Turarsi il nez

La questione dibattuta (più con risentimenti e sfoghi che con riflessioni serie) della scelta di Mélenchon e dei suoi sostenitori di non votare Macron, concorrendo a una possibile vittoria di Marine Le Pen, non ha niente di nuovo, per quanto cerchiamo di ravvivarla con grande produzione di editoriali, commenti, post, tweet, eccetera. Che dicono tutti la stessa cosa, alla fine: se la scelta secolare del turarsi il naso e votare X si applichi in questo caso, o no. Per alcuni Macron è una turata più insopportabile della vittoria di Le Pen, per altri no. Se Macron fosse per loro un po’ più tollerabile, i primi forse lo voterebbero, se Le Pen fosse per loro meno spaventosa, forse i secondi non voterebbero Macron per evitarla.

Insomma, non c’è nessun grande principio in ballo, né regola universale: ogni voto ha una parte di convinzione e una parte di sacrificio e dubbio, e ognuno pesa le due parti col suo metro, non con quello degli altri. Chi non vuole votare Macron ovviamente “sa distinguere tra Macron e Le Pen”, come chi rinuncia alla cena perché ha davanti solo un piatto di vermi o una prugna coperta di muffa: la differenza tra vermi e prugna la vede.
Attribuire a chiunque a sinistra non voglia votare Macron un capriccioso egoismo infantile è altrettanto infantile, supponente, e incapace di sensibilità per le riflessioni e i dubbi altrui: e la storia delle elezioni è fatta ogni volta di contesti come questo (Trump ha vinto anche perché molti elettori di Sanders non hanno votato Clinton, e ne hanno estesamente esposto le ragioni; il M5S vincerà anche grazie a chi non vorrà votare Renzi; eccetera. E se a un ballottaggio andassero Di Maio e Berlusconi, cosa chiederemmo? Meloni e Salvini? Chi ferma chi?).

Ma c’è una cosa che va oltre queste ovvietà – trascurate – e la capacità di accettare opinioni di voto diverse dalle proprie: una cosa che continuerò a scrivere ogni volta che questo tema del turarsi il naso si pone.

Non credo alla retorica dell’emergenza, quella per cui a ogni elezione arriva qualcuno e cerca di convincerti che “stavolta” la situazione è straordinaria, che non è tempo per sottigliezze e grandi progetti, perché i fascisti sono alla porte, e bisogna turarsi il naso, bisogna adattarsi, c’è un nemico da fermare, “stavolta”. E chi gli dà retta dice “ok, li voto, ma è l’ultima volta”. Ogni volta.
Questa retorica è stata non solo fallimentare, ma addirittura complice dell’inesistenza di progetti nuovi, alternativi, convincenti, adeguati ai tempi. A forza di seguirli, abbiamo mantenuto gli status quo di cui ci diciamo scandalizzati, abbiamo prodotto uova marce oggi, e siamo sempre rimasti senza galline domani, dopodomani, e per le generazioni che verranno.

Quindi in estrema sintesi la metto così:

è a forza di chiedere di turarsi il naso che si è creata Marine Le Pen

La logica del “meno peggio”, il ricatto morale sulle conseguenze, l’adattarsi a un’offerta scarsa, sono da sempre l’arma vincente delle politiche povere, pigre, mediocri, e delle scelte di persone inadeguate e indigeste. I primi responsabili dei fallimenti dei partiti e dei progetti politici (con esteso concorso di elettori disinformati e mezzi di informazione sventati) sono i leader dei partiti e dei progetti politici: che chiedono sempre il conto dei loro fallimenti e delle loro offerte insoddisfacenti ai loro elettori, “perché se no vince coso”, e dopo però si dicono legittimati da quel voto col naso turato, e continuano sulle stesse strade. Se Macron perdesse, e prendesse meno voti di una signora fascista, sarebbe colpa di Macron: non degli elettori di Mélenchon. Se vincesse, la sua maggiore forza non si sarebbe dimostrata il suo progetto, ma avere una signora fascista come avversaria.
Per chi vuole opporsi a una Francia come quella di Macron, le scelte oggi sono due: votarlo (con le buone ragioni del turarsi il naso) e rinunciare per un bel po’ a un’alternativa, oppure non votarlo perché si costruisca una cosa alternativa nel centrosinistra, e adattarsi a un mandato Le Pen, e la responsabilità conseguente (come hanno fatto con Trump i sostenitori di Sanders).

Non so cosa farei io, non parlo a nome mio, probabilmente voterei Macron, per cui non ho entusiasmi ma neanche grandi allarmi. In ogni occasione del passato mi sono turato il naso oppure no, appunto, ponderando. Ma ricordiamoci che quando ci si tura il naso ci si difende ma ci si arrende: e che la scelta è ogni volta tra guardare i pericoli immediati o le mediocrità perenni, ed entrambe le cose hanno ottime ragioni.
Certo, così non si litiga e non ci si sente migliori degli altri, capisco.

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