Intervistando Walter Veltroni sulle nuove direzioni della Rai, la giornalista del Corriere della Sera Maria Teresa Meli a un certo punto gli chiede, come si chiederebbe a un ministro della Giustizia che si tema possa reintrodurre la pena di morte:
Non starà proponendo la tv pedagogica?
La domanda è successiva ad una affermazione dello stesso Veltroni:
“Se la Rai prende il canone deve restituire ai cittadini qualcosa e questo qualcosa può essere solo la qualità”.
Sì, è quello che succede nelle interviste.
Dice quello che tutti dicono a riguardo della televisione pubblica. Tranne poi smentirsi sistematicamente quando è ora di passare ai fatti.
Quoto la risposta sarcastica di luca sofri
In teoria sono d’accordo che non ci sia niente di male nella televisione pedagogica. Solo che si dà per scontato di non essere tra quelli che vanno formati (o riformati). Sono sicuro che Vespa un po’ pedagogo si sente.
Ma solo a me sembra che qualità sia diverso da pedagogia? E in ogni caso, magari facessero dei bei programmi…
Quale e’ esattamente la qualita’ televisiva che intende Uolter?
Quella delle fiction, che lui si adopero’ tanto per difendere introducendo la famosa postilla alla legge Maccanico del 96, e che nel 2009 definiva ancora come “strategica industria culturale”?
Giusto per capire, eh!
qua vicino al confine si vede la tv svizzera, che è pedagogica (l’altro giorno in prima serata un programma spiegava per mezz’ora come lavarsi i denti correttamente), piena di film e serie tv in coincidenza con sky, partite di champions ben commentate, un tg che per 3/4 parla di esteri e inchieste giornalistiche che non fanno sconti a soggetti economici potenti (ce n’era una contro Migros). per me qualità è qualcosa del genere
e invece la precisazione di Lorenzo68 ha un senso ben più consistente di quello che la risposta sarcastica di Sofri vuole attribuirgli, perché con la lettura del passaggio che porta alla domanda della Meli, la stessa assume un suono parecchio diverso da quello che l’ironia del post vuole trasferire.
Un suono che non reggerebbe l’ironia del titolo, obiettivo centrabile solo decontestualizzandola (sì, è quello che succede nel giornalismo)
Qualità è un giudizio di merito e come tale un concetto assolutamente soggettivo.
Dando per condiviso che la frase di W sott’intende che oggi la tv non offre qualità, ma condividendo anche il fatto che una buona parte dei canone-paganti potrebbe non pensarla affatto così pur conservando come gli altri il diritto di pagare la tv che più ritiene qualitativa, se ne deduce che l’idea che W ha della tv è che dovrebbe essere modificata a prescindere dal giudizio che quella buona parte ha del concetto di qualità, per piegarla a quello che è il SUO concetto di qualità.
O questo significa che W ha in mente una riforma che dispensi dal pagamento del canone chi non condivide quel SUO giudizio, oppure significa che per lui la tv dev’essere pedagogica nel senso che deve modificare la percezione di qualità di quella buona parte di canone-paganti ma diversamente-pensanti fino a farla coincidere con quella da lui considerata tale, unico presupposto perché la sua formula non sia macchiata di autoritarismo.
In questo senso la richiesta di precisazione della Meli è assolutamente giustificata e pure arguta, in termini di capacità di cogliere al volo lo scivolone dell’intervistato per inchiodarcelo.
La tv, i media in generale, non deve avere come asticella un concetto soggettivo come la qualità, ma un principio come l’onestà.
E l’idea che possa essere pedagogica è eccome una terribile minaccia.
Alla tv è già stato chiesto di sostituirsi al senso critico di una generazione che faticosamente se l’era costruito altrove, ci manca solo che adesso gli si chieda di formare quello di chi ancora non ne ha uno e quindi da quella in poi.
La tv deve esporre un fatto, gli strumenti per analizzarlo devono necessariamente essere costruiti altrove e se la tv dovesse un giorno farsi pedagogica passando dall’essere oggetto di critica a strumento di critica allora la sua libertà di esondare non avrebbe davvero più alcun ostacolo.
La Meli, da giornalista, ha fatto benissimo a chiedere a W di precisare se intende questo, quando vuole collegare il pagamento del canone al suo personale concetto di qualità.
Anche perché se intende questo la fila è là in fondo a destra, dove ci sono quelli che se la qualità offerta è Santoro o Saviano o la Gabanelli che per loro non è qualità, allora è giusto non pagarlo quel canone perché la tv starebbe venendo meno al patto di restituzione che regge il ragionamento di W, quelli che la tv pedagogica l’hanno usata per formare un cittadino elettore completamente privato di qualsiasi senso critico che non fosse risultato della delega che ogni tv pedagogica ha come presupposto di partenza.
Se non è una terribile minaccia questa quando arriva pure dalla parte di questi altri che invece dovevano proteggere la tv proprio da quella deriva, dite voi qual è.
Chapeau, Broono. Avevo ormai perso le speranze.
Che senso diamo alla qualità televisiva? E quale valore e significato dobbiamo dare alla stessa? Quello auspicato da Veltroni?