La notizia falsa sull’elettroshock che sarebbe stato praticato ad alcuni bambini stando all’inchiesta sulla gestione degli affidi a Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia (la cui sostanza complessiva è un altro paio di maniche, tocca premetterlo), mostra un po’ di andamenti più sparsi del solito nei comportamenti delle testate maggiori, e provo a metterli un po’ in fila.
Oggi Repubblica fa un buon bilancio (“alla Post”) di cosa si sa e cosa non si sa e nel sommario parla della “bufala sull’uso dell’elettroshock”: la rara esibizione di smentita è spiegata da un passaggio nell’articolo che è un piccolo trattato di seconde intenzioni trasparenti su cui mi trattengo un momento perché è un buon esempio di come sia possibile leggere tra le righe le scelte di esposizione di una notizia.
Una sciocchezza, emersa insieme agli arresti, ripresa (non da Repubblica), rilanciata dal ministro Fontana, esplosa sui social, poi smentita dal procuratore di Reggio, Marco Mescolini.
“Una sciocchezza”: eufemismo indulgente per definire una menzogna che è stata ed è tuttora usata per mostrificare ulteriormente le gravi accuse contro gli arrestati, da parte di media sensazionalisti e politici demagoghi.
“Ripresa”: modo elusivo e misterioso per alludere al fatto che è stata diffusa e proclamata da altre testate e colleghi senza citarli nemmeno come tali.
“(non da Repubblica)”: è vero, stavolta, ed è la ragione per cui la sua falsità è molto sottolineata. Repubblica non avrebbe infatti mai definito in un sommario “bufala” una notizia falsa pubblicata da Repubblica (vedi per esempio questo caso recente e assai più grave). Poi si può notare che la notizia falsa è stata pubblicata ed è tuttora online nel titolo di un articolo di un altro quotidiano del gruppo Gedi.
“Rilanciata dal ministro Fontana”: il “rilancio” del ministro io non l’ho trovato (ce n’è uno spericolato e bugiardo di Salvini, invece) e se c’è stato è stato invece molto meno influente, ma questo invece lo citiamo senza ritrosie.
“Esplosa sui social”: dove è arrivata grazie ai giornali, ma il ruolo dei social sottolineiamolo, a differenza di quello dei giornali.
Grazie alla versione ufficiale del procuratore, la smentita della notizia falsa è circolata online più del solito nei giorni scorsi: ed è circolata molto di più sulle testate online che non sui siti dei giornali tradizionali. Ma per dare un’idea di come anche occasioni come questa di debunking esteso di notizie false siano ancora deboli, se voi cercate “elettroshock” su Google News il primo risultato offerto è tuttora un pezzo di Corriere.it intitolato “Il business dei ladri dei bambini, «lavaggi del cervello e elettroshock»”. È un risultato esemplare, perché mostra palesemente la sproporzione di ruoli e potere che c’è tra le grandi testate giornalistiche e “il web” o “i social”, nel diffondere le notizie false.
Limitandosi poi all’uso dello spaventoso e suggestivo termine “elettroshock” (molte testate si sono adattate a un vago e ambiguo “lavaggio del cervello” o a spiegazioni approssimative e incompetenti sulle “macchinette dei ricordi”), tra le testate maggiori che mantengono online quella versione c’è il Fatto (il Fatto ha una lunga storia di conservazione online di bufale, ingannevoli per i lettori in eterno). Poi il Tempo. Poi una lunga sequela di siti internet minori di mediocre qualità o strumentale falsificazione.
Il tema è rilevante e ne parliamo da tanto: chiunque in futuro torni a fare ricerche o anche solo a informarsi su eventi del passato troverà online una ricca quota di notizie false mai rimosse da internet o corrette o aggiornate malgrado si sia nel frattempo dimostrata e ripetuta la loro falsità. In questi giorni se ne è aggiunto un altro lotto, e un laureando in pedagogia del 2030 potrà trovare molte notizie sull’uso dell’elettroshock a Bibbiano da usare nella sua tesi, eccetera.
Magari qualcuno dei citati la rimuove, o la corregge. Vediamo.