Per la abituale ritrosia della stampa italiana, entrambe queste due ammissioni di errore (Barbara Spinelli e Giuliano Ferrara) sono apprezzabili, anche se limitate a dettagli di forma (correzioni di notizie false, non se ne vedono mai). Poi una delle due è un’umile e spiritosa ammissione di errore che implica la propria fallacia, e l’altra è una impacciata e vanitosa ammissione di errore che non la concepisce. Ma va bene lo stesso.
Per una svista inspiegabile, perché conosco il testo da una vita, ho sbagliato il titolo del libro di John Maynard Keynes che ho citato nell’articolo sulla Germania del 24 novembre. Il titolo è “Le conseguenze economiche della pace”, non “Le conseguenze economiche della guerra”. Mi scuso con i lettori.
Ieri un ridicolo genitivo sassone ha storpiato il bel titolo in tedesco del Foglio. La responsabilità è mia, del mio stato di euforia depressiva, della confusione che fa uno che studicchia il tedesco e sposa una moglie americana (ma non sono due errori in sé, an sich). Ho chiamato l’ufficio centrale a sera inoltrata e ho detto di mettere un apostrofo e la S dopo l’aggettivo “deut- scher”, che è già la declinazione al genitivo del termine “deutsch”, ovvero tedesco. Volevo buttarmi dalla finestra, stamane, ma qui al Foglio il selciato è già pieno di buche. Baci e scuse a tutti da un direttore stronzo.
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Almeno si dà dello stronzo.
Può spiegare qual è l’una e qual è l’altra o anche questo dobbiamo interpretarlo da soli? Potrebbe per una volta scrivere in italiano, senza arzigogoli inutili e saccenti? Potrebbe fare il favore di rispettare chi legge, solo una volta? Grazie, direttore (perché è direttore lei, no?).
Enzo Reale
@Enzo Va bene tutto, però… La seconda citazione finisce con “Baci e scuse a tutti da un DIRETTORE stronzO”, la prima inizia con “Per una svista inspiegabile (!), perché conosco il testo da una vita (!)”. Non mi pare che ci sia così tanto da decifrare!
E qui volendo c’entra Tondelli, col suo blog sui santi, in particolare Gregorio di Tours, da lui accusato di scrivere male, tutto attaccato e senza punteggiatura. Prima di Gutenberg era importante leggere ad alta voce perchè gli amanuensi sunteggiavano le parole, risparmiavano spazio e così via. Solo con la stampa la scrittura è diventata precisa ed ora guai ad un accento, ad un lapsus: i nitidi caratteri stampati sono lì implacabili a stigmatizzare il nostro errore, peggio a suggerire la nostra ignoranza. E contro questo dubbio in realtà, di là dal tono, si muovono entrambe le correzioni: perchè una il libro lo conosce benissimo e l’altro almeno un po’ di tedesco lo sa.
E’ che non riuscivo proprio a vedere l'”impacciata e vanitosa ammissione di errore che non la concepisce”, soprattutto se questa critica viene da un signore che quando sbaglia (spesso) scarica sempre la responsabilità sui suoi lettori (rei di non aver compreso la profondità del suo pensiero) e rifiuta sistematicamente qualsiasi autocritica. Ma sul sofrismo un giorno o l’altro qualcuno dovrà scrivere un trattatello (di poche pagine, certo), perché è il compendio dei peggiori vizi dello scrivere incivile nel nostro paese. Con tanto di immancabile claque, ovviamente.
si ma Ferrara deve ammettere tutti i suoi errori più sostanziali e reiterati – soprattutto sulla valutazione del Berlusconi statista – poi mooolto dopo parleremo pure delle S e degli apostrofi
(e poi che merito è ammettere un errore oggettivo?)
@1972, 26 novembre, alle 0.40 e alle 14.47
Più che un’ obiezione, il tono utilizzato – con quell’ invocazione al presuntamente violato rispetto del lettore, la provocatoria richiesta di scrivere in italiano, il dubbio sulla professione esercitata, la certezza sull’ incapacità (altrui) di accettare autocritiche – lascia intendere che la persona Luca Sofri, più che le sue idee, proprio non ti piace. E’ legittimo, ci mancherebbe; come pure però la domanda che spontanea ne consegue: Enzo, ma tu qui CHE CI FAI?
Che fai, mi cacci?
Enzo Reale
Il titolare di un blog può eliminare i commenti che vuole, se vuole; così come ognuno è libero, se vuole, d’inviare ad un blog i commenti di critica che vuole.
no, non va bene per niente. ed è un mistero perché si continui a dare a ferrara tutta questa importanza.
“Per una svista inspiegabile, perché conosco il testo da una vita, ho sbagliato […]”
Direi che l’impacciata e vanitosa spiegazione di errore è questa. L’impaccio e la vanità stanno tutti in quel “inspiegabile” e in quel “conosco il testo da una vita”, mi sembra sentire il pensiero della giornalista: “Oddio, ma come ho fatto, io sono una donna di cultura, quel libro lo conosco da sempre, non mi capacito davvero di aver commesso un errore”.
E direi che l’altra è pure un po’ impacciata, è un po’ vanitosa (ma meno della prima) ma sicuramente è, a suo modo, spiritosa.
Non so se Sofri ha mischiato l’ordine dei due giudizi (volutamente o non, magari per scatenare questa discussione) rispetto all’ordine delle due citazioni oppure se invece la pensa all’opposto. Saluti.
Ecco appunto. Non che sia importante ma è proprio questo il problema, che Sofri lascia sempre aperta la porta ad interpretazioni contrastanti, in modo da poter poi dire: “Chi, io”?
Indimenticabile quando, dopo aver promosso per un anno la fronda finiana dentro il PDL sul neonato Post, se me smarcò con un post di otto righe quando vide che la cosa non funzionava, come un moccioso preso con le mani nella marmellata: “Chi, io?”, rispose a chi gli faceva notare il voltafaccia con decine di esempi ben documentati. Ovviamente nessuna risposta nel merito.
Purtroppo lo stile involuto è quasi sempre la rappresentazione di un pensiero involuto. Nel caso di Sofri, ad una confusione di fondo, si aggiunge lo snobismo intellettuale di chi volutamente complica per dimostrare di saperne parecchio. Purtroppo il sofrismo – oltre ad essere un bluff – sta rovinando giornalisti promettenti: basta guardare cosa è successo a uno come Francesco Costa, che nel suo blog era uno dei pochi a sinistra a pensare con la propria testa e poi, dopo essere passato per il tritatutto della Conchita e per il copia-incolla intellettualoide di Sofri, è diventato un produttore di riassunti con la puzza sotto il naso. Insomma, complimenti, direttore. Se volete proseguo.
Enzo Reale
A questo punto dovrebbe esser chiaro come sia inutile e stupida perdita di tempo pronunciarsi ancora su quale delle due correzioni sia la meno peggio. Molto meglio le semplici “errata corrige” dove si dà la scrittura esatta e basta.
Quanto allo stile generale del blog penso che le critiche possano far bene.
Non litigate, io voglio bene a tutti.
Mahatma.
@1972, 27 novembre, alle 16.55
Ma certo che non ti caccio; non ne ho facoltà né lo farei in ogni caso. E neanche mi passa per la testa l’ intenzione di litigare, dico a Luca. Solo ti facevo una domanda che mi è venuta così, dopo aver letto la tua reazione, a mio avviso totalmente spropositata rispetto al presunto fallo. Poi, se vuoi rispondere, mi togli una curiosità; se no, è lo stesso.