Massimo Mantellini ha notato con soddisfazione come un suo post sul blog di alcuni mesi fa abbia avuto ancora ieri molte visite, concludendo che la capacità di permanenza e di guadagnare nel tempo nuovi lettori da parte dei post sui blog è molto maggiore e gratificante di quella sui volatili social network. È una valutazione che mi interessa perché avevo fatto tempo fa una riflessione simile addirittura rispetto alla piattaforma simbolo della “permanenza”, quella della carta e del “libro che rimane”.
Mi capita qualche volta che qualcuno – editori o amici – mi suggerisca di scrivere un libro, per “dare un senso” e “concretizzare” le molte cose che scrivo online, e mostrarle a “un numero maggiore di lettori”, “perché restino”. Una volta rispondevo che sono pigro e non sono tanto capace di applicarmi su un lavoro di impegno e tempo così esteso e assiduo. Adesso spiego loro che le loro ragioni non valgono più e sono invertite: se c’è un posto dove quello che scrivo “resta” e “raggiunge più lettori”, è internet. I libri spariscono dalla vendita e dall’attenzione – e dall’esistenza – dopo pochi mesi, o pochi anni al massimo (salvo rare eccezioni): ne escono a centinaia ogni mese, e se non vi passano sotto il radar subito, non esisteranno mai più. Vi ricordate il successo – molto pompato – che ebbe quel libretto “Indignatevi”? Cos’era, due anni fa? Oggi è quasi impossibile che un giovane che non ne abbia ricevuto notizie allora ci si imbatta di nuovo. Mentre grazie ai social network e ai link e a Google, cose pubblicate online anche dieci anni fa continuano a trovare nuove attenzioni e tornare a essere lette. Questo post, con buona approssimazione, sarà letto da circa diecimila persone: è un numero che sarebbe considerato un buon successo per un saggio di qualunque autore di non grandissima fama come me (il mio libro Un grande paese ha venduto poco di più), e che rende economicamente sempre meno. E questo post, sarà ancora ricircolato tra un anno, tra due, tre (se non altro per rinfacciarmi di quanto poco ci avessi preso di fronte al grande boom dei libri del 2017).
Ho riattivato solo da una ventina di giorni gli analytics su questo blog, che avevo a lungo trascurato per investire le mie attenzioni sul più esteso andamento del Post. Così oggi, spinto dai tweet di Mantellini, sono andato a vedere quali miei vecchi post siano ancora letti ogni tanto, e il risultato è impressionante anche per me che avevo formulato così a occhio quel ragionamento.
Ho tolto le prime 27 posizioni occupate da post nuovi o che avevano avuto un qualche rilancio recente a me noto (ciascuno dei primi tre, per dire, ha avuto più lettori dei tre libri che ho scritto messi insieme), e per ragioni di lunghezza incollo qui solo l’inizio e la fine della lista che rimane. La quale dice che negli ultimi ventidue giorni ci sono duemila pagine di questo blog su cui qualcuno è finito almeno una volta, in gran parte post di cui non mi ricordo più nemmeno io. Spero non ci sia molto di cui mi vergogni, oggi: ma a parte questo rischio, grazie molte a tutti, e a chi inventò i blog.
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