L’uomo moderno che si tatua

Quando vedo braccia come quelle di Icardi mostrate su tutti i giornali di oggi – o le pubblicità di Valentino – penso sempre alle parole di Adolf Loos, grande e rivoluzionario architetto e designer modernista, insofferente dei conformismi e degli ornamenti inutili e imbruttenti.

“L’uomo moderno che si tatua è un delinquente o un degenerato. Vi sono prigioni dove l’ottanta per cento dei detenuti è tatuato. Gli individui tatuati che non sono in prigione sono delinquenti latenti o aristocratici degenerati. Se avviene che un uomo tatuato muoia in libertà, significa semplicemente che è morto qualche anno prima di aver potuto compiere il proprio delitto”

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20 commenti su “L’uomo moderno che si tatua

  1. piero.vereni

    Caro Direttore, dall’alto della mia pelle virginale, dico che questa è una citazione obsoleta. Loos diceva quel che riporti all’inizio del Novecento. Un altro mondo, un altro senso per i tatuaggi. Prova a chiedere cosa ne pensa invece il Baricco dei “Barbari”, che descrive con accuratezza non tanto i tatuaggi (non ricordo passaggi espliciti) ma piuttosto il quadro generale dentro cui la rapidità del navigare in superficie sul mondo si accompagna con la finta permanenza dell’incisione che (sempre in superficie) si fanno i post-moderni (o tardo-moderni, o barbari, peraltro).

  2. Benedetta

    Senza scomodare grandi nomi né elencare chi tra noi lettori è tatuato o meno mi sembra che lei abbia seguito un sillogismo sciocco.
    Icardi si è comportato da cretino, Icardi è tatuato, quindi chi è tatuato si comporta da cretino.
    Sebbene io creda fortissimamente che Lei abbia scritto in preda a uno sfogo momentaneo è difficile per me non seguire il seguente sillogismo.
    Sofri ha scritto una cretinata, Sofri è un giornalista, quindi i giornalisti scrivono cretinate.

    Fortissimamente desiderosa di non aver mai letto il Suo intervento

  3. Luca Sofri

    Caro lettore, temo che tu e alcuni altri su Twitter abbiano preso una mia associazione mentale – Loos a inizio Novecento e la corrente inclinazione al tatuaggio – come una richiesta di arresto immediato per chi abbia un tatuaggio. Non dico di essere un estimatore dell’estetica del tatuaggio, ma a tanto non arrivo. Credo si potesse capire, ma invece forse sbaglio io.
    Quanto a chiedere a Baricco, prova pure tu a chiedergli dei tatuaggi. Sul resto dei “Barbari” io ho dissertato abbastanza da essere stato insultato anche troppo dagli antibaricchiani professionali. Tatuati e no.

  4. Luca Sofri

    Benedetta, il sillogismo è tutto suo. Le considerazioni conseguenti le faccia lei: io di Icardi non ho nessuna opinione, tatuaggi a parte. Nè farò sillogismi sbrigativi in base a questo suo commento.

  5. alessandro zannoni

    leggo il suo post, poi leggo le sue risposte ai commenti, e la trovo un po’ confuso.
    cosa voleva dire, signor sofri?

  6. piero.vereni

    Caro Direttore, d’accordo con te nell’evitare di sillogizzare Benedetta, ma mica t’ho detto cotica, eh. Quello su Baricco era un assist servito, conoscendo le tue letture. E poi manco ce l’ho, twitter.
    Però anche tu, se vuoi che non trasformino i tuoi post in sillogismi spuri, magari evita titoli aristotelici (il singolare maschile per l’intera specie) e incipit “quando X, sempre Y”.

  7. Luca Sofri

    Veramente l’ha scritta Loos. Io, rispondo anche a Piero, ho titolato citando Loos, come faccio spesso con cose che cito, e confermo QUEL sillogismo: quando vedo gente molto tatuata penso sempre alla frase di Loos. Che si voglia anche mettere in discussione i miei riflessi di memoria mi pare una presunzione un po’ eccessiva.
    Poi che reazioni abbia evocato un post in cui scrivo “quando vedo un tatuaggio mi torna in mente una cosa che lessi anni fa su un libro”, è il vero tema che mi sta affascinando.
    p.s. se avessi voluto scrivere “i tatuaggi mi fanno schifo”, lo avrei fatto già molti anni fa, e senza grandi difficoltà.

  8. Giorgio.Brancia

    Mah… sempre con rispetto e scusandomi in anticipo per il linguaggio, faccio io una citazione molto più bassa: “il mio nome è Gerda, e non è con le chiacchiere che uscirai da questa merda”. In altre parole, mi sembra che lei stia aggirando un pò la questione, che forse è più semplice: nel suo post appare evidentemente allineato con le parole di Loos (che poi non sia così, è un altro paio di maniche), da lì, la caterva di commenti. Ovvio che chiunque capisca che lei non voglia mandare in galera nessuno, ma è inevitabile che, comunicando il suo “schifo” per i tatuaggi in questi termini, in un paese così “ricco” di tatuaggi, qualcuno possa dissentire (in questo senso, non mi pare un tema granché “affascinante”).
    Oh, poi se è vero che quando vede un tatuaggio pensa alla frase di Loos in maniera assolutamente asettica, senza condividere o, al contrario, senza distanziarsene, bé forse dovrebbe approfondire un pelino di più il suo post!
    Scusi/ate la lungaggine!

  9. Luca Sofri

    Ok, mettiamola così. C’è una frase di Loos in cui mi imbattei all’università e che mi è rimasta nella memoria. Mi viene in mente quando vedo gente molto tatuata, come Icardi, di cui non so niente. La incollo sul blog, senza aggiungerci niente di mio. Qual è il problema?
    Non c’è? Il post è ok?
    Ok, allora se volete ora aggiungiamo che a me non piacciono i tatuaggi, nella mia testolina, cosa che mi tengo per me (e pure potrei anche dirlo, no?). Questo fa sì che all’improvviso il post non sia ok?
    Oppure, facciamo che a me non piacciano i tatuaggi e per questo mi diverta la frase di Loos esagerata, spietata ed estrema, ed evidentemente datata: il problema qual è?
    Che a qualcuno invece piacciono i tatuaggi? E quindi io non dovrei citare Lincoln che dica “odio il mare”, perché qualche amante delle spiagge si inalbera?
    A me sembrate un po’ fuori e litigiosi: se posso permettermi di esprimermi sui pensieri dei presenti con la stessa presunzione con cui i presenti si esprimono sui miei.
    Con affetto, eh. Ma fuori e litigiosi.
    Poi magari ha ragione il Papa e io dovevo stare attento a non offendervi la mamma: “è normale”.

  10. stregaamelia1

    È che uno quando legge un post si aspetta in cui c’è una citazione si aspetta di trovare o la condivisione della sostanza di quella citazione o la presa di distanza, lei invece cita per il puro suo piacere di citare… Perché?

  11. cinziaopezzi

    ha ragione sofri
    sicuramente
    dare per scontato che la citazione implichi condivisione
    dipende da schemi mentali e abitudini colloquiali, non è un fatto certo,
    inoltre disturba, rende difficile la comunicazione.

    quando leggo una discussione in cui la gente si fraintende a oltranza,
    e i tentativi di chiarimento peggiorano la situazione,
    penso sempre al corso di comunicazione che ho fatto trent’anni fa,
    dove ho capito l’importanza di chiedere chiarimenti.

    e nonostante non sia merito mio, mi sento comunque
    sempre superiore
    grazie a tutti

  12. jacopo ghilardotti

    Ricordo un dibattito in televisione, anni fa, fra Eleonora Giorgi e Elenoire Casalegno. La prima (classe 1953, non tatuata) chiedeva alla seconda (classe 1976, tatuata) perchè avesse tanti tatuaggi; la seconda rispondeva parlando di usanze tribali. Ma noi non viviamo nelle tribù, replicava la Giorgi. A me, vedendo il filmato di Icardi e Guarin, è venuta nostalgia soprattutto di un altro calcio (non lontanissimo, 15, 20 anni fa – anni luce), fatto di gente più attenta allo stare in campo come si deve, che alla propria cresta e ai propri tatuaggi. Sembra che il corpo serva a questi solo per essere riconoscibili alla playstation. Mi è venuto in mente Marco van Basten, vedete un po’ voi. Quanto a Loos, il fatto che abbia scritto Ornamento e delitto non significa che intendesse mandare in galera tutti gli arzigogolatori. Sceglieva da che parte stare, ecco tutto. Io sto con Loos, Eleonora Giorgi e Marco van Basten.

  13. Giorgio.Brancia

    Direttore, forse lei confonde quello che si sta scrivendo qui con quello che le dicono/urlano sui social. Non sia “litigioso” e “un pò fuori” , la prego. Commentavamo un suo post (se non vuole esser commentato, interpretato, discusso, non posti), condividevamo opinioni (almeno per quanto mi riguarda). Perché tutta questa acredine? E perché tutta questa, ma spero di sbagliare io nel leggere, altezzosità. La saluto, in ogni caso, con affetto e stima.

  14. savignyplatz

    Anche per me -per formazione e gusto- è inevitabile pensare al testo di Loos citato da Sofri; proprio non ne posso fare a meno, le persone molto tatuate mi suscitano un immediato senso di repulsione, scusatemi ma è così. Parliamo di braccia, colli, nuche, mani e facce tatuate, non di farfalline sulla caviglia o di decori che tracciano rotte dal fondoschiena verso scontati obiettivi. Poi ci sono le decorazioni seriali, da catalogo, ne ho viste nella bottega della mia manicure (che ormai fa di tutto, dalla depilazione alle Costellazioni famigliari, ai massaggi dell’Aura): tempo fa nelle stessa mattinata -al mare-ho visto due tizie con la Nike di Samotracia tatuata sulal schiena, solo che una ce l’aveva molto più grande dell’altra, un bell’investimento. Detesto quelli fatti male, sciatti, grigiastri e sbiaditi per non parlare di quelli colorati e, più elaborati sono e più li detesto. Non posso impedirmi un lampo di disprezzo per chi si fa tatuare il nome dell’amata/o su qualche lembo libero, salvo poi cancellarlo causa separazione, per poi farsi scolpire subito dopo il nome della nuova o amante, per poi magari riscoprire il primo amore e via di cancellazioni e ricalchi, i polpacci o i glutei come palinsesti mediavali. Devo ammettere però che anch’io -a volte-ho qualche cedimento e penso di farmi tatuare qualcosa. In omaggio a Loos vorrei – con un buon carattere sans serif: PAROLE NEL VUOTO, ma sono molto tentato anche da: CECI N’EST PA UN TATOUAGE (spero che il francese sia corretto)

  15. Steve Romano

    Vedere l’atteggiamento bullesco, minaccioso, pericoloso di questo calciatore e associarlo ai suoi molti tatuaggi è inevitabile; non conoscevo la frase di Loos ma se l’avessi conosciuta mi sarebbe di certo tornata alla mente in questa occasione. L’osservazione che i tatuaggi siano diffusissimi presso la popolazione carceraria è valida anche oggi.

    Che poi Luca Softi abbia anche con i suoi lettori un atteggiamento altezzoso, da «come osate», è un fatto ed è stato sempre così, tanto che fargli osservazione e venirne trattati a pesci in faccia è un automatismo. Mi domando se in realtà costui non sia tatuato… :-)

  16. Paolo

    Mmmh. A me questo post (e la citazione ivi riportata) ha fatto pensare a uno che conosco, che chiamo per celia “Romano Criminale” (a causa di una sua abitudine a spingere troppo col piedino sull’acceleratore) e che è tatuato abbastanza. Vi ho pensato divertito, ed ho pensato a condividere la citazione con una nostra comune amica, così, per sorriderne un po’…

    Mmmhh. Piccolo sondaggio: quanti dei commentatori qui sopra hanno seguito il link e letto per intero il saggio di Loos?

    (l’ho fatto, ed ora ne so di più; del che ringrazio il p.d.d.p*)

    -p.

    * peraltro direttore del post

  17. gianmario nava

    c’è gente becera con tatuaggi beceri (vedi Loos)
    gente becera con tatuaggi sublimi (scelti da qualcun altro)
    gente sublime con tatuaggi beceri (parte di un passato superato)
    gente anonima con tatuaggi seriali (è la modernità, bello…)
    gente sublime senza tatuaggi e gente becera senza tatuaggi (il resto del mondo)
    e poi c’è chi se li fa cancellare, i tatuaggi
    che in generale mi sembrano una spesa inutile

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