I primi anni della mia tardiva e ondivaga “carriera” giornalistica milanese li ho passati in Mondadori a Segrate – luogo a cui sono rimasto sentimentalmente affezionato, anche per via di Niemeyer e delle carpe – dove venni sballottato in successivi progetti sperimentali nelle cui pause mi infilavo negli uffici dei direttori e proponevo collaborazioni varie che allora la mia precoce dimestichezza con la rete rendeva quantitativamente competitive (qualitativamente, non sempre).
A un certo punto Mondadori, in ritardo su tutti, decise che doveva fare qualcosa con internet e creò Mondadori.com. Venni quindi sballottato lì a fare manovalanza assieme a un gruppo sveglio di volenterosi. Ci furono poi evoluzioni successive, ci fu la fine della bolla, io poi andai via, ma ho sempre trovato saggia la prudenza un po’ polverosa con cui Mondadori si mosse allora in rete, senza le catastrofiche sventatezze con cui diversi concorrenti buttarono milioni in progetti alla deriva.
Dopo di allora i movimenti di Mondadori in rete rimasero sempre tra il cauto e l’incompetente e ancora oggi tutti i settori dell’azienda sono online in modi assolutamente inadeguati alla sua forza e alle sue opportunità.
Intanto le cose per l’editoria si sono complicate, il mondo gira, e in Mondadori dovranno farsi venire qualche idea. La prima, ancora non ufficiale, è di prendersi Vittorio Veltroni – che aveva appena conquistato un ruolo ancora maggiore in Vodafone dove stava da molto sulle cose di internet e lo lascia subito – che è uno che della rete e delle nuove tecnologie ha capito molto e sa probabilmente più di chiunque abbia mai messo piede a Segrate. Mi sembra una buona cosa.
aggiornamento: Mondadori ha annunciato in serata la nomina di Veltroni alla “Direzione digital”