Sole, cuore, amore

Se non siete completamente diffidenti delle ricerche e degli studi su amori e sentimenti tra umani, eccetera, è interessante la distinzione che questo articolo del New York Times fa tra due diversi approcci alle relazioni durature: quello che implica che ci siano le anime gemelle, che siamo fatti l’uno per l’altra, che un destino ci abbia fatto incontrare – e quindi “siamo una cosa sola” – e quello che invece attribuisce ad accidenti e casi non unici gli incontri e accoppiamenti delle persone, e che li legge come un viaggio da fare con qualcuno: e quindi siamo due che hanno scelto il migliore compagno di viaggio che hanno incontrato, tra quelli che la vita ci ha messo davanti.

Il primo approccio – alimentato da secoli di letteratura, musica e cinema – è quello apparentemente più romantico, ma implica nei suoi fautori, spiega l’articolo, una scarsissima disposizione ad affrontare e superare problemi, insoddisfazioni e conflitti: perché questi negano l’idea che siamo una coppia perfetta, una cosa sola, e la mandano in crisi. Il secondo è quello che gli scienziati suggeriscono come il più solido e sicuro, anche se costringe – dice una di loro – alla glaciale consapevolezza che “la scienza dell’amore è molto poco romantica”.

“There is research that shows that people who believe in ‘destiny’ put less effort into working through relationship conflict. The idea here is that if we are soul mates, then nothing will go wrong in our relationship, and it will be easy. A conflict makes a destiny-believer question whether the current partner is actually their soul mate, and then they give up on working it out.”
Mr. Lee told Op-Talk his study was built on a large body of previous evidence that people who favor the journey idea have stronger relationships: “When conflicts arise, they are better at dealing with it; they have higher marital satisfaction; they’re less likely to divorce. All kinds of good things happen to people who believe in the journey idea.”

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3 commenti su “Sole, cuore, amore

  1. fp57

    interessante. E’, da una parte, l’antica disputa nature vs nurture cioe’ innatismo vs esperienza. Logico che la scienza lo risolva in favore dell’esperienza: “vince” la coppia consapevole di affrontare il rapporto come un viaggio, ricco di luci e di ombre. tuttavia, per avere la capacita e la disponibilità ad affrontare il viaggio e le sue difficoltà insieme, ci deve essere una “flessibilità” innata in entrambi i componenti la coppia.

  2. pinaz81

    Il primo dei due approcci, quello delle anime gemelle, è grossolanamente fallace dal punto di vista logico e statistico; come è possibile che l’anima gemella sia nella grande maggioranza dei casi un vicino, un compagno di scuola, un concittadino? Qual’è la probabilità che questo evento improbabile accada su larga scala? L’unica ipotesi praticabile è il disegno divino…

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