Michele Serra, oggi su Repubblica.
Nella baraonda di parole seguita al voto regionale, mi ero perso questa dichiarazione di Fabrizio Cicchitto (Partito dell´Amore) al Corriere: «La vittoria di Torino è stata clamorosa, politicamente parlando uno “stupro” (virgolette del Corriere, ndr). La caduta della città dell´intellighenzia azionista e comunista segna definitivamente il cambio dell´egemonia culturale del Paese».
A prima vista, è l´uso gongolante della parola “stupro” a colpire, perché perfino da un estremista fanatico come Cicchitto ci si aspetterebbe quel filo di ipocrisia che aiuta a salvare la forma. Essendo però l´azionismo torinese una delle poche pagine nobili e oneste (soprattutto oneste) della politica italiana, si può anche capire che Cicchitto lo detesti al punto di perdere le staffe. Ma è la seconda parte della dichiarazione a dirci, di Cicchitto, perfino più della prima: l´egemonia culturale del Paese non è più comunista, e tantomeno azionista, da almeno vent´anni. La cultura e lo stile dei Cicchitto è solidamente condivisa, impregna il Paese e lo governa. Ma vincere e comandare, a quelli come Cicchitto, non dà sollievo.
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che poi, non vorrei dire, ma in tutto il Piemonte proprio a Torino (e Alessandria) il centrodestra non è riuscito a vincere. Gliel’avranno detto, al lieto stupratore?