Weeklypedia (una rubrica per il Foglio)

L’ultimo numero dell’Atlantic Monthly è stato molto contestato in rete per via di un articolo che sosteneva che “Google ci rende stupidi”, e più in generale che l’uso di internet sta cambiando il nostro  modo di ragionare e produrre cultura. Presto qualcuno dovrà valutare l’impatto di Wikipedia sulla conoscenza di oggi e domani. Wikipedia è già per moltissimi quello che è Google da un tempo: lo strumento universale per cercare informazioni su qualunque cosa. Uno strumento che supera le vecchie reticenze nei confronti delle enciclopedie, quelle per cui si sbuffava quando i genitori dicevano “guardalo sull’enciclopedia”: con quel che pesava, l’enciclopedia, per non parlare dell’infinito voltar di pagine attraverso le complessità dell’ordine alfabetico. A-Bacca, bacce-Cas, Cat-Det…

Oggi la Treccani la si vede solo come sfondo alle interviste del direttore del Corriere della Sera, e Wikipedia spiega in un attimo qualunque cosa, compresi modi di dire ed eventi attualissimi (la morte del giornalista Tim Russert, misteriosamente data dalla sua pagina di Wikipedia prima che dai mass media ha fatto correre ai ripari i suoi tutori: “Wikipedia non è nel business delle notizie in anteprima”). I suoi detrattori dicono che non sia attendibile, ma è solo questione di sapersi muovere rispetto ai rari rischi in questo senso.

Luca Sofri, che se ne dichiara abusatore compulsivo, avvia oggi sul Foglio un diario settimanale dei suoi acrobatici viaggi attraverso le voci di Wikipedia (da cui sono tratti i testi in corsivo)

 

Barabba era, secondo tre dei quattro vangeli canonici, un ribelle e/o assassino ebreo, detenuto dai Romani a Gerusalemme, negli stessi giorni della Passione di Gesù.

La figura di Barabba viene presentata in modi leggermente diversi nei quattro vangeli:

Matteo (27,16) lo definisce solamente “un prigioniero famoso”.

Marco (15,7) dice di lui: “Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli (“stasiastôn”) che nel tumulto avevano commesso un omicidio”, sottolineando quindi l’appartenenza a un gruppo insurrezionale, responsabile collettivamente di omicidio.

Luca (23,19) afferma che era stato incarcerato per assassino, oltre che complicità in una sommossa: “Questi [Barabba] era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio”.

Giovanni (18,40), invece, afferma solo che egli è un “brigante”.

Nei Vangeli Barabba compare nell’ambito del racconto del processo a Gesù davanti a Ponzio Pilato: Il procuratore romano, non trovando giustificazione alcuna alle pretese di crocifissione fatte dagli accusatori, voleva liberarlo. Secondo i Vangeli sinottici era consuetudine del procuratore romano di liberare un carcerato nel giorno di Pasqua. Secondo il Vangelo di Giovanni si trattava di una consuetudine ebraica. Pilato chiese alla folla quale dei due volessero liberare, poiché anche Barabba si chiama Gesù, e quindi voleva prendere in giro il sommo sacerdote Caifa chiedendo: quale dei due Gesù volete che liberi? Gesù detto il Cristo o Gesù Barabba? e si sentì rispondere Barabba.

Leggendo su Repubblica che alle obiezioni sulla bassa qualità dei programmi di informazione televisiva, Enrico Mentana avrebbe risposto che «l’informazione televisiva prodotta risponde sempre a una domanda del pubblico», la prima cosa che mi è venuta in mente è Bill Murray in “Ricomincio da capo” che dice liberatoriamente “la gente è stupida”. Il demagogico luogo comune “il pubblico non è stupido” è stato usato sempre come alibi delle peggiori nefandezze. E la seconda cosa che mi è venuta in mente è il più famoso caso di vile delega al “pubblico” della scelta, da parte di chi dovrebbe essere invece tutore della qualità e della giustezza di quella scelta. Però non mi ricordavo l’espressione esatta usata nei vangeli per raccontare quel dato Auditel di duemila anni fa. Urlarono “Barabba!”, in risposta alla domanda di Pilato? Non esattamente. Solo in Giovanni e Luca la risposta cita direttamente Barabba.

“«Vi è tra voi l’usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!”. (Giovanni)

“Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «A morte costui! Dacci libero Barabba!»”. (Luca)

 

Anna del Regno Unito al secolo Anne Elizabeth Alice Louise (Clarence House, 15 agosto 1950) è una principessa britannica, figlia di Filippo di Edimburgo e Elisabetta II del Regno Unito. Sposò il 14 novembre 1973 il capitano della RAF, Mark Phillips da cui ha avuto due figli Zara e Peter Phillips. Divorziò il 24 aprile 1992. Zara è molto amata dalla regina Elisabetta.
Appassionata di equitazione, durante gli anni 1970 praticò questo sport a livello agonistico, vincendo diverse competizioni a livello europeo. Nel 1976 prese parte alle Olimpiadi di Montreal. Dal 1988 è membro del Comitato Olimpico Internazionale

Qualche numero fa il rotocalco rosa Hello ha pubblicato cento pagine fotografiche dedicate al matrimonio di Peter Phillips. Ero a Londra, quel giorno, e quindi ho visto mille servizi in tv e ho cercato di ricostruire le genalogie, di cui sono sempre stato molto ignorante. La notizia era la presenza ufficiale della fidanzata del principe Harry: c’era anche quella di suo fratello William, più nota e introdotta, ma non c’era William, già impegnato con un altro matrimonio in Kenya.  Il problema è che molte delle foto poi pubblicate da Hello includevano la regina Elisabetta e l’esclusiva era stata venduta a Hello dallo sposo. Da Buckingham Palace hanno fatto sapere che la regina “non è la moglie di un calciatore” e che tutto questo è stato molto sgradevole. Unanime riprovazione da parte di tutta la stampa britannica.

 

Kay Ryan (1945, San José, California) è una poetessa e insegnnate americana. Sarà il sedicesimo Poeta Laureato degli Stati Uniti. Ryan è cresciuta nella san Joaquin Valley, in California. Si è laureata all’Università della California di Los Angeles e dal 1971 vive a Fairfax con la sua compagna Carol Adair: Insegna inglese al College of Marin, Kentfield, California.

Qualche mese fa lessi sul Guardian che c’era grande attesa per la scelta del prossimo Poeta Laureato inglese, visto che Andrew Motion è in scadenza nel 2009. Discostandosi dalla tradizione che vorrebbe il ruolo vitalizio, Motion aveva infatti accettato annunciando che se ne sarebbe dimesso dopo dieci anni. Il Poeta Laureato è una specie di moderno poeta di Corte – con rispetto parlando – di solenne importanza culturale in alcuni paesi anglosassoni. Di solito gli si chiede di comporre delle odi in momenti particolari per la patria, e spesso in occasioni funebri. In Inghilterra sono stati Poeti laureati Wordsworth, Tennyson e Ted Hughes, tra gli altri. Negli Stati Uniti il ruolo è un po’ diverso: Kay Ryan succede al serbo-americano Dusan Simic. “Il titolare riceve uno stipendio di 35mila dollari, sovrintende a una serie di letture poetiche, ed ha il generico mandato di promuovere la poesia, ma nessun impegno specifico nè gli si chiede di comporre opere o compiere letture in occasioni ufficiali o in elogio di ufficiali governativi”.

 

Ètretat è un comune francese di 1.615 abitanti situato nel dipartimento della Senna marittima nella regione dell’Alta Normandia.

Sorta come un modesto villaggio di pescatori, la località oggi è una delle stazioni balneari più rinomate della propria nazione per la bellezza delle spiagge ghiahiose, ma soprattutto per le sue falesie naturali di gesso a picco sul mare, che includono un famoso arco naturale. Queste scogliere, insieme alle spiagge frequentate da villeggianti, hanno attratto molti artisti, tra cui i pittori Eugène Boudin, Gustave Courbet e Claude Monet che le hanno immortalate, ma anche scrittori come Maurice Leblanc, che vi ha ambientato un racconto del suo personaggio più famoso, Arsenio Lupin, Flaubert e Maupassant.

Il marinaio a cui Carla Bruni augura buon vento in una delle canzoni del suo nuovo disco – non la migliore – si muove da Capo Horn a Ètretat e da Le Havre a Goa. La canzone sui versi di Houellebecq è più bella, e con la cover di “You belong to me” (un pezzo del 1952 che Dylan cantò nella colonna sonora di Natural Born Killers) se la cava: troppo bella per rovinarla. Come si temeva, invece, “Il vecchio e il bambino” di Guccini entra nel solco dei testi in italiano cantati da gente con un accento sbagliato: da “Con le mie lacrime” degli Stones a “Ragazzo solo, ragazza sola” di Bowie.

 

Nigel Lawson , Barone Lawson di Blaby (11 marzo 1932) è un politico britannico.

È stato un esponente del partito conservatore britannico ed è attualmente membro della Camera dei Lords. Ha ricoperto l’incarico di Cancelliere dello Scacchiere nel governo di Margaret Thatcher dal Giugno 1983 all’Ottobre 1989. Lawson è il padre della giornalista Nigella Lawson, di Dominic Lawson, ex direttore del Sunday Telegraph e di Tom Lawson, responsabile della Chernocke House al Winchester College.

Avevo letto su Time un articolo di Nigel Lawson, che mi aveva incuriosito perché mi pareva scettico su certi eccessi del catastrofismo ambientale corrente senza però suonare bastian contrario come altri scettici. Lawson dice che la corsa alle energie alternative e la battaglia climatica rischiano di produrre eccitazioni sventate soprattutto nel campo economico e degli investimenti. E che la prossima “bolla” dopo quella di internet e quella immobiliare potrebbe essere la “bolla verde”. Da diversi giorni i giornali inglesi discutono del suo libro su questi temi: “An Appeal to Reason: A Cool Look at Global Warming”. Il Daily Telegraph la settimana scorsa lo ha definito avvincente ma non convincente: troppo ottimista.

 

Jhumpa Lahiri (nata Nilanjana Sudeshna a Londra l’11 luglio 1967) è una scrittrice americana di origine bengalese indiana. La sua prima raccolta di racconti, L’interprete dei malanni (1999) ha vinto il premio Pulitzer per la letteratura nel 2000, e dal suo primo romanzo, L’omonimo, è stato tratto il film Il destino nel nome. La scrittura di Jhumpa Lahiri è caratterizzata dal linguaggio semplice e dai personaggi, spesso indiani immigrati negli Stati Uniti, che devono conciliare I valori culturali della loro patria con quelli del loro nuovo paese.

Per un po’ sono circolati articoli su Jhumpa Lahiri ovunque. Gli americani ne parlavano perché è americana, gli inglesi perché è nata a Londra, anche se la sua famiglia si è trasferita negli Stati Uniti quando aveva tre anni. Lei è venuta a Milano la settimana passata. La sua nuova raccolta di racconti – “Una nuova terra”, uscita per Guanda il mese scorso – è arrivata al primo posto della classifica dei bestseller del New York Times. Sono storie di immigrati bengalesi di scrittura molto piana e tradizionale: piccole storie, sentimenti, relazioni. “Una miniaturista”, ha scritto Lev Grossman.

 

For Your Pleasure è un disco del 1973 dei Roxy Music, band britannica di glam e art rock. Fu il loro secondo disco, e anche l’ultimo a cui lavorò il mago dei sintetizzatori e del suono Brian Eno, che avrebbe poi guadagnato fama e successo come solista e produttore.

Sono stato molto contento che Rizzoli pubblicasse una nuova edizione del mio libro di canzonette (si chiama “Playlist”) anche perché così ho potuto correggere molti errori che erano contenuti nella prima e che ho scoperto anche col contributo degli attenti lettori. Alcuni erano lapsus imperdonabili (su una canzone di Joe Cocker confondevo “Scarface” con “Carlito’s way”), altri confusioni di date o dati. Ma la perfezione non è di questo mondo e soprattutto non di questo autore, e quindi un lettore della nuova edizione mi ha scritto per avvisarmi che “Beauty queen” dei Roxy Music sta su “For you pleasure”, e non su “Stranded”. Ha ragione lui.

 

Il Galles (gal. Cymru; pron. approssimativamente “comri”, in ingl. Wales) è una delle quattro nazioni costitutive del Regno Unito. Posta su una penisola che si protende nel mar d’Irlanda, nel sud-ovest della Gran Bretagna, confina con le contee inglesi del Cheshire, dello Shropshire, dell’Herefordshire e del Gloucestershire a est, il canale di Bristol a sud, il canale di San Giorgio a sud-ovest e il mare d’Irlanda a ovest e a nord.

La superficie del Galles è di 20.779 km² e la popolazione supera i 3 milioni di abitanti. Quest’ultima non si distribuisce equamente sul territorio. Nella zona montuosa la densità e di appena 10 ab/km². Il 75% della popolazione si concentra, invece, nei distretti ex carboniferi del sud e nella valle del Glamorgan.

Pare che le miniere di carbone del Galles, un tempo numerosissime e quasi scomparse in seguito a politiche di riconversione dell’economia (thatcheriane, soprattutto), stiano tornando fruttuose. La riconversione non ha funzionato, la disoccupazione è molto alta, e la ricerca di fonti di energia alternative al petrolio ha reso il carbone di nuovo interessante. “Tu quando tornavo eri felici di rivedere le mie mani, nere di fumo, bianche d’amore”, cantavano I New Trolls in “Miniera”.

Due mesi fa i gallesi avevano avuto un giorno di gloria e speranza grazie all’accesso della squadra di calcio di Cardiff, la capitale, alla finale della Coppa d’Inghilterra, a Wembley. Ma sono stati battuti dal Portsmouth, uno a zero.

 

Balletti verdi è il nome con cui fu battezzato uno tra i più grandi scandali legati al mondo omosessuale nella storia italiana. Al centro dell’inchiesta alcune feste in una cascina del Comune di Castel Mella dove, secondo le indagini, gli omosessuali si sarebbero incontrati per convegni a sfondo sessuale con minorenni. Fu il periodico Le ore a dare allo scandalo il nome di “balletti verdi”, “Balletti” essendo chiamati tutti gli scandali a sfondo sessuale (a partire dal caso omologo, ma eterosessuale, dei “balletti rosa” francesi, e dall’analogo scandalo dei ballets bleu) che vedessero coinvolti giovani, mentre il verde era considerato il colore degli omosessuali (verde era infatti il garofano portato all’occhiello da Oscar Wilde).

Quando lessi che Repubblica faceva titoli scandalizzati e pruriginosi sul fatto che in un film Monica Bellucci baci una donna mi venne da ridere per una giornata. Il termine “baci saffici” letto nel 2008 su un grande quotidiano di sinistra mi è rimasto appiccicato addosso e chiunque incontrassi mi veniva da bisbigliargli con tono misterioso: “bacisaffici…”. Avrete letto la storia che gli abitanti di Saffo volevano fare causa a una non precisata comunità omosessuale in difesa del buon nome dell’isola: naturalmente era solo la trovata di un tipo in cerca di pubblicità. Comunque, “bacisaffici” mi ha ricordato un’altra espressione che da ragazzo percepivo loschissima e di cui non avevo mai capito l’etimologia.

 

Il tricheco (Odobenus rosmarus, Linnaeus 1758) è un mammifero marino di grande mole, classificato nel sottordine dei Pinnipedi insieme a foche e otarie.

Dice l’Herald Tribune che i trichechi sono in pericolo per via della riduzione dei ghiacci. L’articolo – che ricordava il momento di maggior fama dei trichechi, la canzone dei Beatles “I am the walrus” – spiegava che la definizione di carnivori non deve far paura: i trichechi mangiano ostriche e molluschi che cercano sul fondo con le vibrisse (quelle che prendiamo per baffi). E che il nome latino significa “che cammina sui propri denti”.

 

Altre voci che ho cercato questa settimana:
Collelongo
Shea Stadium
Elio Leoni-Sceti
Under the milky way
Mary McDonnell
Lesotho
Stabat Mater
Jabba the Hutt
Daniel Levitin
Lock bumping


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