Gocce che la pietra la mancano proprio

«Grazie per il lavoro che fate, perché secondo me ci fate prendere un sacco di voti», ha detto polemicamente Arianna Meloni domenica a un gruppo di giornalisti che le stavano facendo una serie di domande indiscutibilmente cretine sulla separazione di sua sorella da Andrea Giambruno (sono convinto che le trovino cretine gli stessi giornalisti che le hanno poste, probabilmente difendendole con la formula “è il nostro lavoro”).

Probabilmente Arianna Meloni ha ragione. A partire dalla risposta tempestiva e quasi perfetta della presidente del consiglio venerdì mattina (salvo la conclusione sulla goccia e la pietra, poetica ma drammaticamente smentita dai fatti nel caso in questione), un disastro imbarazzante e sintomatico di mediocrità umane assai presenti all’interno e intorno all’attuale maggioranza si sta risolvendo nel consueto circo di partigianerie infantili e sterili tra le quali Meloni fa la figura migliore: è stato il suo unico vero capitale di consenso da un anno a questa parte, il confronto con gli altri. Tra le ingenuità scomposte dei suoi oppositori, mi ha colpito la reazione compiaciuta di molte persone progressiste abitualmente sensate e ragionevoli a cui è partito con grande rapidità il dito sul grilletto dell’accusa di incoerenza e ipocrisia nei confronti di Meloni a proposito delle sue predicazioni sulla “famiglia tradizionale”. Meloni, e la sua maggioranza, sono una specie di Bengodi dell’incoerenza e ipocrisia, e le loro predicazioni sulla “famiglia tradizionale” hanno mille ragioni e occasioni per essere criticate e ridicolizzate. Anche se sarebbe meglio essere sempre prudenti nelle contestazioni di incoerenza: rispetto a certe pessime predicazioni, meglio chi razzola diversamente che chi fa seguire alle parole pure i fatti.
Ma il fatto qui è che – salvo l’assenza di un matrimonio formale, che però non è una novità di questi giorni, e che questi giorni dimostrano scelta avveduta – non c’è da parte della presidente del consiglio nessuna incoerenza né niente che abbia tradito o contraddetto l’eventuale fiducia nella “famiglia tradizionale”. Chi “crede nella famiglia tradizionale” – con tutti gli imbarazzi di usare questa formula – non crede certo che la sua composizione sia immune da crisi, rischi e rotture, o eterna. Separarsi da qualcuno (non per propria colpa, tra l’altro) non mette di certo in crisi un pensiero che dia maggior valore a una famiglia di genitori eterosessuali e monogami rispetto a qualunque altra costruzione di famiglia, per quanto retrogrado, sciocco o demagogico possiamo considerare quel pensiero. Che le “famiglie tradizionali” non si rompano è una convinzione che è piuttosto ingenuo pensare di attribuire a chiunque. Diversamente, in un paese cattolico come l’Italia non sarebbe mai stata voluta da una maggioranza la legge sul divorzio, per esempio. O, per fare un altro esempio, non staremmo così convintamente difendendo la democrazia pur percependone limiti, complicazioni e occasionali crisi (teorizzate e ripetute in manciate di illustri citazioni storiche).
Che le “famiglie non tradizionali” abbiano gli stessi diritti, le stesse legittimità, le stesse naturalezze, le stesse nobiltà e le stesse fatiche di quelle di cui si riempie la bocca la destra più ignorante non lo dimostra di certo uno sventurato appartenente scemo a una “famiglia tradizionale” che viene lasciato (e che se non avesse avuto la sfortuna di essere scemo con la presidente del consiglio oggi sarebbe difeso da tutta la maggioranza e dai suoi sicari nei giornali e sui social network – “e che sarà mai!”, “ma fatevela, una risata!”, “moralisti bacchettoni!”, “era una conversazione privata!” – e forse persino dalla presidente del consiglio).

Non che questo debba difendere Meloni e le sue scelte, le sue retoriche, le sue propagande e le sue inadeguatezze come presidente del consiglio e leader politica: ma sarebbe bene che questo difendesse gli altri da fare domande cretine, da cedere a tentazioni precipitose e controproducenti, o da dare argomenti validi alle conclusioni di Arianna Meloni, per l’eccitazione di un momento di crisi che questa compagine politica si è costruita tutta da sola e si sta risolvendo tutta da sola.

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