Aggiungo di nuovo una chiosa a un post di Francesco Costa, che ha spiegato come sia saltata ogni garanzia che nella politica italiana non possa succedere qualsiasi cosa domani che oggi diamo come impossibile: le cose di questi ultimi anni ci dicono che niente è da escludere, ma proprio niente.
La chiosa è questa: un risultato di questo spettacolare nuovo stato di cose che stiamo registrando e assorbendo è che nessuno sia più credibile in quello che annuncia e promette, persino in buona fede. Non tanto perché “non ci fidiamo” dei politici, come alcuni hanno sempre detto sprezzantemente più per rivendicazione di saperla lunga che altro: ma per una nuova consapevolezza nei confronti del rapporto tra parole e fatti, che ci porta a non pensare più che “lo ha detto lui” dia conferma e validità a una cosa, qualunque sia.
Se io adesso qui scrivo “domani vado a Roma per un convegno” voi tendete a pensare che io domani andrò a Roma per un convegno. Se scrivo “non venderò mai i miei vecchi 45 giri, neanche se mi dessero un milione, mai e poi mai” voi tendete a pensare che sia inutile chiedermi domani se sono in vendita. Ma neanche l’anno prossimo. Figuriamoci se aggiungo “perché sono per mia figlia, voglio che mi ricordi così”. Eccetera.
Ecco, questa inclinazione mentale a prendere tendenzialmente per buona una affermazione che riguarda la scelta di chi la esprime, si sta trasformando – per quanto riguarda la politica italiana, che però si è già dimostrata modello di comportamenti poi diffusi – in un “sì, vabbè, poi va’ a sapere”. Mi è passato davanti un video di un’intervista di Matteo Renzi di qualche giorno fa che rispetto al suo cambiamento di parere sull’accordo col M5S dice “non è che divento uno che va a mangiare la pizza con Beppe Grillo, neanche se mi pagano”: e ho pensato a quanta perentorietà assoluta e definitiva ci fosse in questa risposta e però a quanto poco mi faccia escludere che Renzi vada un giorno a mangiare la pizza con Beppe Grillo, e forse parecchie pizze, in nome di qualche – magari legittimo, eh – cambiamento di idea. Però avevi detto “neanche se mi pagano”.
E se si andasse alle elezioni e Salvini dicesse “vinceremo e governeremo con i nostri amici del centrodestra e col M5S abbiamo chiuso, sono vermi e traditori, da processare e mandare in galera”, questo mi farà escludere che possa rifare un’alleanza col M5S? Ma per niente. (nei miei rimasugli di ingenuità di allora, io lo avevo quasi escluso l’anno scorso, proprio per questo vecchio tic di pensare che quello che uno ha detto prima abbia un valore: in quel caso pure quello che aveva detto il M5S). Gli esempi che si possono fare sono molti (quanto ci ha messo il PD zingarettiano ad accettare Conte, dopo quello che ne aveva detto, e la discontinuità eccetera?): ci sta entrando in testa l’idea che nessuno di loro sia in grado di garantire quello che dice, e che le parole di oggi siano una cosa indipendente dalla loro volontà di domani.
Insomma, quello che dico non è “i politici mentono” o simili qualunquismi, fondati o no: quello che dico è che quello che è successo negli ultimi anni sta abituando noi elettori a non poter usare più quello che i politici dicono come metro di valutazione di quello che faranno e di quello che sarà (il capovolgimento di approccio renziano sul M5S – che lui ha spiegato, certo – è stato unanimemente adottato immediatamente da tutti i suoi che fino a un attimo prima lo escludevano con toni ringhiosissimi: buffo, no?, come autonomia di elaborazione). Cosa che, capirete, fa venire a mancare un elemento abbastanza importante per farsi un’idea di quello che possa succedere, che un tempo era una priorità del rapporto della politica con i cittadini. Darci un’idea di cosa possa succedere.
L’ho accennato prima, ma c’è anche un’altra cosa: come tutte le degradazioni di comportamento, e gli sdoganamenti di pessimi approcci ai rapporti con gli altri, che in questi decenni i politici hanno esibito davanti a noialtri tutti, anche questo avrà l’effetto di un modello che ci faccia pensare “e allora perché io dovrei fare diversamente? liberi tutti, si può fare”. Ripeto, non di “cambiare idea”, che capita meritevolmente tante volte, ma di smentire una prospettiva già data come impossibile e definitiva: cambiare idea su una cosa che abbiamo detto “non succederà mai”, rivedere giudizi dati come drastici e pregiudiziali. Non saremo più una garanzia su noi stessi.
E così potrete chiedermelo, domani, se vendo i miei 45 giri: magari ve li do per cento euro, magari dico pure che a me i 45 giri non sono mai piaciuti tanto, e mia figlia ha bisogno di pagare i quaderni di scuola. Mai e poi mai, lo avevo detto ieri: le cose sono cambiate.