Che noia

Poi va’ a sapere com’è andata e cosa ha detto, ma riferiscono le agenzie che persino uno intelligente come Pietro Ichino avrebbe usato il solito superficiale straw man argument contro la richiesta di rinnovamento delle classi dirigenti italiane.

«Il criterio dell’età non mi sembra un criterio apprezzabile per distinguere il buon politico dal cattivo politico. È giusto chiedere il rinnovamento. È giusto chiedere alle vecchie generazioni di lasciar spazio ai giovani. Non c’è dubbio che diamo troppo spazio ai sessantenni e poco ai trentenni e ai quarantenni, ma quell’automatismo che propone Renzi non mi convince e, francamente, è un metodo burocratico»

A me non risulta che Renzi abbia proposto nessun “automatismo”, e trovo presuntuoso che si possa pensare e proporre come opinione arguta e personale quella per cui il criterio dell’età non corrisponde esattamente a un criterio di qualità: e ci mancherebbe, nessuno scemo potrebbe pensare il contrario, e nessuno lo pensa. Ne ho scritto anche troppo, e a questo punto ci rinuncio.
Faccio quindi una proposta, per venire incontro a questa insistenza dei detrattori dei rinnovatori: facciamo che le attuali classi dirigenti sconfitte, fallimentari, inadeguate, impreparate alla modernità e incapaci di risollevare il paese, le sostituite con altre più in gamba ed estranee a questi fallimenti, ma anziane. Basta con ‘sta fissa dei giovani. Va bene lo stesso, e così siamo tutti contenti: noi di mezza età facciamo volentieri altro.

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13 commenti su “Che noia

  1. davide

    E’ incredibile questa storia. Passi per gli ottusi ma anche gli intelligenti! Se l’intelligenza è uno strumento, evidentemente quando qualcuno si sente chiamato in causa lo afferra dalla parte sbagliata.
    Credo che la gente abbia soprattutto bisogno di darsi ragione, di assolversi. Ha più bisogno di questo che non di fare un’autocritica obiettiva.

  2. derlokmerlo

    certo che Renzi e Civati gli fanno proprio paura altrimenti non mi spiego tutte queste critiche solo per aver democraticamente espresso le loro posizioni.

    Partito si, Democratico? non saprei.

  3. dalecooper

    Luca ma se ve lo dicono proprio tuttitutti, anche quelli piu’ bravi, non vi viene il dubbio che qualcosa da cogliere ci sia?

    “I dirigenti se ne devono andare perche’ hanno fallito”, “dopo tre legislature a casa”. Questi sono meccanismi automatici e funzionano per forza secondo un principio di rotazione generazionale.

    (Ieri, guardando Santoro, a un certo punto ho detto a mia moglie: adesso Renzi dice la cosa del “che non bisogna fare il derby tra immigrati e cittadini”. Bingo!)

  4. ro55ma

    Il meccanismo in sè dello stopdopotrelegislature non riuscirebbe a risolvere il problema del ricambio della classe politica eleggibile ma credo che, appunto, un certo stimolo a non fossilizzare lo scenario lo darebbe. Mi permetto di sollevare un problema per “il resto del mondo”: le organizzazioni sociali, economiche, politiche che fanno da “serbatoio” ai partiti. Quello che ci rende diversi da altri paesi (per l’anagrafe media dei responsabili di qualsiasi aspetto organizzato della società) è che non si lavora per preparare il ricambio, per affiancare a chi dovrà farsi da parte. Non lo si fà perchè i meccanismi che consentono di “entrare nel giro” (buono, non necessariamente parassitario o “cattivo”) sono tutto meno che di merito. I capi della struttura in cui lavoro da trent’anni si sono succeduti non per coptazione ma, diciamo, per “affiliazione” e a parte minuscole eccezioni, tutti si sono ben guardati dal circondarsi di persone “potenzialmente pericolose”. E’ chiaro che qualche risultato devi saperlo portare ma è, e rimane fondamentale, che tu “sappia stare al tuo posto”. La cultura della verifica del lavoro svolto (da te capo e dai collaboratori che ti sei scelto) funge solo in azienda (anche perchè altrimenti si salta per aria…) ma in politica, sindacato, ecc. no. Fino a vent’anni fà l’età media “ci aiutava” ma oggi, la gerontocrazia è assolutamente naturale nel nostro sistema già gerontocratico di suo.

  5. marcocampione

    Luca, come sai ho una posizione molto articolata sull’argomento che non può essere messa in un commento (e chi non lo sa ed è interessato si faccia un giro sul mio blog: nelle ultime settimane ci sono almeno tre post sull’argomento: uno subito prima di firenze, uno sui tre mandati e uno ieri).

    Perdona quindi la semplificazione. Tu secondo me continui a sottovalutare il problema posto da Ichino: l’idea dell’automatismo non è un’invenzione di Ichino. Giustamente continuiamo a dire che bisogna anche “agire sul simbolico”. Bene, il simbolo che Renzi e Civati si sono scelti (scelti!) è quello della rottamazione. La scelta di insistere sull’automatismo delle tre legislature è stata loro. E via cantando.

    Quanto alla tua proposta finale (che so essere una battuta provocatoria) mi serve per ricordare che comunque il problema generazionale esiste. Come ho scritto ieri da me: “Perché ha ragione Ivan Scalfarotto quando dice che sì, anche il ricambio è importante a prescindere dalle idee (ha a che fare con quel discorso fatto qui tante volte della credibilità e della capacità di leggere la realtà: i “barbari” – anche nell’accezione scalfariana di “imbarbariti” – possono essere compresi pienamente solo dai loro simili), ma è condizione necessaria, non sufficiente, se non ci dividiamo anche sulle idee.”

  6. Giorgio T

    La rottamazione (termine di cui si sono innamorati i soliti pigri giornalisti amanti della semplificazione) non è nient’altro che il rispetto delle regole stabilite nello Statuto del Pd. Messa così, come replicano i vari dirigenti del pd?

  7. braccale

    Io proporrei, più infantilmente, di rivesciare dialetticamente la frittata. All’obiezione posta alla richesta di rinnovamento generazionale – ma chi lo dice che i nuovi siamo per forza migliori dei vecchi? – andrebbe risposto: Ebbene, chi lo dice che, per quanto eccellente sia la classe dirigente in carica, farebbero così tanto peggio dei ‘giovani’ 40-50enni? Quanto peggio di così o quanti danni al paese potrebbero mai fare?

  8. vit

    Ancora fermi a discutere sul termine “rottamazione”?
    Ormai è diventato il Partito Delle Sfumature e della Dialettica. Ha ragione Luca a titolare: che noia. E secondo me ha fatto bene pure Renzi ad usare quella parola. Ciò che si sente è proprio il bisogno di qualcosa che sia nuovo, ma nuovo per davvero. Altro che rincorrere l’UDC.

  9. davide

    Siamo tutti d’accordo che Civati e Renzi abbiano detto bel altro oltre la parola “rottamazione”.
    Ma siamo anche consapevoli che molti elettori non si informano a fondo di politica, pur essendo elettori. E questi li si convince o meno con gli slogan tipo “via i negri”, “roma ladrona”, “meno tasse per tutti”. Nessuno mi toglie dalla testa che non poche persone abbiano votato Obama perchè hanno visto un nero con la scritta “yes we can” su un cartellone. Stop. Che Civati e Renzi abbiano scelto quello slogan piuttosto che lunghi discorsi soporiferi è già un passo avanti per il PD. Per sapere se sarà efficace aspettiamo i prossimi verdetti elettorali di primarie ed elezioni. Ma almeno la prossima volta che me ne starò seduto a un tavolo da mcdonald’s potrò parlare di cellulare, gnocca, negri, calcio e rottamazione.

  10. franco

    ro55ma
    “La cultura della verifica del lavoro svolto (da te capo e dai collaboratori che ti sei scelto) funge solo in azienda (anche perchè altrimenti si salta per aria…)”

    Non ne sarei così sicuro, almeno per la mia esperienza, anche in ambiente aziendale si riproducono gli stessi meccanismi per cui è meglio essere “stupidi ma fedeli” e agganciati al carro giusto.
    Nello specifico sono pienamente daccordo con l’idea di un rinnovamento “istituzionalizzato” non devono esistere “uomini per tutte le stagioni”.

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