Sinistra, giornalismo e orifizi

Quello che oggi scrive Michele Serra a proposito della scintilla che ha fatto nascere una stupida polemica ieri è giustissimo. Tutti quanti, lettori e giornalisti, twitter e media tradizionali, hanno preferito eccitati parlare di insulti, zizzanie e culi piuttosto che del ruolo della rivoluzione blairiana nel percorso e nel senso della sinistra contemporanea. In questo, rinnovare la discussione sul valore di Twitter – tentazione su cui Serra è sempre un po’ superficiale, come uno che giudichi il valore dei libri dopo aver letto Alberoni e Vespa – è una sciocchezza: mentre fa bene Serra a far notare come ormai manchi sistematicamente un più intelligente e autorevole ruolo dei media, omologati ai loro lettori come già avvenne con i politici con i loro elettori. Tra un assessore che dice una cretinata che non fa ridere, quelli che perdono giornate a indignarsene professionalmente su Twitter o altrove, e i giornali e siti che si mettono al lavoro per raccontare la cretinata e le indignazioni, non vedo tutta questa differenza: alla fine a nessuno di loro frega niente di Blair o del blairismo, salvo che a Vendola e all’assessore.

Siccome sono tutti nervosi, e il nervosismo fa spettacolo, è agli atti che un collaboratore di Renzi abbia offeso Vendola twittando un greve riferimento alla sua omosessualità, e i vendoliani, sempre twittando, abbiano risposto per la rime. Ma quello è il fumo, non l’arrosto. L’arrosto è questo: Vendola aveva definito Tony Blair, riferimento politico di Renzi, «la figura più fallimentare della storia della sinistra europea». Opinione interessante (e secondo me condivisibile). Ugualmente interessante sarebbe stato sentire la replica di Renzi. In vista delle primarie, la sinistra che discute della propria storia recente, pro e contro Blair, la sua “terza via”, la sua appassionata adesione all’invasione dell’Iraq, la sua capacità di rendere vincente il laburismo a costo di stravolgerlo. Invece no, tocca leggere – svogliatamente – che un tizio amico di Renzi ha twittato una battuta volgare su Vendola. Urgerebbe dibattito su quelle che, una volta, noi giornalisti chiamavamo “le fonti”. Twitter è una fonte? Per mandarsi a prenderlo in quel posto certamente sì. Per parlare di politica certamente no. Per riempire i giornali purtroppo sì.

p.s. per provare ad andare nel senso indicato da Serra, una risposta da Andrea Romano, e il racconto dell’avvento di Tony Blair.

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10 commenti su “Sinistra, giornalismo e orifizi

  1. AntonioR

    Ok, Luca, ma non sono due discorsi totalmente irrelati? Credo di sì. E parlare dell’uno non esclude la possibilità di parlare dell’altro. Quanto al secondo per importanza (secondo te e secondo Serra), non credo si possa far finta che non sia mai stata proferito solo perché poi ha chiesto scusa. Uno a uno, palla al centro? No. Rimane un’uscita che credo meritasse rilevanza mediatica. In un sistema perverso ne ha molta, troppa (e hai ragione); in uno sano dovrebbe averne comunque, perché un assessore non parla in quel modo, né su twitter né da altre parti. Poi – o prima, ok – parliamo anche di Blair.

  2. mrmozo

    Twitter veicolatore di notizie? A me pare veicolatore di titoli al piú….nel merito io concordo con Serra, e mi pare davvero che i dibattiti siano piu posizionamenti strategici, lotte di comunicazioni, piu che analisi. La questione orifizio poi mi pare cada nella sindrome da colonna di destra.

  3. ilbarbaro

    In realtà, anche a Renzi, per l’originalità di certe uscite e dei toni suoi e della sua corte, si applica benissimo un aforisma che andava a pennello sull’uomo al quale si rifà, se non altro per il modo di “offrirsi” al pubblico: “la prima coniettura che si fa del cervello di uno signore, è vedere gli uomini che lui ha d’intorno”.

  4. uqbal

    Io twitter lo uso pochissimo. Anzi, diciamo pure per niente (sono mesi che non controllo il mio account). Twitter può essere utile per lanciare bengala nella notte dell’informazione, per segnalare un link, per una battuta, ma non altro.
    Ricordo il dibattito tra lei, Sofri e la Moretti, assistente di Bersani nella campagna per le primarie: come ho già avuto modo di commentare nel post relativo, era fastidiosissimo leggere il botta e risposta sincopato dal ritmo dei 140 caratteri…

  5. fafner

    È stata un’occasione mancata: grazie al deretano di Vendola potevamo parlare di Blair, del blairismo e addirittura tirare fuori dalla naftalina l’espressione “lib-lab”, che non si sentiva dai tempi del dinamico duo Amato-Fassino. E invece non l’abbiamo fatto e non lo stiamo facendo. Chissà quando ricapiterà un’occasione così ghiotta per riflettere sulla storia recente della sinistra.

  6. Pingback: Tony Blair, il proxy della sinistra italiana | Andrea Romano

  7. Broono

    Non ho capito (ma sono io, don’t worry):
    questo post parla di twitter per dire che non bisognerebbe parlare di Twitter ma della sinistra?
    E per parlare di Blair senza distrarsi con twitter basta scrivere un articolo che parla di twitter ma nelle tag c’ha Tony Blair e non Twitter?
    Fico!
    Ci provo: Questo commento parla di Renzi.
    Fate come se ci fosse la tag.

  8. gianmario nava

    tutto vero, salvo che il twit incriminato non era tutto meno che omofobo
    leggere l’originale per credere

  9. odus

    Sì, d’accordo. Per partecipare ad un dibattito serio nella sinistra all’altezza di L.S_ e M.S. bisognerebbe parlare di Bair ede blairismo.
    Ma intanto c’è stato uno che ha mandato a “vagga” Vendola.
    E questo per il giornalismo è un problema.
    Si può tranquillamente mandare a “vaffa” qualunque eterosessuale di genere maschile e qualunque persona di genere femminile sia etero che omosessuale.
    Grillo su quel “vaffa” rivolto a tutti i politici ci ha costruito un partito (o movimento che dir si voglia) del 20%.
    Ma ad un omosessuale maschio – specie protetta e privilegiata – se lo si vuol mandare a “vaffa” in modo diretto o con circollocuzioni, quale formula bisogna usare per non venire etichettato insultatore omofobo?.
    Alla Corte Costituzionale o a qualche sentenza della Corte di Cassazione l’ardua sentenza.

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