Lezioni

Ci sono cose che moriremo non sapendo, avendone semplicemente sentito parlare tutta la vita ed essendocene fatta un’idea che non sospettiamo minimamente sia completamente sballata. Migliaia di libri che non abbiamo letto, posti dove non siamo stati, dischi che non abbiamo ascoltato. Poi, per alcuni, capita che tardivamente li scopriamo e ci rendiamo conto che non ne avevamo capito niente: a me è successo con Matera, quando ci sono andato l’anno scorso, o con i vecchi dischi degli Steely Dan quando li ho ascoltati tutti qualche anno fa.

Ma quelle sono state piacevoli sorprese. Invece la settimana passata ho visto infine “My fair lady”, con la scusa di vedere un film tutti insieme con i bambini. E credevo di sapere già tutto: George Cukor, canzoni, film degli anni Cinquanta, Audrey Hepburn. Eppure basta poco a travolgere uno schema apparentemente prevedibile e garantito: bastano – e voi lo sapevate e non me lo avete mai detto – una lunghezza esagerata, una scelta di canzoni assai debole (con l’eccezione della rana in Spagna e di On the street where you live), un trascinamento infinito di dialoghi e di vicende risolvibili in un quarto del tempo, e infine un doppiaggio italiano delirante, con Audrey Hepburn che urla in pugliese.

Voi lo sapevate, e non me l’avevate mai detto. Se c’è qualcuno che posso salvare con queste righe, saranno ben spese.

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10 commenti su “Lezioni

  1. deloop

    “no caro Luca, non sono d’accordo…”
    il doppiaggio non azzeccatissimo è un problema solo per noi italians. (però a me sembra ciociaro, più che pugliese, l’accento di Audrey). del resto, rendere al meglio un audio originale tutto giocato sulle differenze fra il londinese parlato dal popolo (“cockney”) e quello delle classi superiori, non era facilissimo.
    ma le canzoni, le canzoni…
    I could have danced all night è brutta? Get me to the church on time (titolo poi citato da Bowie nella sua Modern love) è brutta?
    E i giochi -appunto- sul cockney come With a little bit of luck e Wouldn’t it be loverly? E I’ve grown accustomed do his face, divenuta poi uno standard del jazz alla stregua della contemporanea My favorite things?
    E la magnifica prova attoriale di Rex Harrison? E il musino di Audrey? Certo, un’oretta in meno avrebbe giovato alla qualità e all’invecchiamento del film, ma forse non agli incassi. All’epoca erano di moda i filmoni da 4 ore (Tutti insieme appassionatamente etc) con i quali si risolveva il problema di un intero pomeriggio domenicale con la famiglia.
    e comunque, sì: Matera e i dischi degli Steely Dan sono fantastici.

  2. musiCat

    Anch’io ho voluto vedere anni fa “My fair lady” con le mie due figlie, all’epoca di 9 e 12 anni, appassionatissime tutt’ora di musical di tutti i tempi. E’ stato un successone, hanno voluto il dvd e il cd e ancora oggi se lo riguardano. Ti assicuro che sono sì atipiche ma non sprovvedute e che non si bevono qualunque scemata. Il doppiaggio è imbarazzante, ma abbiamo saputo riderci su, tant’è che la parola “delicheto” salta spesso fuori in famiglia, idem per “colonnello Pickering!!”. E poi, a noi donne i vestiti esagerati di lei piacciono assai….

  3. robbbberto

    Ho vissuto 43 anni sereni senza aver visto “My fair lady”, credo che ne vivrò altrettanti alla stessa maniera.. se Darwin vuole!

  4. amfortas

    Ciao Luca, noi poveri melomani ci scontriamo ogni giorno con queste “delusioni”, quando ascoltiamo registrazioni di cantanti storici o serate che sono passate alla storia.
    Il fatto è che il gusto cambia ed è raro che un’interpretazione attoriale o più in generale uno spettacolo pensato per il pubblico di tanti anni fa sia ancora credibile oggi.
    I tempi cambiano appunto, non dico in emglio o in peggio, cambiano e basta.
    Detto questo, My fair lady è oggi improponibile sotto ogni punto di vista :-)
    Ciao,
    Paolo

  5. Drugia

    Caro Luca, ti leggo sempre con grande piacere e mi manchi molto (insieme al Bordone) da quando Condor è stato trombato … ma questa volta hai toppato di brutto.

    My Fair Lady è un capolavoro. E’divertente, arguto e ben recitato ma il doppiaggio italiano è imbarazzante.
    Riguardatelo in inglese, magari con i sub in inglese così non ti perdi nemmeno una parola, poi dimmi se il padre di Eliza, da solo, non vale le 3 ore perse …

  6. Drugia

    @amfortas: è vero, i gusti cambiano, ma le interpretazioni storiche vanno valutate appunto in base alla loro epoca, altrimenti guarderemmo solo i film degli ultimi 10 anni e ascolteremmo solo la Germanotta.

  7. amfortas

    Certo Drugia, i confronti hanno senso, a mio parere, solo tra contemporanei.
    È bello, in questo senso, vedere a posteriori chi (regista, cantante, scrittore) era più avanti di altri nelle intuizioni artistiche.
    Ciao.

  8. deloop

    è uscito oggi il nuovo numero di una delle principali riviste italiane dedicate al jazz. si chiama Jazzit e da pag. 146 a pag 153 (!) parla diffusamente proprio di My fair Lady, e in particolare della canzone “I’ve grown accustomed to his/her face”.
    potrebbe questo confermare che, a distanza di quasi 60 anni dal musical e quasi 50 dal film, musicalmente queste creazioni non erano proprio irrilevanti?

Commenti chiusi