Chi sono i buoni?

Una storia laterale che fa impressione, tra le tantissime che escono dai documenti dell’inchiesta su “Mafia Capitale” – come la chiamano gli stessi magistrati – è quella che provo a riassumere e sintetizzare come segue.
Dicono i rapporti dei ROS, con estesa documentazione, che a un certo punto Salvatore Buzzi – uno dei due “capi” dell’organizzazione – cerca di costruire una “campagna mediatica” per fare pressione nei confronti di una sentenza del TAR del Lazio che dovrà decidere se accogliere o no un ricorso contro un appalto ottenuto da una “sua” cooperativa. Questa campagna comprende: un’intensa collaborazione con il quotidiano il Tempo, il tentativo di avvicinare altri giornali, e una collaborazione anche con alcuni deputati per ottenere un’interrogazione parlamentare.
Di questo e delle imbarazzanti implicazioni di questi traffici per chi vi partecipa si è scritto molto in giro.

Ma guardiamo ora il merito dei traffici e il contenuto della campagna costruita da Buzzi e offerta a giornali e politici. Il TAR ha sospeso l’assegnazione di un appalto per la gestione di un Centro per rifugiati nei confronti della cooperativa di Buzzi, dopo un ricorso di due concorrenti allo stesso appalto. Buzzi ha scoperto, con l’aiuto di una sua sodale ex assessore e viceprefetto aggiunto, Paola Varvazzo, che una giudice del TAR coinvolta nella decisione – Linda Sandulli, 70 anni – è socia per circa un terzo di un’azienda la cui quota maggiore è di suo marito, azienda che ha avuto a suo tempo un appalto minore per dei lavori allo stesso Centro per rifugiati di cui si parla.
Buzzi la chiama – e un po’ lo si capisce – “una bomba”.

Tutto quanto è ampiamente confermato sia dal rapporto del ROS, che dalle ricerche fatte da una giornalista del Tempo in collaborazione con Buzzi (collaborazione che supera ampiamente il distacco e l’obiettività dovuti, ma lasciamo stare). Al TAR insomma, c’è una giudice che prende decisioni su una materia su cui lei e suo marito hanno avuto e potranno avere palesi conflitti di interesse privato. Forse nessuna violazione di nessuna regola – apparentemente, anche se più tardi un’interrogazione ci fu – ma una condizione di spettacolare inopportunità, che appare nelle pieghe di questa storia, e per di più sollevata dalla banda dei criminali.

Riassumo: c’è una giudice che ha un conflitto di interessi. Nessuno si era posto il problema prima. Lo scopre una banda di delinquenti danneggiata dalla giudice, e la banda di delinquenti fa ricerche e indagini e un piccolo scoop giornalistico. La banda di delinquenti va quindi da un giornale e spiega i propri interessi chiedendo aiuto in cambio dello scoop (oppure va’ a sapere in nome di quali rapporti). Il giornale fa uscire la storia, curando al tempo stesso gli interessi della banda di delinquenti, come descritto in molte pagine della documentazione del ROS.

alle successive ore 22.18, [la giornalista del Tempo] contattava Salvatore BUZZI e chiedeva conferma, al fine di esaudire una richiesta formulatale dal “direttore”, della formale partecipazione della SANDULLI ai pronunciamenti su cui si intendeva rivolgere l’attenzione mediatica; l’uomo precisava che si trattava di una partecipazione piena e qualificata, avendo ella presieduto il collegio giudicante. Gli accordi intercorsi miravano a porre in luce inizialmente i soli primi due pronunciamenti, affinché la gestione della notizia da parte della Eriches apparisse consequenziale e quella del quotidiano originaria (“dopo che farai quest’articolo noi domani faremo il comunicato e diremo che non si è astenuta nemmeno sulla nostra!”): infatti, sul finire della conversazione, il BUZZI si sincerava che l’articolo in uscita non esprimesse la posizione della Eriches (“noi non compariamo, no, tanto…? […] invece domani interveniamo pure noi”), ricevendone assicurazione (“no no no no tranquillo, non ci siete proprio”).
La mattina del 19.03.2014, allorché era stato pubblicato l’articolo in questione, alle ore 11.50, [la giornalista del Tempo] contattava Salvatore BUZZI e gli chiedeva se fosse soddisfatto del suo pezzo (“ma andava bene l’articolo, vero?”). Il BUZZI, oltre a complimentarsi (“sì, perfetto, sei bravissima”), le segnalava il comunicato frattanto diramato dalla cooperativa; la donna assicurava che, una volta letto il comunicato, ne avrebbe parlato “col direttore” e gli avrebbe fatto sapere.

E comunque, alla fine, non succede niente: Eriches perde l’appalto, Sandulli resta al suo posto con la sua impresa. Hanno vinto i buoni? Chi sono i buoni?

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro

4 commenti su “Chi sono i buoni?

  1. johndoe

    Si può pensar male di tutti e di ognuno, ma perchè le cose funzionino si deve aver fiducia nel sistema. Vediamo che ci sono inchieste su chiunque e su qualunque cosa, qualcuno viene assolto e qualcuno va in galera. Polemiche a non finire ma funziona così ovunque. L’eccezione qui da noi, nella patria del diritto, è che quando si arriva ad un magistrato non se ne sa più nulla.
    La solita vecchia storia del cane che non mangia cane, di chi controlla il controllore, ritornelli di frasi fatte e ormai senza speranza.

  2. maucirano

    Si, ma dello scoop fatto dai criminali e dal giornale se ne è verificata la veridicità? Perché ci vuole un secondo a inventarsi una balla, tanto te ne chiederanno conto solo mooooolti mesi dopo, è successo più volte in questi anni.

  3. piero.vereni

    Caro Luca, per una volta è facile rispondere alla tua domanda: i buoni sono gli “oggetti” di tutto questo smaniare, vale a dire i “rifugiati”, i “rom”, i cittadini in “emergenza abitativa”. Forse è la volta buona che si comincia a rappresentarli come persone, sarebbe già un grande passo in avanti. Grazie del tuo lavoro di scavo (ma sulla giornalista [perché la tieni anonima?] ce ne sarebbero da dire altre, altro che “lasciamo perdere”).

  4. Qfwfq71

    La domanda posta così, forse volutamente, è fuorviante perchè vuole vedere tutto in bianco o nero.
    Domani scopriremo che i dipendenti della cooperativa che ha vinto l’appalto, in realtà sono tutti bravissimi, onestissimi e svolgono un ottimo lavoro presso il centro.
    Questa inchiesta li danneggierà perchè si bloccheranno tutti i pagamenti, e allora non è giusto che su di loro ricadano le colpe di pochi che hannoo sbagliato, allora qualche politico dovrà trovare una soluzione, ecc.

    La domanda dovrebbe porsi così:
    “Chi sono i meno buoni?”

    Così, rileggendo l’articolo, il conflitto di interessi del giudice sembra un poco meno grave; nullo se si dovesse scoprire che la stazione appaltante non era la stessa.

Commenti chiusi