Cosa non dice Salvini e perché

1. Stamattina Repubblica e Corriere ospitano due “interviste” a Matteo Salvini. Lo metto tra virgolette perché si capisce dalle risposte identiche o quasi (i due autori hanno evidentemente preso appunti e la trascrizione ha qualche scostamento) che si tratta di una stessa conversazione estemporanea con Tommaso Ciriaco e Monica Guerzoni a cui Salvini si è disposto durante una visita a Helsinki (addirittura da un balcone, dice Repubblica). Parte della conversazione è dedicata alla questione dei soldi tra Russia e Lega. Salvini è molto sfuggente e fanfarone come sempre (“in Parlamento ci andrò, non si preoccupi, ci andrò”) palesemente convinto che fare lo spiritoso e buttarla in vacca sia la via di fuga migliore (“Faremo una conferenza internazionale”, dice rispetto alla necessità di dare spiegazioni) e in concreto dice due cose su Savoini:

“Non ho mai detto di non conoscerlo. L’ho conosciuto la prima volta alla Statale nel 1992. Non lo conosco da 20, ma da 27 anni”

“Sulla fantasia o sulle ipotesi io non condanno e non scarico nessuno”

2. Due giorni prima Salvini aveva già detto, di Savoini:

“Lo conosco da 25 anni, l’ho sempre ritenuto persona corretta e fino a prova contraria lo ritengo persona corretta”

E lo aveva ripetuto subito prima di partire per la Finlandia.

3. Prima, su Savoini e i loro precedenti rapporti Salvini non aveva in effetti mai negato niente, come ripete ora lui stesso. L’unica parziale smentita su conoscenza o collaborazioni di lunga data è quella che Carlo Bonini di Repubblica aveva attribuito a “una portavoce” in una conversazione informale (non in comunicazioni scritte ufficiali, quindi probabilmente non avendolo la portavoce concordato con Salvini stesso), che, riferisce Bonini, “suonava così”.

Quella che, sollecitata da Repubblica, declina con la certezza dell’indicativo la sua portavoce in un pomeriggio molto complicato.
E che suona così: «L’associazione Lombardia-Russia non ha nulla a che vedere con la Lega. Gianluca Savoini non ha mai fatto parte di delegazioni ufficiali in missione a Mosca con il ministro. A nessun titolo. Né a quella del 16 luglio 2018, né a quella del 17 e 18 ottobre dello stesso anno. Quanto poi alla foto scattata alla cena di gala offerta dal premier Giuseppe Conte al presidente Putin il 4 luglio scorso, Savoini non figurava tra gli invitati del ministro dell’Interno né, a quanto ci risulta, tra quelli della presidenza del Consiglio. In ogni caso, nessuno parla a nome del ministro. Il ministro parla per sé».

(si noti come la citazione della portavoce del ministro si conclude con “nessuno parla a nome del ministro”)

4. C’è invece una smentita di Salvini stesso sul ruolo di Savoini nelle cose russe recenti, una sola, e in una forma concitata e confusa: smentita che ottiene un giornalista di Fanpage con la sua giusta insistenza su una serie di domande. Ed è

“No, no, no, no, no, no”.

Se guardate il passaggio della conferenza stampa (minuto 10.20) vi rendete conto che la successione di no Salvini la fa partire spazientito dopo la terza domanda (le prime due tra l’altro richiedevano risposte diverse da un sì o un no), sul fatto che Savoini fosse stato invitato dal Ministero dell’Interno al ricevimento per Putin a villa Madama. Subito prima aveva risposto a una domanda di un giornalista del Fatto con una frase standard e sfuggente, insignificante, sperando di passare ad altro. Subito dopo torna a essere elusivo e a fare battute mediocri, e infine ordina esplicitamente di non parlare più di Russia in quella conferenza stampa. I virgolettati più estesi che gli hanno attribuito i titoli di giornali e siti di news non esistono, ha detto solo “No, no, no, no, no, no”.

Ho messo in ordine queste cose per chi voglia affrontare con attenzione e fondamento il colpevole atteggiamento di Salvini di questa storia, ed evitare di essere fuorviato e ingannato – dando argomenti a Salvini – da titoli e ricostruzioni precipitosi e infondati dei giorni scorsi.
Salvini non ha mai negato la sua conoscenza con Savoini, e la lunga esibizione di prove che i due si conoscano bene e lavorino insieme è stata piuttosto superflua.
E Salvini non ha mai “scaricato” Savoini, e ora lo rivendica lui stesso, confermandogli fiducia e stima.
Articoli ed editoriali che sono andati in queste direzioni (io stesso ne ero stato ingannato prima di andare a vedere gli originali) sono state perdite di tempo, buoni a compattare le curve ma poco concreti, direi.

Invece mi pare interessante proprio quello che Salvini non dice e il modo in cui non lo dice. A osservare tutte le sue risposte sul ruolo e il mandato di Savoini nei rapporti recenti con la Russia è evidente un metodo:
– non rispondere alle domande concrete ed esatte;
– cambiare discorso facendo battute (scarse, e con risultati imbarazzanti, devo ripetere);
– cambiare discorso mostrandosi annoiato da queste sciocchezze;
– cambiare discorso sostenendo che le cose non lo riguardino (“ognuno è libero…”, eccetera).

Salvini sa benissimo che non può rispondere su chi abbia coinvolto Savoini sulla Russia, chi lo abbia autorizzato, chi gli abbia dato mandato. Perché se conferma i rapporti ufficiali e sostanziali della Lega e propri con Savoini, la famigerata riunione in questione a Mosca gli diventa un guaio, perché lui doveva esserne al corrente o averne dato responsabilità a Savoini (come è realistico che sia), e quindi essere a sua volta responsabile di un tentativo di finanziamento disonesto per la Lega. Se i rapporti li nega e sostiene di non saperne niente, gli diventa un guaio perché può essere smentito spettacolarmente (persino dai suoi alleati di governo) e figurare da bugiardo.
Quindi sfugge, fa battute, cambia argomento: metodicamente, da una settimana. Prende tempo e spera che passi.
È l’equivalente di “mi avvalgo della facoltà di non rispondere perché quello che direi potrebbe incriminarmi”, solo che lui è ministro e non imputato e quindi non ha diritto di avvalersene. E la giuria, quando nei film l’imputato dice così, ne trae una conclusione sola: che hai qualcosa da nascondere.

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