Il 6 dicembre del 1977, quarant’anni fa oggi, uscì Running on empty di Jackson Browne, cantautore di grande fama mai risolta, a metà tra il non essere abbastanza rock e non essere abbastanza pop. È finita che lui non è mai diventato davvero rockstar (qualcuno ha Jackson Browne come suo cantante preferito?) ma ha lasciato in giro diverse ottime canzoni, soprattutto fino a quel disco.
Running on empty era un disco strano, fatto di registrazioni dal vivo o improvvisate durante un tour, ma erano canzoni inedite su disco: e voleva infatti raccontare il tour, l’essere in giro sempre, a partire da quella canzone diventata famosissima da noi come “Una città per cantare”, che nell’originale si chiama “The road“.
Ma la cosa più eccezionale di quel disco era la chiusura, allora leggendaria per noialtri ragazzi, fatta di un pezzo dolcissimo di pianoforte e poco altro che si chiama “The load out”, che poi cresce fino a portarsi via tutto il baraccone e culmina senza battere ciglio in una celeberrima cover – divenuta più famosa dell’originale – di un vecchio pezzo del 1960, “Stay”: filastrocca appiccicosa e paraculissima da fine concerto e vogliamoci bene. Vogliamoci bene.
Solo un altro po’
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