Oggi ne parlano la Stampa e il Riformista, in sostanza riassumendo entrambi le ricerche fatte dal New Yorker. La Stampa aggiunge il racconto di quando nel 2006 Debenedetti intervistò Le Carré e gli fece dire cose entusiaste di Berlusconi. In quel caso l’agente italiano di Le Carrè notò l’implausibilità delle risposte e successe un casino, che arrivò persino sui quotidiani (qui, Repubblica): ma nessuno prese nota, né Debenedetti si spaventò.
Altro che preso d’ incanto dalle qualità straordinarie del Cavaliere, al contrario John le Carré coltiva un giudizio piuttosto drastico su Silvio Berlusconi, lo considera «un uomo pazzo e pericoloso». In gergo giornalistico non potrebbe che definirsi “una bufala” l’ intervista apparsa sulla prima pagina dell’ Indipendente – venerdì scorso, alla vigilia del voto – al maestro di alcune classiche spy story come La spia che venne dal freddo e Il sarto di Panama, ma anche del più recente Il giardiniere tenace: una denuncia dei traffici oscuri delle multinazionali, degli eccessi mostruosi del capitalismo. Sorprendentemente, in quell’ articolo firmato da Tommaso Debenedetti, le Carré intonava un vero peana al premier di destra, ritenendo la sua discutibile e discussa avventura imprenditoriale e politica «un vero prodigio italiano, una specie di grande vicenda rinascimentale».
E poi la London Review of Books ha intervistato Italo Calvino sul tema.
E l’ordine dei giornalisti sta a guardare. Da un’altra parte, evidentemente.