Ne ho già scritto (un libro, persino) in più occasioni, quindi vi risparmio tutta l’esposizione su come l’informazione italiana vada costruendo una leggenda autoassolutoria per cui le notizie false diffuse presso gli italiani, e dagli italiani registrate, siano “colpa di internet”, piuttosto che del livello bassissimo di accuratezza e verifica dei media italiani. È come voler sostenere che se vi dicono al bar che gli asini volano e voi lo scrivete in prima pagina, è colpa del bar.
Oggi c’è un altro plateale esempio di questa costruzione di alibi, e della fragilità dell’alibi, sulla Lettura del Corriere della Sera. Associata alla recensione/intervista di un libro intitolato “Le menzogne del web” (del cui autore si cita però l’aver sbugiardato le menzogne di un giornalista di un noto settimanale, non “del web”, vedi un po’) – recensione/intervista corretta e inappuntabile – c’è una grafica intitolata “Le 10 bufale più clamorose di internet” (ripresa da un articolo del 2006, direi).
Ora, è vero che “internet” è fatta in gran parte delle informazioni diffuse dai media ufficiali e dalle testate giornalistiche, ma proprio per questo sarebbe più credibile che le suddette testate non diluissero in “internet” le loro responsabilità. Ho fatto una ricerca rapida solo degli ultimi esempi citati nell’illustrazione come “bufale più clamorose di internet”.
– i gattini bonsai su Repubblica, per esempio.
(la foto è di Paolo Attivissimo)
– il social network per ubriachi su Panorama, per esempio.
– ricaricare iPod con una cipolla su Repubblica, per esempio (poi cancellato).
– la morte di Bon Jovi sul Corriere, per esempio (smentita, ma nella URL resta morto: e come in molti altri casi, presentata come vera nell’incipit, così gira su Google).
Poi come prima delle “bufale più clamorose di internet” è citata “La sindrome di Morgellons”, malattia non riconosciuta, teorizzata da alcuni medici, ma sospettata di essere in realtà equivocata per altre patologie. Tema complesso e discusso da anni, e di cui lo stesso Corriere si è occupato più volte, trattando la malattia come possibile e reale. Ora sul Corriere è diventata addirittura “bufala più clamorosa di internet”.
Di internet.
Credo che la parola chiave per definire le differenze tra le bufale in rete e quelle sulla carta stampata sia RESPONSABILITA’ DELL’UTENTE.
Una bufala può circolare indifferentemente sui diversi media e certamente in rete ha una amplificazione molto maggiore e molto più incontrollabile.
Io che sono un singolo individuo ho però la possibiltà, e quindi la responsabilità, che prima non avevo, di verificare subito se una notizia è vera.
Alla fine se i giornalisti non sono in grado di verificare, non è più un mio problema.