Cosa non va con Cofferati

A quanto ne sa chi come me non l’ha mai conosciuto personalmente, Sergio Cofferati è una brava e distinta persona, che ha una lunga esperienza da sindacalista e nelle sue apparizioni pubbliche è sempre sembrato equilibrato e competente. A un certo punto ha deciso di fare politica nelle istituzioni politiche e non solo nel sindacato e di fare l’amministratore e legislatore. Poteva essere una buona idea, sulla base delle doti sopra citate e del consenso e la stima che si era guadagnati. In più, una cospicua parte dei DS sperava allora che potesse diventare presto il leader del partito in un momento di grande sbando, in opposizione alle tendenze innovatrici e meno di sinistra-sinistra che molto tempo dopo avrebbero – per ora – prevalso con Renzi: così, per addestramento e consolidamento del consenso, nel 2004 Cofferati fu candidato a fare il sindaco di Bologna, città con cui non aveva nessuna relazione precedente. E fu eletto.

Sul giudizio su Cofferati sindaco a Bologna potete chiedere a qualunque bolognese, c’è unanimità: fu sostanzialmente assente per quasi tutto il mandato – una specie di strana parentesi nella vita della città, ora chiusa e dimenticata senza lasciare traccia – e specialmente alla fine, quando per sue vicende familiari tornò a stare a Genova annunciando un anno prima (ma lo si diceva già da un pezzo) che non si sarebbe ricandidato a Bologna perché avrebbe voluto stare di più con la sua nuova famiglia e con il suo nuovo figlio a Genova. Data la latitanza come sindaco, a Bologna nessuno si offese più di tanto, e nel resto del paese la scelta umana ottenne anzi solidarietà e apprezzamenti, oggi facile oggetto di sorrisi.

Un uomo pubblico che a sessant’anni, invece di gettarsi per sempre nel potere, come tutti, come al solito, sceglie la grande retrocessione in nome della vita nuova

Passata appena una settimana dall’annuncio, i giornali cominciarono a scrivere della possibilità che Cofferati – tuttora formalmente sindaco – fosse candidato l’anno seguente al Parlamento Europeo. Strana ipotesi, e sospetta nei tempi: e ancora più inaccettabili le spiegazioni sull’incoerenza, che in sostanza dicevano che a Bruxelles e Strasburgo si può lavorare meno che a Bologna e stare molto a Genova con la famiglia (altre versioni maligne ipotizzarono che la presenza ingombrante di Cofferati fosse malvista dal PD di Genova, che sperava così di allontanarlo). In ogni caso, sulle ipotesi di suoi nuovi incarichi Cofferati in quei giorni di ottobre disse:

Il problema non è Bruxelles e nemmeno Roma: se andassi, potreste dire che sono un ciarlatano.

Otto mesi dopo Cofferati fu candidato ed eletto alle elezioni europee, con ripetute rivendicazioni del fatto che l’Europa era un lavoro non impegnativo per un uomo che voleva stare molto con la famiglia a Genova. Pochi casi – e ce ne sono – battono questo nell’aderenza alla definizione di “parcheggiato”. Era il 2009, e da allora Cofferati è uscito dalla scena politica nazionale: ha probabilmente fatto un onesto e non memorabile lavoro al Parlamento Europeo, anche se non ne abbiamo avuto notizie particolari, e nel 2014 è stato ricandidato e rieletto con meno agitazioni, che ormai ce n’eravamo andati tutti da un’altra parte e avevamo altro a cui pensare.

Nei giorni scorsi, pochi mesi dopo la rielezione al Parlamento Europeo – dove si immagina fosse stato candidato con delle valutazioni di senso e validità del suo lavoro là – Cofferati ha cominciato a preannunciare una sua possibile candidatura alle primarie per la presidenza della Regione Liguria, un lavoro a Genova. Deciderà a giorni, “glielo chiedono in molti”, come si dice in questi casi. E di certo c’è una vecchia guardia antirenziana che cerca un candidato alla Regione, comprensibilmente: anche se credo che tutti preferiremmo un buon amministratore, a governare una regione, piuttosto che un affascinante ex potenziale leader che dove ha amministrato una città ha fallito.

Ecco, questo è il percorso degli sviluppi della carriera politica di Cofferati e dei suoi successivi incarichi. A me pare un percorso dettato da motivazioni e segnato da risultati che non suggeriscono grandi affidabilità, responsabilità e successi, malgrado le riconosciute capacità potenziali o competenze puntuali del candidato. E un percorso figlio di una dinamica molto “concreta”, diciamo, nelle scelte del Partito Democratico che si preferirebbe sapere almeno attenuata.

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro

14 commenti su “Cosa non va con Cofferati

  1. Pingback: Cosa non va con Cofferati http://t.co/PmCvxfWpbs v… | AntonioMassariolo.it

  2. uqbal

    Non ci saranno primarie? Le primarie sono il luogo ideale per questo tipo di valutazioni, fatte alla luce del sole e con i candidati sotto i riflettori che devono pur rispondere.

  3. Pingback: Cosa non va con Cofferati | Wittgenstein | NUOVA RESISTENZA

  4. tanogasparazzo

    Il titolo cosa non va con Cofferati, aggiungerei anche per essere giusti possibilmente trasparenti: Cosa non va con la Moretti, da poca eletta al parlamento Europeo, candidata alla guida della Regione Veneta. La vecchia guardia quasi rottamata, alle nuove leve, bandiere del cambiamento elette, capi liste al femminile-donne, con ottimi risultati, ma insofferenti al nuovo Parlamento Europeo.

  5. zagor

    Trovo l’articolo piuttosto fazioso. Anzitutto Cofferati non ha fallito da sindaco di Bologna: In quegli anni vivevo a Bologna e non vedo il motivo per cui si possa parlare di fallimento. Magari non sarà stato molto presente ma dire ha fallito è voler falsificare la realtà.
    Secondo. Cofferati usò una scusa per defilarsi da Bologna, città dove fu paracadutato dalla dirigenza DS che lo vedeva come soggetto ingombrante per la propria leadership. Successivamente, le stesse persone gli chiesero di candidarsi alle europee perché avevano bisogno di uomini forti (l’operazione non entusiasmò nemmeno me).
    Terzo. Non capisco i due pesi e due misure fatti tra Cofferati e la Moretti (che a mio avviso l’ha fatta anche peggio), giustamente fatta notare anche da altri commentatori.

  6. pifo

    La storia politica personale, abbastanza complessa e critica, di Cofferati non merita questa sintesi rabberciata e palesemente strumentale. La sua vicenda bolognese, caratterizzata da contrasti fortissimi con le ali radicali della giunta e da una certa insoffeerenza del Sindaco a doverne ogni volta accoglierne le istanze, nasce, lo sanno quelli che se lo ricordano, da una specie di “misura cautelare” attuata da un D’Alema preoccupato per la sua ‘ascesa: esiliato a Bologna per impedirgli il prendersi il partito a Roma.
    Uomo forte Cofferati, di un riformismo decisionista personale e dal forte senso pratico, quindi scomodo.
    Si fece “parcheggiare”, in “maternita'”, a Bruxelles, e’ vero, e’ la cosa getto’ nello sconforto tutti i suoi estimatori ma in sostanza non ha leso piu’ di tanta la sua onorabilita’. Strumento genovese deigli antirenziani? Mah! Verifichiamolo sensa paura, con un 40 e passa percento di consenso certificato e garantito, non basteranno 3 Cofferati per buttare fuori alle primarie il candidato del Premier. O no?

  7. splarz

    Qualcuno ha qualcosa da farmi leggere sull’operato di Cofferati come sindaco di Bologna? La vulgata generale dice quel che scrive Sofri.

  8. maragines

    Mi suona molto strana questa ricostruzione. Io la racconterei diversa.
    **
    Cofferati decise di fare il sindaco di Bologna e la sinistra come già in passato decise che Bologna si doveva sottomettere al volere di una sorta di accordo tra il centralismo del partito e la periferia. E Cofferati non poteva non diventare sindaco di Bologna perché la sinistra doveva lavare l’onta Guazzaloca.
    ***
    A sinistra Cofferati non fu solamente assente ma anche molto presente. Non ne abbiamo un buon ricordo perché fece moltissime scelte scellerate ma soprattutto nella città mancò completamente un dialogo con il comune e moltissime decisioni vennero catapultate senza alcuna discussione.
    *
    Capito di essere sgradito al partito locale e alla città Cofferati iniziò a defilarsi divenendo sì assente e lontano. Poi nacque il problema e lo psicodramma della successione e a chi diceva che Cofferati-Bis non andava bene innanzitutto perché Cofferati conosceva più Pechino di Bologna e non si era nemmeno sforzato di conoscere una città che, per la storia della sinistra e dell’amministrazione, andrebbe studiata più che un poco, Cofferati iniziò ad alternare minacce di ricandidature a punture di spillo: Del Bono è meno bolognese di me perché è nato a Sabbioneta, quello là alla fine non è nessuno e via dicendo.
    Cofferati era in grado comunque di imporre una ricandidatura a livello di partito e il partito iniziò a muoversi per vedere se era opportuno ricandidarlo.
    Sul più bello lui fece il passo indietro dicendo che voleva stare vicino alla famiglia.
    **
    Ecco, da lì in poi siamo d’accordo su tutto.

  9. maragines

    splarz: se vai in una emeroteca e leggi le pagine locali di Repubblica leggi un’altra storia.
    Mi ritrovo più in quella di pifo.
    **
    Aggiunta come nota di colore: incrociarlo per Bologna nei giorni di consiglio comunale non era difficile, si muoveva con un codazzo di famigli e assistenti che parevano la metà di mille. Salvo poi più di una volta affermare e prendere decisioni che ti facevano capire che di Bologna non è che conoscesse poco… No, quasi niente invece.

  10. Pingback: Povera Liguria | GiulioCavalli.net

  11. peogbert

    Per chi ricorda il caso anche peggiore della Moretti direi che il post di Sofri e’ più’ su Cofferati che altro. Se vogliamo possiamo parlare dell’andazzo italiano di gente che si candida al Parlamento Europeo e dopo un anno o anche meno se ne va. A sinistra fanno compagnia a Moretti e Cofferati (se vinceranno primarie e elezioni) D’Alema, Letta, Bersani, Santoro… e tanti altri. E’ un malcostume italiano (chi si ricorda del mitico Malfatti presidente della commissione europea che si dimise per il parlamento italiano?) che contribuisce non poco allo scarso peso che abbiamo in Europa.

    Il tema pero’ e’ quello se Cofferati – da politico – ha fatto qualcosa che ha lasciato il segno. La risposta e’ no. Deludente a Bologna dove ha fatto perdere 5 anni alla città, del tutto irrilevante a Bruxelles – data anche la conoscenza scarsa di lingue straniere. Può imprimere una ‘svolta’ alla Liguria tra i suoi 66 e 76 anni (se pensasse a un secondo mandato)? Probabilmente no. Aiuterebbe a costruire la classe dirigente di cui la Ligura ha bisogno? Ancora più’ probabilmente no.

    Spero che i liguri lo mandino a casa a fare il papà.

  12. cinziaopezzi

    posso dire solo una cosa, oltre al fatto che in effetti l’argomento sembra essere cofferati, a giudicare dal titolo, in piemonte invece c’è chiamparino e tutto potrebbe andare quasi bene

  13. sinistralirica

    Analisi ineccepibile. “Rottamazione” è un neologismo orrendo e pure un po’ volgare. Ma l’operazione credo vada completata il più in fretta possibile.

  14. giovanni drogo

    Cofferati è stato un sindaco inverecondo. Da qualsivoglia angolazione si intenda valutare la sua opera, essa è stata di disarmante squallore. Questo giudizio accomuna tanto chi aveva aspettative alte (io) che chi non le aveva.
    L’aspetto più penoso della già triste vicenda è che l’uomo (con “u” decisamente minuscola) iniziò a ricattare il partito finchè non gli fu assicurato il posto a Bruxelles. E’ da questa urgenza che iniziò il tentativo di sabotaggio (iniziale) della candidatura DelBono (il suo successore…per breve tempo). Caso vuole che le dichiarazioni al vetriolo contro il successore cessarono nell’esatto istante in cui ottenne la candidatura al Parlamento UE.
    E’ scappato da Bologna quando il partito aveva già stampato i volantini per la rielezione, rendendosi protagonista di una operazione squallida come poche – resa indigeribile dal fatto di volerla fare apparire al contrario frutto di una scelta di vita “controcorrente”.
    Ottima analisi del peraltro direttore.

Commenti chiusi