O forse siamo sempre stati così, non è internet

Da ragazzini imparammo un pezzo della storia d’Italia che ci aveva preceduto da un libro che allora trovavamo soprattutto divertente, ma che già allora ci dava un’idea della propaganda truffaldina e anacronistica dei decenni che ci avevano preceduto. Si chiamava C’era una volta la DC, e mostrava i manifesti che appunto la Democrazia Cristiana faceva circolare immaginando – a torto o a ragione: probabilmente entrambi – i suoi potenziali elettori come analfabeti intimoriti da mostri delle favole e altre caratterizzazioni (i mangiatori di bambini, i trinariciuti) di cui poi avremmo riso per decenni. E anche noi ragazzini – pur cresciuti tra messaggi molto critici sul comunismo sovietico – allora ridevamo della incredibile ingenuità di elettori su cui dovevano avere fatto presa quei messaggi e manifesti e quell’idea dei cosacchi a piazza San Pietro.

 

(Naturalmente, erano tratteggi che ereditavano quelli della propaganda antisemita).

Ci fosse stato questo, che ho visto passare oggi, in fondo a quel libro, non ci saremmo meravigliati: che paese incredibile era l’Italia degli anni Quaranta e Cinquanta.

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