In termini di violenza, dolore, paura e concitazione cittadina, quello che è successo oggi a Milano ha abbastanza elementi per essere una storia impressionante. Non dovrebbe venirci la tentazione di riflesso di metterci sopra presunti fenomeni, temi sociologici o allarmi generali, che mettano paura a tutti: come se non ci impressionasse e addolorasse abbastanza che uno abbia ammazzato tre persone, e fosse necessario sentirci in pericolo personalmente.
I media fanno molto questo lavoro – premurarsi di costruirci una paura individuale, implicando che se no ce ne freghiamo – e noi poi diventiamo succubi del meccanismo e ce ne facciamo ingannare. E quindi su quello che è successo oggi circola già la questione che siamo tutti strozzati dalla burocrazia, oppure la questione che dei terroristi islamici ci sgozzeranno, o quella del “clima” intorno alla magistratura. Un allarme, due o tre. Ma quello che è successo è un terribile fatto di cronaca di cui è protagonista e responsabile una persona che non ha saputo reagire in maniera equilibrata e umana ai guai che gli sono capitati o in cui si è messo. È una storia terribile, non abbiamo bisogno di confezionarla diversamente per farla essere terribile. Non dovremmo avere bisogno di alzare l’asticella dell’eccezionale: è già eccezionale così.
E persino la questione della sicurezza, su cui tutti abbiamo subito reagito: “come ha fatto a entrare armato nel tribunale?”. Ed è in effetti inquietante e assurdo, ma contemporaneamente plausibile e fortunoso. E allora usciamo dai riflessi e chiediamoci: sarebbe stato diverso se una persona violenta e turbata avesse ucciso tre persone in una scuola, o in un ospedale, o in un ufficio dell’anagrafe, posti in cui si entra senza controlli o metal detector all’ingresso?
No, non sarebbe stato diverso: ma non avremmo potuto accusare i controlli falliti. Avremmo dovuto trovare altri allarmi per sentirci coinvolti, e probabilmente li avremmo trovati. In ogni storia c’è un allarme, se lo si vuole trovare. Due o tre.
Non è un problema di accusare qualcuno o chiedersi come siano evitabili questi eventi. Il punto è che pressaposchismo, sciatteria e regole bizzarre ha fatto sì che in un luogo teoricamente superprotetto un uomo armato sia entrato indisturbato. Qualcuno poi ha giá avviato la litania sulla carenza di risorse e sulla esternalizzazione dei servizi come se il rispetto delle regole sia il corollario di un salario adeguato o delnome del datore di lavoro.
Certo non era avvenuto all’interno di un tribunale ma davanti ad un portone di casa, ma qualcosa di altrettanto terribile a Milano era accaduto il 17 maggio 1972 – tra trentasette giorni saranno trascorsi 43 anni – con l’assassinio del Commissario Calabresi.
Qui si tratta di vendetta per motivi economici, lì, si disse, di vendetta per motivi politici.
In tutti e due i casi si à trattato di terribile uccisione di persone.
Ad ogni evento “terribile” la stampa trova la maniera di rappresentare un evento ecezionale come una problema generale.
L’opinione pubblica, istigata nelle sue paure, viene portata a chiedere azioni e isposte da aprte delle istituzioni.
Le istituzioni reagiscono; le opposizioni mettono carne sul fuoco; le maggioranze avrebbero il compito di minimizzare: “si tratta di un evento eccezionale, il sistema funziona, non è possibile pretendere che copra il 100% delle situazioni, è umano che qualcosa sfugga al controllo”…. avrebbero il compito….
Intanto l’opinione pubblica si agita, l’opposizione insiste, la stampa deve vendere, e qualsiasi ragionamento di natura minimamente razionale scompare dietro le grida di allarme.
Se poi si tratta di un evento particolarmente eclatante che ha coinvolto molte persona (un terremoto, un attentato, un incidente, ecc.) ci sono sempre vittime e dolori da consolare; vagli a spiegare che in fondo la statistica dimostra che siamo nella norma; che in casi come questi una minima percentuale di incidenti può capitare; che il costo sociale pre garantire matematicamente la sicurezza da tutte le casistiche sarebbe comunque troppo alto; la gente vede loro, le vittime, e quelle sono reali; non vede le case che hanno retto al terremoto o gli areei che sono arrivati a destinazione senza incidenti.
Finisce che le maggioranze si cagano in mano (per usare un termine tecnico), iniziano a sudare freddo: “dobbiamo dare un segnale forte alla nazione! dobbiamo agire! siamo o non siamo decisionisti!”
Finisce che la maggioranza agisce emettendo una bella grida manzoniana: “inaspriamo le pene, aumentiamo i controlli!”
Il problema resta, anceh perchè in genere alcune casistiche sono ineliminabili (si può impedire a un pazzo di impazzire mentre è alla guida di un aeroplano? si può impedire allo stesso pazzzo di sparare alla folla fuori dal tribunale?), ma tutti poi sono felici e contenti…. fino al disastro successivo
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