Termini di paragone

Il Presidente della Regione Lombardia Fontana ha citato oggi su Facebook un’intervista al professor Pregliasco dell’ospedale Galeazzi, sintetizzandola così.

Lucida analisi del professor Pregliasco sulla situazione di emergenza in cui Regione Lombardia si è trovata fin dall’inizio.
Uno tsunami, non un temporale. Inutile fare paragoni con altre regioni.

Il neretto è mio. Casomai non fosse evidente il creativo cambio di logica con quello che lo stesso Fontana aveva invece ripetuto ieri per sostenere che la Lombardia farebbe il numero sufficiente e utile di tamponi.

Regione Lombardia ha sempre applicato le indicazioni dall’istituto Superiore di Sanita’ e, con oltre 120.000 tamponi eseguiti dall’inizio dell’emergenza, è la regione più attiva nell’effettuazione di tale indagine.

Ho detto “ripetuto”, perché questo argomento dei paragoni (quelli che oggi è “inutile fare”) Fontana lo sta usando da dieci giorni almeno.

Siamo la Regione che ha fatto in assoluto più tamponi in tutto il Paese, abbiamo aspettato rigorosamente quello che c’è stato dettato dai massimi istituti di sanità del nostro Paese.

La verità è che fare paragoni ha sempre senso, se si conoscono i termini di paragone. Un paragone non è necessariamente un’uguaglianza, non vuole mettere accanto due cose identiche (quasi mai le cose sono identiche) ma paragonarne due diverse “fatte le dovute proporzioni”, letteralmente. Quindi anche il vecchio paragone fatto da Fontana (quando credeva nei paragoni tra Lombardia e altre regioni, ovvero fino a ieri) ha senso, se non si imbroglia.

In termini assoluti è infatti vero che la Lombardia può dire di avere realizzato il numero più alto di test; ma è un dato che presentato così sbrigativamente significa poco ed è strumentalmente ingannevole, visto che la Lombardia ha anche un numero straordinariamente superiore di abitanti e di persone contagiate. Con i suoi 10 milioni di abitanti, la Lombardia ha fatto a ieri 128mila tamponi; ne ha fatti 120mila il Veneto, che però ha meno di cinque milioni di abitanti e un quinto dei contagiati accertati in Lombardia; ne ha fatti 60mila l’Emilia-Romagna, che ha quattro milioni e mezzo di abitanti e un terzo dei contagiati accertati in Lombardia. E certo, Fontana può dire che la Lombardia abbia fatto più tamponi di tutte le altre regioni: come l’Umbria che ha un dodicesimo degli abitanti della Lombardia e ha fatto un dodicesimo dei tamponi rispetto alla Lombardia, ma ha solo un quarantesimo dei contagiati, e un allarme molto più limitato. Eccetera.

Fra le regioni più colpite, la Lombardia ha in realtà il numero più basso di tamponi effettuati rispetto ai contagiati accertati: individua cioè addirittura 40 positivi ogni 100 test, contro i 9 del Veneto e i 25 della Emilia-Romagna. Queste differenze suggeriscono che le altre regioni stiano testando bacini molto più ampi di popolazione, e che quindi al monitoraggio della Lombardia stiano plausibilmente sfuggendo moltissimi contagiati.
Vantarsi che la Lombardia faccia più tamponi delle altre regioni è come rallegrarsi che in Italia risultino già guarite più persone che in Svezia o in Tasmania. In realtà ne fa meno, come lo stesso Fontana sta cominciando ad ammettere spostando la sua risposta su “con questi mezzi non riusciamo a farne di più”. Dire le cose esatte è sempre meglio.

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