Sta diventando al tempo stesso sia una storia che fa ridere che una storia illuminante sull’uso della propaganda in totale indifferenza nei confronti della verità o delle smentite delle versioni propagandistiche. La prenderò a partire da un commento di Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera di stamattina, che inizia così:
Colpisce la notizia dell’afflusso record di visitatori agli Uffizi per una mostra sulle riviste del primo ‘900.
La mostra in questione si chiama “Riviste. La cultura in Italia nel primo ’900”, ed è stata promossa e inaugurata dall’attuale ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il quale dalla sua apertura si spende molto per celebrarne i presunti successi (non ho visto la mostra ma non ho dubbi che sia bella e interessante). Tanto da impegnare lo stesso ministero in promozioni abbastanza sprorporzionate rispetto ad altre apprezzate mostre: il dato sull'”afflusso record” citato oggi da Di Stefano è sul sito del ministero, insieme a enfatiche dichiarazioni personali dello stesso ministro che sono state trasmesse a tutti i mezzi di informazione, e abbondantemente riprese. Di Stefano commenta il tema della mostra e torna a usare – dopo “colpisce la notizia” – delle prudenti formule di incredulità: “si fatica a capire le ragioni di tanta affluenza […] ma prendiamola come la curiosità per una cultura del confronto”.
In realtà la stranezza del dato comunicato – 1.148.365 visitatori – non ha colpito soltanto Di Stefano. E non è una stranezza nuova. Lo scorso 25 luglio un articolo sul Foglio aveva spiegato che un precedente “successo” di visite comunicato dal ministero a proposito della stessa mostra mancava di un’informazione abbastanza essenziale, che – pensa un po’ – le dichiarazioni diffuse continuano a scegliere di omettere: ovvero – come ha confermato poi lo stesso direttore degli Uffizi – che il dato è quello del numero totale di visitatori dell’intera Galleria degli Uffizi. E che ad attribuirlo alla mostra sulle riviste è la creativa considerazione per cui siccome la mostra è vicina all’ingresso, chi va agli Uffizi diventa anche un “visitatore della mostra sulle riviste”. Per farla semplice e tenerci sul lato buffo della storia: a) se negli stessi spazi, a mostra finita, venisse posizionato solo un portaombrelli potremmo dire che c’è stato un afflusso record di oltre un milione di persone per vedere un portaombrelli; b) un addetto agli ingressi dell’ultimo concerto italiano di Springsteen può vantarsi che alcune migliaia di persone sono andate al parco di Monza per vedere lui; c) i visitatori della stazione di Milano Rogoredo sono alcuni milioni ogni anno; d) eccetera, a piacimento.
Per vederla più in generale, invece, quello che abbiamo è un dato – parliamo di numeri, persone, conteggi – che viene spacciato per ciò che non è da un ministro della Cultura intenzionato a far bella figura con un suo progetto e che dedica a questa ambizione anche le forze del ministero; un dato che poi viene smentito e un po’ ridicolizzato, se posso dire, a luglio; un dato che quindi viene spacciato di nuovo con rinnovata teatralità da cinegiornale a novembre (e ancora con la disciplinata complicità del direttore degli Uffizi). Ovvero una spettacolare dimostrazione – applicabile a questioni anche assai più serie – di come buona informazione e propaganda si muovano indipendenti su binari paralleli.