Ho conosciuto Evgeny Morozov a Ferrara un paio di anni fa, quando partecipammo insieme a un dibattito e ci trovammo d’accordo su molti dubbi nei confronti di alcune enfasi ottimiste nei confronti di alcuni aspetti della vita digitale (allora, in particolare, parlammo del vacuo successo delle petizioni online, alternativo a impegni più proficui). E mi sta molto simpatico, da allora.
Ma mi unisco a quelli che trovano che la sua attenzione a questioni simili si sia ormai tramutata in una specie di “professionismo dell’anti internet” a gettone, avvicinandolo purtroppo a una macchietta inaffidabile nelle sue critiche routinarie a qualunque cosa sia internet, eletto a portavoce da masse di commentatori ignoranti di queste cose che cercavano giusto uno che spiegasse meglio le banalità luddiste che pensano. Lui dice che le spara grosse per muovere le acque, che è esattamente il vecchio fragile alibi di quelli che le sparano grosse perché non riescono più a smettere.
Ora si parla molto di un suo nuovo libro, una cui recensione mi sembra riassuma in una frase non solo tutta l’opera corrente di Morozov, ma anche gran parte del dibattito su internet e simili di cui si legge anche in Italia (e forse anche di altri dibattiti), alludendo allo stratagemma dialettico (straw man, spaventapasseri) con cui si attribuiscono assurde e infondate posizioni all’avversario, per poterle smontare con facilità ed efficacia.
«Questo libro è in sostanza una gloriosa vittoria contro un esercito di straw men»
Da una parte c’è un tizio, nemmeno stupido, espressione di una esigua minoranza che si rifiuta di beatificare la rete semplicemente perché esiste; dall’altra un paio di generazioni che nella rete ripongono speranze il più delle volte infantili, irrazionali e modaiole (per tacere dell’uso che ne fanno). Però la macchietta è il primo.
Cosa non si fa per giustificare a sé stessi l’acquisto di certi gadget.
@Il Delatore: Immagino che il punto sia che non bisogna esagerare ne’ in un senso ne’ nell’altro. Ossia, evitare di lasciarsi andare ad assurde beatificazioni ma nemmeno rifiutare in tronco i cambiamenti in atto nell’era digitale o sottolinearne faziosamente solo i lati negativi ed i rischi. Il fatto che questo tizio (che non conosco, ne’ conosco i suoi scritti) venga chiamato macchietta non esclude che anche chi si comporta in modo opposto sbagli.
@Shaxos
Nella teoria non fa una piega; nella pratica ti darò ragione quando sentirò simili tirate biliose anche (anzi “soprattutto”, date le dimensioni e la pervasività del fenomeno) verso i secondi.
“Il Delatore”: le sentirai quando aprirai le orecchie. C’è in giro una bizzarra attitudine a considerare inesistenti le cose che non si conoscono.