Nei giorni dello scorso weekend tutti i siti di news e giornali hanno raccontato dell’imminente rientro incontrollato nell’atmosfera di un satellite dell’Agenzia Spaziale Europea, con diversi livelli di allarme. Molti hanno evocato la possibilità che i pezzi del satellite raggiungessero il suolo terrestre colpendo zone abitate e creando cospicui pericoli. Tra gli italiani, quasi tutti hanno titolato alludendo a una possibilità – che non aveva nessun fondamento particolare se non l’appartenenza della penisola italiana al pianeta Terra – che i pezzi del satellite cadessero in Italia: usando formule generiche e ovvie insieme come “potrebbe “ e “non è escluso”. In realtà, niente dava concretezza a ipotesi del genere, e i responsabile per simili eventi dell’ESA, tedesco, aveva spiegato inutilmente che «il rischio per la popolazione a terra è minimo. Dal punto di vista statistico, è 250 mila volte più probabile vincere il primo premio nella lotteria tedesca che essere colpito da un frammento del GOCE. In 56 anni di volo spaziale, nessun oggetto creato dall’uomo che è rientrato nell’atmosfera terrestre ha mai causato danni a esseri umani». Pochi giorni dopo il satellite si è disintegrato al suo rientro nell’atmosfera, senza causare danni.
Sul gravissimo tifone nelle Filippine c’è stata la consueta approssimazione e sovreccitazione rispetto al numero die morti. Nei giorni immediatamente successivi molti siti e giornali hanno ripetutamente citato la cifra di diecimila morti. Il dato aveva un fondamento molto grossolano e ipotetico, e a oggi, nove giorni dopo, il conteggio dei morti è di quasi 4mila (ma con un migliaio di dispersi). Negli stessi giorni i maggiori quotidiani avevano annunciato nei titoli che non c’erano italiani tra i morti. Al di là della rilevanza data a questa notizia, anc he questa si è mostrata priva di verifiche concrete: e infatti dopo qualche giorno gli stessi giornali hanno annunciato che diversi italiani risultavano tra i dispersi. Sabato si è saputo che almeno uno di questi è morto in conseguenza del tifone.
Molti giornali hanno ripreso un articolo del New York Times sugli accorgimenti presi dall’amministrazione Obama per evitare che alcune comunicazioni potessero venire registrate o pubblicate: tra cui l’uso di una tenda all’interno delle stanze dove si tengono alcune riunioni col presidente Obama. Ma la foto della tenda mostrata dai giornali italiani risaliva a due anni fa ed era già stata ampiamente pubblicata.
Era noto da un anno e già uscito su siti e giornali anche il contenuto della telefonata del 2010 tra il governatore Nichi Vendola e un responsabile dell’azienda Ilva di Taranto, che è stato oggetto di accuse e polemiche negli ultimi due giorni. Anche se l’audio originale della telefonata ha contribuito a rendere più impressionante quella già nota conversazione.
Notizie che non lo erano
Abbonati al
Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.
E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.
È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.
Nelle notizie che invece lo sono spicca per ‘sostanza’ la famosissima TARSU geniata del governo Monti, e patrocinata nella sostanza dal PD e PDL che dal 10 dicembre entrerà a fare parte della nostra vita.
Giusto per capire quanto l’IMU prima casa fosse solo specchietto per i boccaloni.