Ieri sera ho visto “The social network”, buon film per me. Poi abbiamo discusso tutta la sera con mia moglie su quanto lui fosse stronzo: cioè, io ho cercato di discutere di questo, mia moglie ha cercato di contestualizzare e di aggiungere al giudizio sul personaggio qualunque attenuante e valutazione estranea che impedisse di isolare il tema “quanto era stronzo?”.
Per me la storia – SPOILER! – del film è quella di un ragazzo sveglio e per bene che sta sempre vicino al suo amico sociopatico – il quale ha due persone che gli vogliono bene e si comporta scorrettamente con ambedue – fino a che il suo amico sociopatico non gli fa l’ennesima cattiveria insensibile. Finisce che il sociopatico non ha più nessuno che gli voglia bene, e che dei tribunali gli danno torto.
Vedo che secondo altri il film parla di un genio che inventa Facebook e ci rovescia il mondo, ma a me questa pareva una vicenda secondaria. In entrambi i casi, la domanda su quanto lui sia umanamente stronzo si può fare, ed è indipendente dal suo successo, dal suo genio, dalla sua simpatia in diverse scene del film (e anche dal fatto che il vero Zuckerberg sia diverso). Essere un genio e avere un grande successo imprenditoriale non implica obbligatoriamente comportarsi male con le altre persone.
Alla fine, malgrado ricordassi che le reazioni americane al film erano tutte sul tema “chissà come si è incazzato Zuckerberg per come lo hanno raccontato”, per avere dei dati che superassero l’ambito familiare ho lanciato un sondaggio nel mio nutrito gruppo di Friendfeed. Su un campione di circa 30 votanti per ora, da 0 a 10 il personaggio del film è stato dichiarato in media stronzo 6,9.
Sorkin butta giù sceneggiature da blockbuster anche se gli dai in mano un pezzo di legno da cui prendere spunto ma stavolta, forse per rendere adrenalinica una storia soporifera, fatta di ore e ore a macinare codice, di processi dove si firmano accordi per evitare i tribunali (davvero ha perso in tribunale e un giudice gli ha dato torto o, com’è più frequente negli Usa, ha firmato l’assegno per chiuderla rapidamente?). Ha aggiunto alcolici, per esempio, droga, sesso, costruendo una caricatura che sembra fatta apposta a soddisfare il bisogno di avere una scusa per odiare in chi si mangia il fegato per l’invidia. In questo Sorkin è un vero campione, capisce cosa vuole il pubblico e glielo dà, senza porsi problemi di veridicità. L’amico che finanzia il progetto investe poco o niente e, pur non sapendo scrivere una riga d codice, non essere stato capace di trovare le risorse finanziare necessarie a sostenere lo sviluppo del progetto alla fine riceve un bell’assegno a tanti zeri per consolarsi. Soldi e azioni anche ai due wasp che hanno avuto per primi l’idea, come se avere l’idea per una sedia e non sapere come realizzarla impedisse a chiunque di realizzare una sedia, specialmente a un falegname. Insomma, io non so quanto stronzo sia Zucky in realtà, ma ha sicuramente tutte le giustificazioni per esserlo e se resce a non esserlo anche quando viene attorniato da avvoltoi incapaci va tutto a suo onore. Nel film lo è tanto quanto gli altri cercano di farlo sembrare tale per riuscire a spillargli quattrini. Nessuno tenterebbe di raccontare balle far apparire stronzo qualcuno solo per il gusto di danneggiarlo, senza ricavarci niente, a meno che sia più stronzo di lui, o solo così stupido da essere malvagio per divertimento, e non tema di poter subire lo stesso trattamento. Per cui il mio voto è: 0.
PS: sociopatico uno che crea un social network? Naaa.
Concordo con Raffaele. Ho visto il film più volte (prima in inglese e poi in italiano) e quelli che escono come stronzi alla fine sono gli altri, non Mark. Il mio voto è leggermente più elevato, ma solo perché per sopravvivere con gente attorno del genere devi essere uno squalo…
Il vero grande stronzo comunque risulta Sorkin, onestamente, assieme a Fincher. Non solo se ne è fregato della gente che stava descrivendo, e ha narrato la storia in maniera molto “biased”, per dirla all’inglese (rimando all’ottimo articolo del vostro giornale in proposito!). Ma è anche riuscito a fare uno dei film più biecamente misogini che io abbia avuto la sfortuna di vedere negli ultimi anni. E questo onestamente non riesco a digerirlo.
Non credo che Sorkin abbia esagerato aggiungendo sesso, droga e alcolici. La sceneggiatra del film comunque prende spunto dal libro di Mezrich, ti ricordo il titolo italiano “Miliardari per caso – L’invenzione di Facebook: una storia di soldi, sesso, genio e tradimento”
Fincher e Sorkin hanno trasformato un libro discreto in bel film. Ottimo il cast, scegliere la star musicale Justin Timberlake per il ruolo di Sean Parker(fondatore di Napster insieme a Shawn Fanning) mi aveva lasciato un pò perplesso in un primo momento
Io non so se alla fine Zuckerberg sia “stronzo o se si sforzi solo di esserlo a tutti i costi” , quelli che lo hanno denunciato nel film ( e nella vita reale) non mi sono sembrati comunque dei Santi…forse bisogna solo stabilire chi sia ” il meno peggio”
Guarda la casualità la “stronzaggine” del personaggio Zuckerberg compare decisamente anche nella mia recensione http://www.soloparolesparse.com/2010/11/the-social-network-come-e-nato-facebook/
Direi che Sorkin ha fatto una scelta ben precisa, tenendo presente il gradimento del target a cui è diretto il film, tra il sostenere le ragioni dell’uno o dell’altro, e mettersi dalla parte del forte non paga mai in fatto di consenso nemmeno se i deboli hanno tutti i torti, ma anche nel posizionare la manopola tra documentario e fiction decisamente sulla fiction, in che trasmette una serie di messaggi oggettivamente falsi. Per fare un esempio prendiamo la scena in cui scelgono i programmatori da assumere tramite una competizione. È vero che i candidati dovettero confrontarsi per far emergere il migliore, cosa che magari a noi italiani fa sbarrare gli occhi senza bisogno di metterci il contorno che ci ha messo Sorkin di suo, roba che nel libro non c’è: il pubblico che fa il tifo, la musica a palla, i bicchierini di alcol, gli shot credo sia il termine da usare, da ingollare ogni tot secondi. Gli hacker, i nerd, non sono in realtà drogati e alcolizzati che riescono a fare quello che fanno solo grazie a una fortunata mutazione genetica benigna ma sono persone che hanno una forte passione e motivazione, al limite della maniacalità ossessiva, a renderli esperti e competenti. Invece qui Sorkin dice ai suoi clienti: vedi, sono persone qualunque, che si sballano, che cercano il sesso facile e non la responsabilità di una relazione matura, che aspirano alla popolarità costi quel che costi perché sanno che gente come loro non possono contare sul fisico sulla cultura sulla famiglia sull’ambiente di provenienza sulle amicizie su niente, che non meritano il successo al quale alcuni di loro arrivano perché non fanno fatica a raggiungerlo, basta loro esprimere il loro talento naturale di affinità con le macchine elettroniche che puzza di malattia mentale dato non hanno una vita sociale normale e forse non si lavano abbastanza. Magari da noi cattolici questa caricatura non provoca odio e parliamo di provvidenza e di miracolo, ma in un paese protestante se dici che qualcuno arriva in alto senza sudare sangue è come se gli metti un marchio a fuoco di delinquente sulla fronte. C’è da dire che noi che spesso ci vantiamo di essere meglio degli americani siamo invece forse peggio di loro quando marchiamo a fuoco come delinquente anche chi i soldi se li è sudati, accusandolo come minimo di volerseli tenere tutti per sé senza distribuirli in giro e quindi meritevole di punizione divina ma, perché no, anche umana, se si trova una scusa per accusarlo di qualcosa e portargli via tutto ben venga, così impara. Per cui Sorkin non direi che sia stronzo, è solo una arma da sceneggiatura di massa in grado di fare sfracelli al botteghino e, per riuscirci, deve per forza sporcarsi, ammesso che si ponga il problema della responsabilità in quello che fa e non consideri l’espressione artistica un mero prodotto commerciale, confidando che poi il successo lavi via tutto. Voto stronzità Sorkin: non lo so, difficile valutare le intenzioni.