Nell’interessante libro di Alessandro Gazoia trovo tra l’altro la traduzione di un famoso discorso del giornalista del Washington Post David Broder, quando gli diedero il premio Pulitzer, che è perfetto e illustre precedente del discorso sull’implicito inganno che è il giornalismo.
Invece di promettere «Tutte le notizie che vanno stampate» [motto del New York Times], vorrei che dicessimo – ancora e ancora, sin quando lo si capisca davvero bene – che il giornale che arriva sulla tua porta di casa è una interpretazione parziale, frettolosa, incompleta, inevitabilmente difettosa in qualche parte e inaccurata di alcune delle cose sentite nelle passate 24 ore – distorte, nonostante i nostri migliori sforzi di eliminare i rozzi pregiudizi, dallo stesso processo di compressione che ti consente di raccoglierlo dalla porta di casa e leggerlo in un’ora. Se lo volessimo definire in modo più accurato, dovremmo immediatamente aggiungere: ma è il meglio che abbiamo potuto fare nelle presenti circostanze, e torneremo domani con un’edizione corretta e aggiornata.
p.s. il libro di Gazoia lo presentiamo a Milano alla libreria Verso il 10 marzo.
Però mettere un motto del genere significa di partenza dire che il giornalismo vola basso,e non ambisce a dire la verità delle cose.Il giornalismo deve essere il migliore possibile,questo è l’obiettivo.I compromessi al ribasso lasciamoli fare agli americani che,tra l’altro,da decenni ci danno lezioni su come e cosa deve fare un buon giornalista della carta stampata,che è poi quella da cui discende tutto il resto,fino all’ultimo blogettino incolore di gossip…
Credo che sia un discorso che andrebbe applicato al 99% delle professioni.
escluderei solo i chirurgi, solo perchè ammetterlo pubblicamente è veramente eccessivo
mi sono permesso di parafrasare con la professione delgi architetti
http://www.amatelarchitettura.com/2016/03/il-meglio-che-si-poteva-fare-architect-version/