Ogni volta che torno nella mia città ho dei pensieri e dei sentimenti tanto emozionanti quanto banali, buoni e cattivi. Mi viene sempre voglia di scriverli o comunicarli a chi mi sta vicino, e un po’ lo faccio un po’ mi trattiene la loro prevedibilità e ripetitività.
Poi, nella mia città, però, noto ogni volta anche una cosa peculiare: ovvero il perpetuarsi di una pigra cultura di ingenuo ribellismo adolescenziale che si manifesta essenzialmente con un tasso elevatissimo di infantili scritte sui muri. Pisa è appestata di scarabocchi e scemenze su tutta la sua bellissima superficie, sintomi di una antica tradizione di “antagonismo” giovanile allevato dall’università e che ha avuto manifestazioni sia nobili che pessime, nei decenni, ma ora si è raggrinzito in innocue ubriacature serali nei tanti bar cittadini dove io stesso ho passato un tempo esagerato, e meno innocue stupidaggini scritte sulle pareti con presunzioni rivoluzionarie e creatività inesistente. Tutto già visto, tutto già letto, cliché di cliché di cliché, con l’unico risultato di dare della popolazione studentesca pisana un’immagine di gente che impiastra il posto di cui dovrebbe essere fiera. Su qualunque bellezza e grandezza cittadina si giri lo sguardo – con l’eccezione grazialcielo di piazza dei Miracoli – è passato prima qualcuno il cui percorso di conformismo giovanile gli ha suggerito di rovinarla con una scritta mediocre, e un’ingenua illusione di vivere in una scena di “V for Vendetta”. Tra un ponce e l’altro.
Bravo, ben detto. Due osservazioni:
a) “tra un ponce e l’altro” è fulminante, però alcuni (pochissimi, per fortuna) sono passati alla pistola – le BR erano rinate tra le Poste di Pisa e Vecchiano;
b) sarebbe interessante sapere quanti imbrattatori sono pisani, fatta la tara degli studenti fuori sede: le scritte sui muri hanno a che fare con la constatazione che Pisa è la città d’arte forse più lercia e maltenuta?
@ Narno
Gli imbrattatori non pisani li riconosci subito perché sono monotematici e scrivono “pisamerda” (tutto attaccato). :-)
A Pavia stessa situazione, pero’ ogni tanto qualche chicca si trova: in piazza Petrarca da anni campeggia la scritta cubitale “Fascisti, pagherete caro, pagherete tutto” a cui qualcuno ha aggiunto in seconda istanza “…anche le pizze” (viene periodicamente cancellata e rifatta uguale), e poco oltre da qualche anno campeggia “Centinaio sponda dei fascisti” (il quale Centinaio e’ il vicesindaco leghista noto simpatizzante dei suddetti fascisti) che riassume in maniera mirabile la situazione politica cittadina.
Questa è di una quindicina d’anni fa, su un muro della facoltà di Lettere di Bologna:
“Il profitto è lavoro malpagato”
e sotto aggiunto:
“Il profitterol è un dolce al cioccolato”
(-:
Io restai ammaliato da “Castelli in aria”, rimasta dopo una manifestazione antagonista a Biella, nel 2005..
L’aneddotica sulle scritte sui muri piace anche a me, alcune sono divertenti (come uno che in calce al solito “cerco femmine porche” scrisse “C.glione, questo è il bagno dei maschi”).
Però sono talmente tante e talmente invasive che mi sono ampiamente rotto le scatole.
Nell’ateneo di Bari su un muro nella tromba delle scale appena risistemate un polmone (così si dice a Bari) scrisse “Bastardi, la storia non si cancella”.
Ecco, uno che pensa che le scritte sui muri siano documenti storici meriterebbe di essere rimandato in terza elementare. Epperò mi pare che vince lui, tutto sommato.
Ah, sono stato a Pisa con un amico che studia lì. Il casino mi ha fatto impressione.
Però qualche anno fa, in visita ai parenti a Bologna, trovammo sotto un citofono questa perla di cristallina bellezza: “Catalizza il Raffenberger”.
Mi ci interrogo tuttora.
Ah, io ricordo un bellissimo “Fuori il compagno Malara (prof di fisica, ndr) dalla galera… Prima però mettetecelo”!
Tra i non politici il mio preferito (enorme su un capannone lungo la firenze-siena) rimane:
“ELISA ….. parliamone !”