Thru these walls

Io credo sia venuto il momento della riconciliazione e del superamento delle divisioni. Lasciarsi il passato alle spalle, quelle cose lì. E rivalutare la figura di Phil Collins nella sua giusta prospettiva storica.
Alla fine, ammettiamo che fu Peter Gabriel ad andarsene, e Collins si prese la responsabilità e l’impegno di non far naufragare i Genesis dopo soli quattro anni di grandissimi dischi. La storia ha dimostrato che non fu la stessa cosa, d’accordo: ma ci furono ancora dischi molto belli, e trattare per tutti questi anni Collins come la Yoko Ono dei Genesis è stato ingeneroso. Ha fatto anche cose onorevolissime a suo nome, prima di prendere una china svenevole fatta di canzoni Disney e dischi inutili registrati tutto da solo nel salotto di casa.
Io credo insomma che l’uscita, a settembre, di un nuovo disco di Phli Collins fatto di cover di canzoni Motown – 27 anni rifece “You can’t hurry love” e gli venne bene, ammetetelo – sia l’occasione di ritrovarsi iin una casa comune tra i fan dei Genesis di indulgenze diverse, ringraziarlo come merita per quello che ha onestamente fatto, e a scanso di rischi dirgli: “adesso basta, però, eh?”.

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro