successo. Anni ’90, era divertente e anche molto, le feste si riempirono presto di gente estranea ai centri sociali. Affittarono tendoni, andarono in radio. Poi come tutte le cose passò il Toretta Style è diventato convenzione e loro hanno smesso. E la musica bora al baretto in quota è una cosa bellissima, basta che sia solo lì e non filodiffusa lungo i piloni (c’è anche quello, c’è).

  6. Scampaforche

    Si chiama – piuttosto adeguatamente devo dire – musica “trash”.

  7. riccardo r

    C’è anche la versione rockoteca di codesto fenomeno; la solita playlist con tutto il rock primi anni ’90: nirvana, pearl jam, RATM, soundgarden, guano apes.. Ogni tanto mi capita in qualche locale di riascoltarmela dall’inizio alla fine: ora non pogo più ma, dato che il rock si sente molto poco in giro, me la ascolto sempre volentieri.

  8. tonycannellony

    Tra Rovereto e Riva del garda, una cosa che gli assomiglia con qualche modifica in playlist, la chiamano afro-music, e non ho mai capito perché. La prossima volta che passi prova a chiedere ai locals ;-)

  9. fausto57

    Da qualche parte si trova “Sciolgo le trecce AI cavalli”. Mi piace di più. Quanto al nome propoggo STABLEMUSIC

  10. splarz

    Chiariamo subito una cosa: questa cacca è l’antitesi dell’elettronica, non tutto quello che fa tunz tunz è techno.

  11. gedeone80

    @Silenzia
    in Playlist il padrone di casa Wittgenstein ammette che diceva “c’è l’immensi”, nei Giardini di marzo di Battisti. che per fortuna nei mischioni non entrerà mai

  12. luc_woland

    Ah ma parlate degli anni 90. Ero già pronto a contestare l’assunto iniziale, ma sugli anni 90 non ho alcuna competenza. Ad inizio anni 80 però il revival aveva (quasi sempre) un’altra consistenza: Bindi, Tenco, I Giganti, Equipe 84…. certo c’erano anche porcherie inascoltabili, ma c’erano anche perle swing del Quartetto Cetra e di Gorny Kramer. E molte radio libere (allora) ne programmavano una stringa quotidiana. Fu educativo come un complementare almeno per me che allora avevo 20 anni.

  13. Silenzia

    @gedeone80:
    “c’è l’immensi” ha un che di metafisico.
    Purtoppo non leggo Playlist o simili per idiosincrasia con la weltanschauung che ne sottende. Discorso da articolare in altra sede; ma anche no. Però ho un cognato molto playlist, ipod etc.

  14. Svalbard

    Giuro che questa “sciolgo le trecce e i cavalli” non l’avevo mai e poi mai sentita (le altre cose citate sì). L’ho fatto adesso, non la trovo poi così male nel suo genere, sarà che mi è mancato l’effetto saturazione di cui al presente post.

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