Un giradischi

Il primo giorno che circolò un compact disc nacque il partito di quelli che “eh, ma il vinile è un’altra cosa”. Come quello più recente di “eh, ma vuoi mettere l’odore della carta” rispetto agli ebooks, il dibattito mescolava – e mescola tuttora – una buona dose di ovvia verità (il vinile “è” un’altra cosa) e una diffusa intenzione bastian contraria che pretendeva di rimuovere i pro dell’innovazione esattamente come l’innovazione faceva fuori un pezzetto di qualità del suono e il collezionismo di copertine di cartone. Poi arrivarono gli mp3 e si mangiarono tutto quanto, e oggi il vinile e la sua qualità si sono riconquistati un loro onesto spazio da panda: non esente dal “mi si nota di più”, certo, ma anche ricco di indiscutibile e commovente bellezza.
Sono stato qualche giorno in una casa di vacanze con mio figlio e un suo amico, che si sono incuriositi a un vecchio giradischi trascurato da molto, di quelli col braccetto per far cadere i dischi e suonarli in successione. Abbiamo ripristinato i cavetti, trafficato con i pulsanti e i selettori, e siamo riusciti a far suonare – su una cassa sola – un live di Bob Marley. Era la prima volta che guardavano girare un 33 giri, è stato molto bello, e a un certo punto “I shot the sheriff” ha cominciato a saltare.

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7 commenti su “Un giradischi

  1. enrico.delfini

    Senza voler fare il “laudator temporis acti” acritico, bisogna considerare che la storia dei supporti tecnici alla conservazione delle memorie è passata dai graffiti alla pietra al papiro alla carta nel corso di secoli e millenni, sempre mantenendo la leggibilità e la intellegibilità di quanto prodotto con le tecniche precedenti, mai del tutto scomparse.
    Le “diavolerie” moderne, dalla cassetta philips, al betamax, al VHS, CD, DVD, Mp3 e chissà che altro, hanno il difetto di rendere di fatto, nel giro di anni o decenni, inutilizzabile quanto affidato allo strumento che solo pochi decenni o anni prima sembrava il nonplusultra.
    Fonografo-giradischi e vinile sono forse il punto di svolta, in questa progressione. Di fatto, con un po’ di intelligenza, di buona volontà e un cacciavite, sei riuscito a risuscitare lo strumento, anche se solo con una cassa; al limite avresti potuto fare a meno del motorino, e girare il piatto a mano e qualche suono sarebbe uscito comunque.
    Resta il fatto che dopo 4000 anni i papiri egizi sono ancora leggibili, come le iscrizioni dell’arco di Tito, e i manoscritti di Mozart di Pirandello e di Pasolini.
    Una mia anziana paziente mi regalò trenta anni fa una cassetta con registrate favole, filastrocche e preghiere in dialetto bolognese. Non ho provveduto ad aggiornare il supporto, e oggi il nastro è così rovinato che non ho speranza di recuperare nulla.

  2. Raffaele Della Ragione

    Luca, ho 51 anni e da quando ne ho 10 sono malato incurabile di musica e hi-fi, perciò forse interesserà la mia personale esperienza sul tema in oggetto. Quando negli anni ottanta c’ è stato l’ avvento del digitale, anch’ io – come (quasi) tutti – ho “visto” il miracolo. Niente più graffi, dischi che saltano e polvere da togliere: la prima cosa che feci fu ricomprarmi in cd tutta la discografia di Lucio Battisti che già avevo in vinile. Da allora, e per quasi 30 anni, non ho più ascoltato uno dei 400 e passa LP lasciati nella casa dei nonni dove sono cresciuto. Nel frattempo il 90% delle mie spese che non riguardassero il necessario lo investivo nell’ impianto stereo, upgradandolo di anno in anno. Fin quando tre anni fa mi viene a trovare a casa un mio vecchio amico dei tempi del liceo, grande appassionato dei Genesis. E riascoltiamo – praticamente dopo 30 anni dall’ ultima volta insieme – Firth of Fifth. Dal cd. L’ amico mi fa: “E il giradischi?”. “Non ce l’ ho”. “Peccato, in un impianto così ci sarebbe stato bene”. Fu un flash. In fondo i vecchi dischi erano rimasti dove li avevo lasciati, un giradischi decente e usato a 5-600 si trova… perché no? Insomma l’ ho fatto. Monto tutto, e metto sul piatto “Ecclesiastes” da “Journey Through The Secret Life of Plants” di Stevie Wonder, perché la conoscevo a menadito, avendola più volte ascoltata dal cd. Luca – credimi – sono rimasto di stucco. Sembrava un’ altra cosa, te lo dico da “modernista” pieno di blu-ray. Tieni conto che stavo confrontando un giradischi da 1.000 euro (+ 200 di cavi) con un lettore cd da 4.000 (+ 1.000 di cavi), e non c’ era proprio partita, come ha dovuto ammettere persino mia moglie che non distingue un Onkyo da un McIntosh: il vinile vinceva in tutto, immagine, profondità, dettaglio…, tutto. Il cd, come tu da qualche parte hai scritto, alla fine ha vinto (magari giustamente) perché è pratico (e soprattutto economico per chi lo produce) in un modo che il vinile non sarà mai. Ma l’ industria discografica non ce l’ ha raccontata tutta, facendo credere che il passaggio dall’ LP al cd fosse un po’ come quello dal VHS al dvd al blu ray: qui c’ è stato effettivamente un progresso; lì no, solo una più facile fruibilità, comunque importante e da considerare. Ma quanto alla qualità… ci hanno fregati, questa è la verità.

  3. djzero00

    Mio nipote dodicenne mi ha chiesto se avevo un “lettore di vinili”, e ha esclamato “forte!” alla vista del suo primo vinile…

  4. sergio62

    Ogni tanto mi capita di “desoffittare” il giradischi e di ascoltarvi gli Chic , Perry Como, Ivo Livi da Monsummano Terme, vecchie canzoni folk romane interpretate da Fiorini, i Deep di Burn, Una Giornata Uggiosa , i Genesis etc etc
    Il fruscio di sottofondo rimanda a tempi ricchi di passioni politiche ed emozioni musicali.E’ più verace del digitale, nulla da fare. Hai fatto benissimo, Luca .

  5. Daniele53

    Il vinile e’ un po come per le bottiglie di vino che si tengono gelosamente da parte e mai e poi mai si stapperanno…
    Per me il gusto era non solo per la qualita’ ma anche per le copertine, le foto interne, a volte i testi, e tutte le informazioni piu’ svariate che trovavi all’interno.
    Ovviamente non e’ il vinile in se che garantisce quella che appare una qualita’ superiore, ma la registrazione analogica senza compressioni ne alterazioni di alcun genere, assai vicina a quello che il nostro orecchio percepisce naturalmente.
    Io ogni tanto comunque me li ascolto con il mio vecchio “giradischi”…
    http://www.freddynietzsche.com/2011/06/28/poi-capisco-la-passione-per-i-protocolli-di-compressione-digitale-pero-porca-troia/#comments

  6. Massimo Ceccaccio

    Ho letto solo ieri questo Post nel quale mi sono letteralmente ritrvato. Ho scritto un commento proprio sul blog http://www.unacasanonacaso.it di due mie amiche che si rivolgevano a quelli che loro definiscono “generazione del vinile”. Io appartengo a quella generazione e sapere che tanti sono convinti che la qualità del suono del vinile è unica mi fa felice. Anche questa è qualità dell vita. Grazie

Commenti chiusi