Mentre formulavo per l’ennesima volta il pensiero “guarda ‘sti cretini, che pensano di combatterlo e fanno il suo gioco”, immaginando di scrivere anch’io sul video di quelli che hanno distrutto il libro di Matteo Salvini, mi sono fermato a chiedermi: ma questa cosa di non dire “vergogna!” – che sappiamo che non funziona con questi – e invece sottolineare l’inefficacia e anzi la controproducenza (sic) dicendo “che stupidi, Salvini sarà contento”, quante volte l’abbiamo già fatta in casi simili? Ed è mai servita a qualcosa? E per quanto stupidi siano, pensiamo forse che una cosa così ovvia sia per loro così impensabile?
Come ha detto oggi un mio amico, questa è una partita “win-win” per entrambe le parti: vincono tutti e due. I fessi dei libri strappati sono a loro volta contenti della stessa esistenza di uno come Salvini e del fatto che si manifesti, di persona o via libro. Li legittima, dà loro un senso, permette di costruire teorie ed esistenze. Se esce un libro di Salvini, o se Salvini passa dalle loro parti, gli balena un lampo di eccitazione felice nelle pupille, non di indignazione e preoccupazione: “you made my day!”. Della pubblicità gratuita che hanno generato per il libro di Salvini (primo, oggi: in Rizzoli farebbero i trenini, se non avessero altri pensieri) non si rammaricano per niente, anzi: hanno generato pubblicità per se stessi e soprattutto attenzione sulla loro presunta contesa con Salvini. Chi vinca non è importante (non vince mai nessuno davvero), e Salvini è un alleato, non un nemico: come nel wrestling, in cui l’obiettivo non è vincere ma attirare l’attenzione del pubblico e coinvolgerlo, e l’altro è un comprimario, simile, complice.
Già, mi sono chiesto: ma se entrambi vincono, che problema c’è, chi perde? (sono suddito di un meccanismo mentale per cui tutto debba essere a somma zero, sempre).
Perdo io, mi sono detto. Perdiamo noialtri che non siamo quella cosa lì. Non è “sinistra contro destra”, è fanatismo violento e buzzurro contro misura, ragione e intelligenza. È ideologia radicale contro dubbio. Eccetera. Quando si picchiano sul ring Salvini e antisalviniani, la gran parte di noi non va da un’altra parte a fare cose migliori, ma si avvicina al ring e decide con chi stare, partecipando allo spettacolo costruito apposta: persino quando decidiamo di stare – stavolta – contro gli antisalviniani pur essendo noi stessi antisalviniani. Ci siamo fatti fregare un’altra volta: siamo nel circo. Stiamo pagando noi quello che Salvini e antisalviniani, sul palco, stanno incassando.
Anche con questo post? Sì, certo: con l’attenuante di provare a essere di insegnamento – almeno per me stesso – in futuro.
Ma è ancora un’altra cosa quella che volevo dire: lo scenario che ho descritto non è nuovo per niente, anzi. A un certo punto, nella storia italiana, fu chiamato “degli opposti estremismi”. Nella sua prima accezione, però, “la teoria degli opposti estremismi” prevedeva che proprio la paura di tanta violenza radicale espressa da una parte e dall’altra conducesse le maggioranze ad allontanarsi dagli estremismi e muovere verso la protezione e rassicurazione di idee e politiche più di centro. Dovrebbe essere incoraggiante – al di là del deteriore esempio di quei tempi, in cui il centro politico non era proprio ammirevole – poter pensare anche oggi che gli estremismi alla fine facciano il gioco della misura, della ragionevolezza, della capacità di analisi e giudizio, di chi dica “ma io, voglio davvero essere una di queste due cose qui?”.
Invece oggi la teoria degli opposti estremismi ha ribaltato il suo senso: la maggioranza delle persone non ne è più spaventata, ma attratta. E la moderazione di pensiero, di scelta, la conspevolezza della complessità, sono giudicati dai più sinonimi di viltà, indifferenza (una volta ne parliamo dei danni fatti dagli abusi superficiali di quella oggi mediocre frase di Gramsci), privilegio, mancanza di personalità: pensare, non va più di moda, molto meno di dire e fare. Dire e fare, continuamente.
E così, appena vediamo il video, ritwittiamo quanto è cretino il video (pure io), e Michele Serra va persino a comprare il libro, eccetera. Stare fermi non sappiamo, starne fuori non sappiamo. Wrestling.