Il cosiddetto “caso Tridico” – come è definito nei titoli sui giornali – al momento è costituito da questo, per come è spiegato negli articoli sui giornali (è un giornale ad averlo creato, non ci sono altre fonti): il governo Lega-M5S decise un anno e mezzo fa di reintrodurre nella dirigenza dell’INPS il ruolo del vicepresidente, assente con Boeri presidente. Probabilmente per interessi di spartizione (Tridico scelto dal M5S, Morrone voluto dalla Lega): questo costrinse a dividere tra i due ruoli lo stipendio disponibile per regole di bilancio, creando due retribuzioni che ogni commentatore è oggi d’accordo nel giudicare fossero inadeguate.
Quindi, proseguono i racconti dei giornali, furono avviate pratiche amministrative e legali totalmente corrette e limpide per autorizzare un aumento di quei compensi (una cosa simile fu decisa anche per l’INAIL). Queste pratiche si sono concluse ad agosto di quest’anno, escludendo tra l’altro la possibile retroattività dei compensi in questione. Nel frattempo i suddetti dirigenti si erano insediati formalmente.
Tutti i commenti ragionevoli a margine di pagine e pagine di articoli concordano sul fatto che gli stipendi andassero adeguati, che la retroattività presunta – annunciata dapprima – non esista, e che le pratiche siano state regolari (fare diversamente “sarebbe stato forse ingiusto – Tridico prendeva uno stipendio ridicolo, meno di un dirigente di seconda fascia – e magari scoraggiante per i vertici dell’Istituto, su cui pesa un superlavoro mai visto”, dice l’articolo critico di Flavia Perina sulla Stampa). Tutti i commenti ragionevoli che hanno scelto di protestare indicano come ragione della protesta il fatto che tutte queste scelte giuste, comprensibili e regolari siano state portate a compimento nell’anno della crisi sul coronavirus. Alcuni aggiungono come sgradevolezza che si siano chiuse “d’estate”, implicando che il ministero dovesse sospendere un iter nato oltre un anno prima per aspettare settembre in modo da non far nascere sospetti.
C’è un generale approccio “grillino” e strumentalmente anticasta che è usato sui giornali – quelli che dicono di combattere la demagogia populista – contro i grillini anticasta: era prevedibile, se lo sono cercato, ma va indicato per quello che è, e per il pensiero che esalta e perpetua.
Lo stesso Matteo Salvini che ha attaccato l’attuale governo non si è azzardato a dire cose diverse da “Tridico deve dimettersi non per l’aumento di stipendio, ma perché è indegno che siamo arrivati a fine settembre e ci siano migliaia di padri e madri di famiglia che aspettano la cassa integrazione dalla scorsa primavera”.
Pasquale Tridico ha scritto una lettera al giornale che aveva proclamato per primo “il caso” smentendo alcune cose e dichiarandole false: quando qualcuno dice che un fatto è falso si può contestargli che invece sia vero oppure ammettere sia falso, il giornale ha risposto chiamandole “interpretazioni”.
Il “caso Tridico” è questo, per ora.