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Le trasformazioni del giornalismo contemporaneo, di cui si parla assai, non riguardano in realtà molto i contenuti del giornalismo – se non di riflesso – ma le cose che ci stanno intorno, economiche e tecnologiche: è lì che è cambiato e sta cambiando tutto, ed è lì che si capisce molto. Appunto tre cose in cui mi sono imbattuto stamattina.

1. Oggi l’edizione europea di Politico, importante sito americano di politica che ha aperto da qualche anno una versione appunto europea molto seguita e ricca di notizie e buon giornalismo, ospita un articolo sponsorizzato. Un articolo sponsorizzato è un formato molto diffuso, adottato anche dal Post, che con trasparenza dice ai lettori che quell’articolo non nasce da una scelta basata su priorità di rilevanza e di informazione dei lettori, ma che è stato in qualche modo concordato con un inserzionista: al Post si fa così, altri fanno diversamente (molti in Italia producono quotidianamente articoli di questo genere senza indicarli come sponsorizzati o distinguerli in alcun modo, ma questo è un altro problema). Politico e altri giornali ritengono che i giornalisti non debbano partecipare a questo tipo di contenuti né arricchirne la qualità, e li fanno produrre direttamente dagli inserzionisti o da altri.
L’articolo di Politico però ha uno sponsor particolare, che è il “Partito Democratico della Moldova”: ovvero non un inserzionista commerciale ma uno politico. E in più, non è un articolo “concordato” con l’inserzionista, ma è un testo prodotto autonomamente dall’inserzionista sul cui contenuto Politico non è intervenuto in nessun modo.

Ogni giornale ha i suoi criteri sulle pubblicità che accetta: al Post per esempio non pubblichiamo promozioni di gioco d’azzardo, o di prodotti che riteniamo potenzialmente pericolosi alla salute. Però inserire completamente “la politica” tra gli inserzionisti giudicati pericolosi sarebbe trasmettere un messaggio sbagliato, oltre a rendere difficile la definizione dei confini: quali proposte di articoli sarebbero quelle da rifiutare, perché “politiche”? Anche una di un’associazione che promuove l’accoglienza degli immigrati? Oppure dovremmo affidarci – e affidare i lettori – alla nostra discrezionalità sui messaggi che condividiamo?

Perché qui c’è un altro problema dell’articolo di Politico: i suoi autori sono responsabili di un partito protagonista di recente di scelte antidemocratiche e scandali molto gravi e i cui oppositori hanno avuto in queste settimane l’appoggio congiunto di Unione Europea, Stati Uniti e Russia, dentro un contesto complesso e molto delicato come quello moldavo. Non è questione di prendere le parti di nessuno, ma insomma non si tratta di un generico articolo di un generico partito politico in una generica democrazia.
Forse va bene così, che sia vistosamente in homepage di Politico, ma è sicuramente una cosa.

2. Qualche volta, come forse molti di voi, clicco su quei titoli che riferiscono di mirabolanti stranezze di calcio riprese in video (“l’incredibile colpo di tacco”, “lo stende con una finta”, “il gol pazzesco”, eccetera) e ospitate sui siti di news di grandi giornali italiani, che includono i video nei loro player raccogliendone pubblicità. Non sempre sono azioni così uniche: anche il Post più raramente mostra qualcosa, quando ci sembra davvero WOW o parte di una notizia grossa, embeddando video messi online. Il punto è che quelle testate sono invece quelle più battagliere sulle presunte violazioni del copyright a danno dei giornali e dei loro interessi e dei loro ricavi, e quei video appaiono palesemente sottratti in versioni maldestre ai detentori del copyright che li offrono a pagamento, di solito reti televisive: sono video ripresi da uno schermo televisivo, o recuperati da siti non autorizzati, cose così. Sull’esclusiva delle reti tv nei confronti di immagini che hanno una particolare rilevanza di cronaca ho molte perplessità da tempo, e da tempo lo dico. Invece i siti dei giornali in questione sono quelli che sostengono che vengano sottratti loro dei soldi anche solo se un link compare su Google News e che ci sia un grande tema di diritti: però riproducono con propri spot pubblicitari pessime copie dei video che quelle tv offrono ai loro abbonati a pagamento (immagino non sia un caso che le sezioni “sport” degli archivi passati dei video su quei siti siano quelle con più buchi grigi e “contenuto non disponibile”).

3. Ieri Roberto Marone, uno dei soci di un locale milanese di grande successo negli ultimi anni, Otto, ha ricevuto una telefonata che gli proponeva di raccontare Otto in un articolo di un periodico italiano importante. Lui ha raccontato così la conversazione.

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