A margine delle riflessioni di Matteo Bordone sul fastidio sonoro, confesserò un ripensamento: quando anni fa Trenitalia introdusse i vagoni “area del silenzio” la trovai una cosa da capricciosi in autocompiaciuta indignazione permanente, e nella maggior parte dei casi mi parve che i passeggeri che la sceglievano ricavassero il maggior piacere dallo sgridare l’eventuale telefonatore anche momentaneo e discreto piuttosto che dal silenzio in questione. Come si dice spesso, peggio dei fastidi ci sono solo i sopravvalutatori di fastidi.
Se qualcuno fa una telefonata, cool down, o abbozza, no?
Comunque, potrei essere invecchiato io, ma mi pare invece anche che presso ampie fasce di popolazione il successo e la diffusione dei video online e delle conversazioni video abbia portato con sé l’idea che sia normale diffonderne l’audio in pubblico e infliggerlo a tutti i presenti: così normale che ormai capita che lo faccia anche più d’uno contemporaneamente, ognuno col proprio audio gracchiante e molesto. E insomma ho rivalutato l’integralista “area del silenzio”: troverei anzi educativo creare dei vagoni segregati per gli ascoltatori di audio a cielo aperto, piuttosto che per chi se ne voglia sottrarre. Non abbiamo creato degli spazi per i non fumatori, ma per i fumatori, mi pare.
Senza severità o indignazioni inutili (che già sento molto Michele Serra e Massimo Mantellini dentro di me?) che se questa cosa è dilagata avremo sbagliato qualcosa tutti, ma per misurati fini pedagogici: restituire a tutti quanti l’idea sempre più perduta che ci siano altri umani intorno a noi che camminiamo occupando tutto il marciapiede, che ci impossessiamo dei braccioli comuni, che recliniamo i sedili sul malcapitato posteriore, che attraversiamo la porta che qualcuno sta tenendo aperta da un minuto aspettando di essere ricambiato, che videotelefoniamo o guardiamo clip sceme senza cuffie.
Detto che sarei curioso di sapere cosa pensate, quando fate così.