Le Olimpiadi e il Tg2

Ora che le Olimpiadi sono finite, e con loro l’evento televisivamente più eccitante del quadriennio (forse se la batte con la telefonata di Berlusconi a Ballarò), circolano molti consuntivi sulle diverse coperture da parte di Sky e Rai, sui confronti tra i telecronisti, eccetera. Ma una riflessione speciale va dedicata al protagonista della programmazione olimpica Rai, divenuto drammaticamente familiare ai telespettatori che abbiano seguito le gare sul network pubblico: ovvero il Tg2. Se come me avete poca abitudine a guardare il Tg2, l’esperienza è stata istruttiva: in sostanza, il Tg2 è stato quella cosa che interrompeva ogni momento eccitante delle gare olimpiche per informarci: a) sui risultati delle gare olimpiche a cui avevamo appena assistito; b) su alcuni drammi estivi, come i furti negli appartamenti (con intervista all’esperto, un “topo di appartamento”, di cui si vedevano le mani e dei cacciaviti), il caldo (da “bollino rosso”: oppure la pioggia, se avesse piovuto), i gelati, gli anziani in città, cose così. Intanto atleti straordinari compivano imprese spettacolari a cui Sky dedicava un numero di canali superiore alle medaglie di Phelps in tutta la sua carriera: e l’abbonato Rai sul Due invece aspettava che finisse il Tg2, auspicando che un topo di appartamento stesse nel frattempo svaligiando il domicilio del conduttore in studio.

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Un commento su “Le Olimpiadi e il Tg2

  1. kammamuri

    Il sistema adottato in Francia e che molti hanno citato: l’utilizzo dei risultati del primo anno per scremare le classi di studenti si presta a delle perversioni piuttosto antipatiche.
    Nel caso della Sorbona per esempio, esistono “quote” informali di studenti che possono raggiungere il secondo anno. I professori di materie quali “Diritto costituzionale” o simili materie ostiche sono quindi tenuti a aumentare la severità delle correzioni in base al numero di studenti presenti. In pratica alcune materie sono pensate espressamente come mezzo per scremare la popolazione studentesca.
    Sinceramente a questi metodi preferirei un sano test d’ingresso fatto come cristo comanda piuttosto che beccarmi dei votacci (che poi pesano sulla media generale) solo perchè faccio parte di una classe numerosa.
    Detto questo io sono passato comunque e ad oggi sono felicemente laureato; però il problema persiste.

    E poi basta di dire “in Francia fanno così” “in Inghilterra cosà” che tanto tutti quelli che blaterano non hanno la minima idea di come funzioni ciò di cui parlano. Appunto chiacchere da bar come quelle del primario.
    Se si fa un commento si cerchi di dargli un minimo di sostanza.

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