L’Italia intorno

Mi chiedo se non ci siano un’ingenuità e un riflesso condizionato nelle reazioni contro quello che un agente di polizia ha scritto a proposito dell’azione nella scuola Diaz di Genova ai tempi del G8. Trascuriamo l’analisi di quel che il poliziotto dice e pensa sul fatto che non siano state commesse violenze: e quindi che non abbia rivendicato le violenze, perché anche in un’intervista successiva a Radio Capital ha sostenuto di non essere convinto che ci siano state e che tutto quello che lui ha fatto e visto sia stato corretto e legale. Quello che sarebbe contestabile mi pare quindi questa sua opinione – magari non solo sua – e non una presunta rivendicazione che fosse giusto pestare le persone, che non c’è stata.

Ma ammettiamo che domani invece un poliziotto davvero scriva “abbiamo fatto bene a entrare e massacrarli”: mi chiedo, avrebbe senso meravigliarsene? Mi spiego: considerato che 14 anni fa l’hanno fatto, di entrare e massacrarli, consapevolmente e prolungatamente, quale meccanismo dovrebbe essere intervenuto perché oggi chi è stato responsabile di quel massacro ne abbia una diversa opinione?

Una risposta potrebbe essere che diverso è ragionare ora davanti a un computer per scrivere una cosa su Facebook, rispetto alla concitazione e tensione di quei giorni e quella sera: e che quello che meraviglia è che una cosa del genere possa essere pensata a mente fredda, senza pressioni e attenuanti. Ma implicherebbe che si accetti che in situazioni di tensione degli agenti di polizia facciano un massacro, che è esattamente il contrario di quello che ci aspettiamo da loro; e che la situazione fosse un’attenuante, cosa che respingiamo da allora.

Mentre ho l’impressione che il nostro inconsapevole processo mentale che porta allo scandalo e meraviglia derivi dall’idea sbrigativa che qualcosa sia diverso, che qualcosa sia cambiato: che “abbiano capito”. E questo, appunto, mi sembra ingenuo: cosa è cambiato nel frattempo, per cui chi allora pensò fosse giusta quella violenza e vi partecipò debba oggi pensare il contrario? C’è stata una revisione culturale all’interno di quella parte di polizia? Le sentenze hanno rieducato i responsabili e li hanno resi consapevoli dei loro errori, rivelandone distorsioni morali e civili che prima erano ignorate? Qualcosa ha insegnato la differenza tra manifestanti e terroristi – tra ragazzi impegnati e teppisti -, qualcosa che prima non c’era? Nuovi dirigenti di polizia hanno avviato una revisione dei pensieri circolanti nell’istituzione, incentivando quelli di maggiore civiltà? C’è stata un’elaborazione condivisa su alcuni errati approcci repressivi dello Stato, da cui sia uscito un condiviso “ok, questo è sbagliato”?

La domanda, ci ritorno, insomma è: cosa abbiamo fatto perché un agente di polizia che pensasse giusto e corretto pestare a sangue delle persone avendone ricevuto ordine, nel 2001, non lo pensi più oggi? Spero di essere rassicurato, ma non rispondetemi “ci sono state delle sentenze”, che le teste delle persone non si cambiano con le sentenze.

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13 commenti su “L’Italia intorno

  1. Qfwfq71

    Quando sento di questi scandali, dovuti a frasi estrapolate dal contesto, ormai tendo sempre a diffidarne.
    Poi sento che vengono estratte da FB, immagino come si sviluppano le discusisoni in quel mondo. Niente di più facile che la frase si il risultato di una discusisone esasperante.
    Alla fine dal suo punto di vista, in quel posto ci dovevano essere dei terroristi.
    Anche dopo l’auspicabile rieducazione del corpo di polizia, quando in quella sede si dirà che ci sono dei pericolosi terroristi, come vi aspetate ceh entreranno i poliziotti?

  2. layos

    Si, forse sono un ingenuo illuso ma spererei che passate le giornate di gran caldo, grande tensione, grandi “pompamenti” e marce, passata la rabbia e la cecità da rancore, avrei sperato che il primo intervento pubblico di un poliziotto presente alla Diaz fosse: “scusateci, ci hanno ordinato di fare un’irruzione in un posto dove pensavamo dormissero quelli che ci avevano tirato sassi, sprangate, dato fuoco ai mezzi blindati, sputato, insultato e deriso e qualcuno dei nostri ha perso la testa e gli è scappata la mano, e non siamo riusciti ad accorgerci che quelli che cercavamo nemmeno c’erano”.
    Io sono sicuro che i celerini in prima linea non fossero li con chissà quali altre intenzioni vendicative, sono stati chiamati alla sera del terzo giorno di un giorno molto difficile e hanno combinato un ennesimo casino dei tanti che hanno combinato in quei giorni. Lo scandalo vero è che i capi che hanno comandato quell’irruzione, come quell’incapace che ha ordinato la carica contro Landini qualche tempo fa a Roma, per fortuna con meno conseguenze, è gente che se in buona fede dovrebbe essere mandata ad aiutare gli anziani ad attraversare la strada, se in cattiva fede mandata in galera per parecchio tempo. Altro che promozioni e CdA di grandissimo prestigio e ancor più grandi emolumenti.
    Inoltre, oltre al già gravissimo pestaggio, mi sembra che siano usciti dal dibattito due fatti abbastanza cruciali di quella notte: il primo, non sono entrati solo nel dormitorio ma anche nell’altro edificio dove c’era la radio, nessuno che dormiva o tirava sassi, solo PC e documentazione, sfasciando e sequestrando tutto senza alcun motivo (riferibile) e che, dopo, per giustificare questa mattanza e questo schifo, hanno costruito delle prove *FALSE*. Come disse uno dei pestati quella notte: se arrivano dei malviventi che ti aggrediscono conservi nel cuore la speranza che arrivino “i nostri” che venga la polizia a salvarti. Ma se i malviventi sono poliziotti, chi ti salva? Che speranza ti resta?
    Questo è lo sfregio alle istituzioni democratiche che è stato fatto quei giorni. Niente di diverso dal poliziotto americano che mette il taser vicino alla sua vittima per crearsi un alibi. Loro hanno portato le molotov prese da un’altra parte. Niente di illegale?

  3. val bi

    Secondo me non siamo ingenui a pensare che qualcuno dopo 15 anni possa ripensare alle azioni fatte. Gli errori si fanno, poi si spera che qualcosa si impari dagli errori. Ma forse sono ingenuo io

  4. fafner

    Il problema è che la rimozione è l’apparato di Stato più efficiente nella nostra Repubblica. Tutto ciò che porta al ricordo è sgradito, con rare eccezioni che confermano la regola.
    L’esempio più luminoso: il caso Tortora viene sempre riesumato a ogni rovesciamento di una sentenza di condanna, a beneficio di personaggi che si possono chiamare malfattori senza piccarsi del ragionevole dubbio e della procedura penale. I misfatti e le porcherie possono non costituire un fatto tipico, antigiuridico, colpevole e punibile: ma alla fine è la giustizia che non funziona o è politicizzata. Questo è un concetto degno di memoria collettiva.
    Il caso dell’ingegner Zornitta, incastrato da prove false confezionate dalla Polizia, Unabomber a furor di popolo, viene sistematicamente rimosso, perché ricadiamo nel modello scuola Diaz. Quando non c’è un magistrato da chiamare scemo o persecutore, è bene rimuovere. In fondo stiamo tutti dalla parte dei tanti carabinieri e poliziotti che rischiano la vita per una paga bassa (non così bassa come si dice, e non hanno così meno ferie dei magistrati, ma il copione non prevede fact checking).

  5. andrea

    Io ho una cinquantina d’anni e da sempre la sinistra dei movimenti, l’ambientalista, il fricchettone e via descrivendo la coloratissima e trasversale folla di genova è da sempre dileggiata e malvista da chi detiene l’ordine. Le ho prese o rischiato di prenderle dal ’77 della prima liceo a oggi. A Genova c’è stato l’ordine di dare sfogo alla rabbia.

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  7. tanogasparazzo

    Ha ragione il Senatore Luigi Manconi se questo è il pensiero della Polizia, allora è giusto porre rimedio, ovvero riformando la Polizia. I corpi sono da parecchio tempo, in preda alla “re-fascistazione” ovvero “ai partiti dei manganelli” oppure al proliferarsi di molteplici sigle sindacali senza avere nessuna rappresentanza maggiore. Questi reparti di “refascisti” fanno passare lo stato per fantoccio priva di una autentica legittimazione. la politica in forte crisi, questi signori si sentono forti, di dire cose pericolose, richiamando ad riassetti pericolosi, di una sicurezza cittadina, in questo periodo che stiamo attraversando, di forte crisi economica, forte disoccupazione, e della nostra tranquillità psicologica. I cittadini di conseguenza vanno ad infoltire, in una terra di nessuno, ovvero nell’astensionismo: Minata da fatti, e notizie, che ogni giorno leggiamo sui giornali: scandali, corruzione, ed impunità. In questa ottica le riforme dei corpi dello stato addetti alla nostra sicurezza vanno urgentemente riformate.

  8. Luca Segantini

    La frase del poliziotto assume valore solo se messa nel contesto: come tutto, non si puo’ farsi un’opinione basata sulla reazione istintiva, o anche sul solo significato testuale di un’affermazione, svincolata dal resto della discussione, dalla conoscenza dei fatti anteriori e posteriori, e da un’analisi della persona che ha pronunciato certe parole (“la storia di una persona” come la chiama Dalla Chiesa).
    Quindi, nel caso dell’agente di polizia di cui si discute oggi, non si puo’ farsi un’opinione senza conoscere bene i fatti del G8, il clima di quegli anni, il governo che c’era, e senza essere andati a guardarsi le altre affermazioni dello stesso poliziotto. Se lo si fa, e si e’ un po’ onesti, non si puo’ non concludere che il signore in questione rappresenta molto bene ambienti neo-fascisti ben conosciuti all’interno della polizia, cui aderiscono un buon numero (non tutti) di poliziotti e che sono tollerati, se non incoraggiati, dai dirigenti regionali e nazionali. Andatelo a dre a quelli che dicono che l’antifascismo non ha senso perche’ “il fascismo non c’e’ piu’ da 70 anni”…

  9. Mario Marchionna

    Non si tratta di essere ingenui, si tratta piuttosto di non essere disposti a prenderlo ancora in quel posto.
    Tu, dopo quindici anni, non mi vieni a dire in faccia che rifaresti quello che hai fatto. Perché altrimenti io in faccia ti ci sputo. Non so se è chiaro il concetto….

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