La candidatura di Debora Serracchiani è una buona cosa: non si può apprezzare che una responsabile del PD dica delle cose convincenti e riscuota grandi consensi tra la “base” e gli elettori, e poi non apprezzare altrettanto che le siano date delle responsabilità e degli spazi e che il suo consenso sia sfruttato (e la sua corsa sarà in salita, comunque).
L’unica cosa di cui bisogna essere preoccupati è che la sua candidatura diventi la solitaria foglia di fico che copre altre scelte assai deludenti e lontane dalle annunciate intenzioni di rinnovamento e congruità con il ruolo di deputato europeo. È bizzarro che su tutti i nomi meno difendibili il segretario vada dicendo che bisogna aspettare la Direzione Nazionale del 21, mentre Serracchiani guarda un po’ è cosa decisa già oggi. Circolano al momento i nomi dell’ex sindaco Cofferati, dell’ex sindaco Domenici, dell’ex sindaco Costa, dell’ex sindaco Bianco, di Sergio D’Antoni (già col centrodestra) di Silvia Costa, di Goffredo Bettini. Qui la base grazie al cielo scalpita (a Roma due dirigenti si sono dimessi oggi contro la prospettiva Bettini e Costa) e si spera che la discussione sia una discussione vera; e che altri che meriteremmo di poter scegliere alle elezioni europee e che garantiscono di affrontare in maniera responsabile e capace quell’incarico abbiano le stesse opportunità di Debora Serracchiani senza dover mandare tutti a quel paese sotto le telecamere come ha potuto fare lei.
Col freno tirato
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