La licenza poetica

A proposito dell’era dell’enfasi e della tendenza alla drammatizzazione teatrale e letteraria di ogni cosa, fino al racconto della realtà un tempo rappresentato dal giornalismo, oggi Renata Ferri lo estende anche al fotogiornalismo:

“Questa non è una foto disonesta, mostra un fatto tragicamente reale. A me comunque non piace, io sono per il ritorno al documento, anche spoglio, brutale. Purtroppo la tendenza all’epicità, alla “licenza poetica”, sta dilagando. Non c’è fotografo che non ci provi, ma non tutti i fotografi possono essere dei Goya, come non tutti i giornalisti scrivono come Montale”.

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3 commenti su “La licenza poetica

  1. Andrea P.

    Sulla questione dell’era dell’enfasi, su cui torni spesso, ha scritto con grande efficacia Baricco nei “Barbari”, ormai dieci anni fa. Lui la interpretava come una naturale tendenza a semplificare, industrializzare e al contempo spettacolarizzare fenomeni fino a quel momento di elite perchè basati su scienze e conoscenze stratificate, ma di grande potenziale ed appetibilità per vasti strati della popolazione: gli esempi che faceva erano, fra gli altri, sul vino, il cibo, il calcio. E non c’è nulla di male nel produrre un vino “semplice” ma pastoso e di effetto prodotto industrialmente a costi accettabili per le masse; sarà comunque un considerevole passo in avanti rispetto al Tavernello, absit iniuria eccetera. Senza nessun intento polemico, sarebbe bello se questa riflessione che fai spesso, che magari non è proprio del tutto coincidente con qwuello che dice Baricco ma in larga parte sì’, partisse da lì (che a sua volta parte da Walter Benjamin, non è che nessuno qui s’è inventato niente ab ovo), non per attribuire primogeniture, ma per iscrivere il discorso in qualcosa di già riconoscibile a un sacco di gente, e rafforzarlo.

  2. Giordano

    Corsi e ricorsi storici. Dopo il barocco c’è stato un ritorno alle linee semplici. Quando si supera una certa soglia (in questo caso nell’uso del fotoritocco) qualcuno sente il bisogno di fare un passo indietro e la “moda” passa. Non andrà sempre peggio.
    Personalmente non vedo l’ora che questa sbornia passi e si ritrovi un equilibrio dato che ormai non c’è praticamente attività umana che si sottragga a questa enfatizzazione.
    Un esempio piccolo ma semplificativo? Le telecronache calcististiche. Ogni passaggio è un numero, ogni tiro è un missile, ogni barriera un supermuro.

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